21.04.2024 Testo della Predica - Predigttext


Dove e quando?

Domenica 21 aprile 2024

ore 11:00


Chiesa San Francesco d'Assisi Via San Francesco d'Assisi 11 Torino


Domenica Jubilate 

Predica su 2 Corinzi 4:14-18

Grafica - Graphik: Pfeffer
Grafica - Graphik: Pfeffer

Wo und Wann?


Sonntag,  21. April 2024

11:00 Uhr

Chiesa San Francesco d'Assisi Via San Francesco d'Assisi 11 Torino


Sonntag Jubilate

Predigt über 2. Korinther 4,14-18



Predica


Cara comunità, care sorelle e cari fratelli!

"Jubilate" è il nome della domenica di oggi, la terza del periodo pasquale, tradotto: "gioite", "giubilate"! In questa domenica, noi cristiani siamo chiamati a gioire e festeggiare perché Gesù ha sconfitto la morte con la sua resurrezione di Pasqua. Ma potremmo obiettare: Non è che l'esultanza ci rimanga bloccata in gola quando vediamo questo mondo così pieno di morte e disastri? Com’è possibile gioire con tutte le cose brutte che accadono! 

 

Questa obiezione è assolutamente giusta. Ecco perché dobbiamo dire che noi cristiani viviamo in due spazi allo stesso tempo, in uno spazio di gioia e in uno spazio di sospiri. Lo spazio della gioia è lo spazio della fede, in cui la morte e tutto il male sono già stati sconfitti da Gesù. Chiamiamo questo spazio anche lo spazio del "già ora"; la vittoria di Gesù sulla morte è giustamente valida "già ora", ed è per questo che noi cristiani ci rallegriamo in questo spazio. Allo stesso tempo, però, viviamo nello spazio del gemito, che è lo spazio della realtà del mondo in cui viviamo; sebbene la morte sia già stata sconfitta, le è ancora permesso di esercitare il suo potere. Chiamiamo questo spazio anche spazio del "non ancora" perché non vediamo e non sperimentiamo ancora la vittoria di Gesù sulla morte. In questo spazio del "non ancora" sospiriamo e gemiamo sotto il potere della morte.

 

Oggi, però, sentiamo dalle parole dell'apostolo Paolo che lo spazio della gioia un giorno prevarrà sullo spazio del gemito. Dio un giorno toglierà visibilmente il potere alla morte e creerà un mondo nuovo. Questa è la grande aspettativa di noi cristiani, ed è da questa aspettativa che noi cristiani traiamo la nostra forza per la vita. Riuscite a percepire questa aspettativa anche dalle seguenti parole di San Paolo? Paolo scrive nella sua seconda lettera alla comunità cristiana di Corinto, nel quarto capitolo:

Siamo convinti che colui che ha risuscitato il Signore Gesù, risusciterà anche noi con Gesù e ci porrà accanto a lui insieme con voi. Tutto infatti è per voi, perché la grazia, ancora più abbondante ad opera di un maggior numero, moltiplichi l'inno di lode alla gloria di Dio. Per questo non ci scoraggiamo, ma se anche il nostro uomo esteriore si va disfacendo, quello interiore si rinnova di giorno in giorno. Infatti il momentaneo, leggero peso della nostra tribolazione, ci procura una quantità smisurata ed eterna di gloria, perché noi non fissiamo lo sguardo sulle cose visibili, ma su quelle invisibili. Le cose visibili sono d'un momento, quelle invisibili sono eterne. (C.E.I.)

Avete riconosciuto nelle parole di Paolo i due spazi in cui viviamo noi cristiani? Lo spazio del gemito è quello che Paolo chiama "il visibile"; il potere della morte è ancora all'opera in tutto ciò che vediamo in questo mondo. Paolo stesso sperimenta "la tribolazione" nel mondo visibile, intendendo l'opposizione alla sua attività missionaria, e Paolo sperimenta come il suo "uomo esteriore si va disfacendo", sente l'impotenza, la malattia, la caducità, sente l'intero potere distruttivo della morte. Questo è lo spazio del sospiro.

