28.01.2024 Testo della Predica - Predigttext


Dove e quando?


Domenica 28 gennaio 2024

ore 11:00

Culto - Liturgia a cura di Mariuccia Carla Cirio, predicatrice CELI in formazione

Chiesa San Francesco d'Assisi Via San Francesco d'Assisi 11 Torino


ultima domenica