 

Come cristiani, però, non "guardiamo" tutte le cose visibili e distruttive, ma ci orientiamo sull'"invisibile", dice Paolo, sulle cose che appartengono allo spazio della gioia. "L'uomo interiore", come lo chiama Paolo, a cui la morte non può più nuocere, appartiene allo spazio della gioia. Nello spazio della gioia, ci aspettiamo che Dio ci faccia risorgere "con Gesù" e "ci metta davanti a lui". Infine, nel regno della gioia ci aspettiamo "una quantità smisurata ed eterna di gloria" con Dio, che sarà enormemente più grande di tutte le calamità che soffriamo qui sulla terra.

 

E poi, infine, Paolo dice una parola molto piccola ma molto importante: noi cristiani "non ci scoraggiamo". Avremmo molte ragioni per "scoraggiarci" in questo mondo, perché c’è così tanta sofferenza in esso. Ma noi cristiani non dobbiamo orientarci sulle cose pesanti che ci circondano, ma sulle cose della nostra fede e perciò "non ci scoraggeremo". Guardate, Paolo avrebbe potuto stancarsi e rinunciare al suo lavoro missionario con molta facilità, avendo sofferto di tante dure "afflizioni". Ma Paolo si aggrappò al fatto che Dio prevale su ogni avversità, ed è per questo che Paolo continuò a portare avanti la sua opera missionaria con tutto il suo zelo e senza scoraggiarsi.

 

Desidero e auguro a noi tutti di riuscire ad imitare Paolo! Sicuramente ognuno di noi ha molti pesi da portare e geme sotto i fardelli della vita, tanto da potersi scoraggiare. Ma cerchiamo di estendere il nostro orizzonte al di là di questo mondo visibile, verso le cose invisibili della nostra fede. Dio è all'opera nel nostro mondo e un giorno completerà visibilmente ciò che ha iniziato con la risurrezione di Gesù.   Non stanchiamoci, ma continuiamo ad andare avanti nella fede. Dio è all'opera con noi. 

 

Forse aver fede sarà ancora più facile per voi se immaginate il sole coperto dalle nuvole. Anche se non riusciamo a vedere il sole a causa delle nuvole, il sole continua a splendere e un giorno avrà la meglio sulle nuvole. Lo stesso vale per la fede. Le cose visibili del mondo, che possono entrare prepotentemente nella nostra vista, non significano che Dio non sia all'opera in questo mondo. No, Gesù ha infranto il potere della morte. Il sole della Pasqua è già sorto su questo mondo. Presto diventerà visibile e immergerà tutto nella sua luce calda e brillante e il mondo sarà nuovo. Quindi non scoraggiamoci, ma andiamo avanti con fiducia, con la gioia nel cuore per ciò che Dio ci darà. Il suo sole pasquale sta già illuminando la nostra via.

 

Preghiamo: "Signore, Dio nostro, Padre celeste! Molte cose in questo mondo possono deprimerci e toglierci ogni coraggio e speranza. Tu conosci i pesi sotto i quali ognuno di noi geme. Ma hai già iniziato a liberare questo mondo da ogni male quando hai risuscitato Gesù dai morti. Aiutaci a continuare a concentrarci su Gesù, che risplende come il sole di Pasqua e ci indica il tuo grandioso futuro. Alla luce di Gesù, fa' che non ci stanchiamo nel nostro cammino ma, come l'apostolo Paolo, adempiamo ai compiti che ci hai affidato con speranza, zelo e gioia. Ogni giorno, attraverso Gesù, trasforma il nostro gemito in gioia, finché un giorno potremo vedere con te il tuo nuovo mondo, al quale aspiriamo qui, nella nostra vita sulla terra. Amen".

"E la pace di Dio, che supera di gran lunga ogni comprensione umana, mantenga la vostra mente e la vostra volontà nella bontà, sicuri nella comunione di Gesù Cristo". (Filippesi 4:7)

Pastore Tobias Brendel

Grafica - Graphik: Pfeffer
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Predigt


Liebe Gemeinde, liebe Schwestern und Brüder!

„Jubilate“, so heißt der heutige Sonntag, der dritte Sonntag in der Osterzeit, übersetzt: „jubelt“, „jubiliert“! An diesem Sonntag werden wir Christen zum Jubeln und Jubilieren aufgefordert, weil Jesus durch seine Auferstehung an Ostern den Tod besiegt hat. Wir könnten aber einwenden: Kann uns der Jubel nicht leicht im Hals stecken bleiben, wenn wir diese Welt sehen, die so voller Tod und Unheil ist? Wir können doch nicht einfach über all das Schlimme hinwegjubeln.

 

Dieser Einwand ist völlig richtig. Deswegen müssen wir sagen, dass wir Christen wie in zwei Räumen leben, und zwar gleichzeitig, in einem Raum des Jubelns und gleichzeitig in einem Raum des Seufzens. Der Raum des Jubelns ist der Raum des Glaubens, in dem der Tod und alles Unheil durch Jesus bereits besiegt sind. Wir nennen diesen Raum auch den Raum des „schon jetzt“; „schon jetzt“ gilt der Sieg Jesu über den Tod rechtmäßig, und darum jubeln wir Christen in diesem Raum. Gleichzeitig aber leben wir in dem Raum des Seufzens, das ist der Raum der Wirklichkeit dieser Welt, in der wir leben; obwohl der Tod bereits besiegt ist, darf er seine Macht noch ausüben. Wir nennen diesen Raum deshalb auch den Raum des „noch nicht“, weil wir den Sieg Jesu über den Tod „noch nicht“ sehen und erleben. In diesem Raum des „noch nicht“ seufzen und stöhnen wir unter der Macht des Todes.

 

Nun aber hören wir heute aus den Worten des Apostels Paulus, dass der Raum des Jubelns sich einmal gegen den Raum des Seufzens durchsetzen wird. Gott wird einmal dem Tod auch sichtbar seine Macht entziehen und eine neue Welt erschaffen. Das ist die großartige Erwartung von uns Christen, und aus dieser Erwartung schöpfen wir Christen unsere Kraft fürs Leben. Könnt Ihr diese Erwartung auch aus den folgenden Worten des Paulus hören? Paulus schreibt in seinem zweiten Brief an die christliche Gemeinde in Korinth, im vierten Kapitel:

Wir wissen, dass der, der den Herrn Jesus auferweckt hat, wird uns auch auferwecken mit Jesus und wird uns vor sich stellen samt euch. Denn es geschieht alles um euretwillen, auf dass die Gnade durch viele wachse und so die Danksagung noch reicher werde zur Ehre Gottes. Darum werden wir nicht müde; sondern wenn auch unser äußerer Mensch verfällt, so wird doch der innere von Tag zu Tag erneuert. Denn unsre Bedrängnis, die zeitlich und leicht ist, schafft eine ewige und über alle Maßen gewichtige Herrlichkeit, uns, die wir nicht sehen auf das Sichtbare, sondern auf das Unsichtbare. Denn was sichtbar ist, das ist zeitlich; was aber unsichtbar ist, das ist ewig. 

Habt Ihr in den Worten des Paulus die beiden Räume wahrgenommen, in denen wir Christen leben? Der Raum des Seufzens ist das, was Paulus als „das Sichtbare“ bezeichnet; in allem, was wir in dieser Welt sehen, wirkt sich die Macht des Todes noch aus. Paulus selbst erfährt in der sichtbaren Welt „Bedrängnis“, womit er die Widerstände gegen seine Missionstätigkeit meint, und Paulus erlebt, wie sein „äußerer Mensch verfällt“, er spürt Kraftlosigkeit, Krankheit, Vergänglichkeit, er spürt die ganze zerstörerische Macht des Todes. Das ist der Raum des Seufzens.

 

Als Christen aber „sehen“ wir nicht auf all das Sichtbare und Zerstörerische, sondern wir orientieren uns an dem „Unsichtbaren“, sagt Paulus, an den Dingen, die in den Raum des Jubelns gehören. In den Raum des Jubelns gehört der „innere Mensch“, wie Paulus ihn nennt, dem der Tod nichts mehr anhaben kann. Im Raum des Jubelns erwarten wir, dass Gott uns „mit Jesus“ auferwecken und „uns vor sich stellen“ wird. Im Raum des Jubelns erwarten wir schließlich die „ewige und über alle Maßen gewichtige Herrlichkeit“ bei Gott, die unvorstellbar größer sein wird als alles Unheil, das wir hier auf Erden erleiden.

 

Und dann sagt Paulus schließlich noch ein ganz kleines, aber ganz gewichtiges Wort: Wir Christen werden „nicht müde“. Wie viel Grund hätten wir in dieser Welt, „müde“ zu werden, weil wir so viel in ihr leiden. Aber weil wir uns als Christen nicht an dem Schweren um uns herum orientieren sollen, sondern an den Dingen unseres Glaubens, darum werden wir „nicht müde“. Seht, wie leicht hätte Paulus in seiner Missionstätigkeit müde werden und aufgeben können, hat er darin doch so viele harte „Bedrängnisse“ erlitten. Aber Paulus hat daran festgehalten, dass Gott sich gegen alles Unheil durchsetzen wird, und darum hat Paulus seine Missionstätigkeit mit allem Eifer immer wieder neu vorangetrieben und ist nicht müde geworden.

 

Wie sehr wünsche ich uns allen, dass wir es dem Paulus nachmachen können! Sicher hat auch jeder von uns viel zu tragen und seufzt unter den Lasten des Lebens, so dass er müde werden könnte. Aber strecken wir uns doch immer wieder neu aus, über diese sichtbare Welt hinaus, nach den unsichtbaren Dingen unseres Glaubens. Gott ist am Werk in unserer Welt und wird, was er mit der Auferstehung Jesu begonnen hat, einmal sichtbar vollenden.   Werden wir nicht müde, sondern gehen wir im Glauben weiter vorwärts.

 

Vielleicht fällt Euch der Glaube noch leichter, wenn Ihr Euch die Sonne vorstellt, die von den Wolken verdeckt ist. Auch wenn wir wegen der Wolken die Sonne nicht sehen, so scheint die Sonne doch und sie wird sich einmal gegen die Wolken durchsetzen. So ist es auch im Glauben. Die sichtbaren Dinge der Welt, die sich uns so stark in den Blick stellen können, bedeuten nicht, dass Gott in dieser Welt nicht am Werk wäre. Nein, Jesus hat die Macht des Todes durchbrochen. Die Ostersonne ist bereits über dieser Welt aufgegangen. Bald wird sie sichtbar werden und alles in ihr helles, warmes Licht tauchen, und die Welt wird eine neue sein. Darum werden wir nicht müde, sondern gehen wir zuversichtlich weiter, mit Jubel im Herzen über das, was Gott schenken wird. Seine Ostersonne leuchtet uns bereits entgegen.

 

Lasst uns beten: „Herr, unser Gott, himmlischer Vater! Vieles in dieser Welt kann uns niederdrücken und allen Mut und Hoffnung nehmen. Du weißt, unter welchen Lasten gerade ein jeder und eine jede von uns seufzt. Doch du hast bereits begonnen, diese Welt von allem Unheil zu befreien, als du Jesus vom Tod auferweckt hast. Bitte hilf uns, dass wir uns immer neu auf Jesus ausrichten, der uns als Ostersonne aus deiner großartigen Zukunft entgegenleuchtet. Im Licht Jesu lass uns auf unserem Weg nicht müde werden, sondern wie der Apostel Paulus mit Hoffnung, Eifer und Freude die Aufgaben verrichten, die du uns anvertraut hast. Tagtäglich verwandle du durch Jesus unser Seufzen in ein Jubeln, bis wir einmal bei Dir deine neuen Welt sehen dürfen, auf die wir hier auf Erden hingelebt haben. Amen.“

„Und der Friede Gottes, der alles menschliche Begreifen weit übersteigt, bewahre euer Denken und Wollen im Guten, geborgen in der Gemeinschaft mit Jesus Christus.“ (Philipper 4,7)

Pfarrer Tobias Brendel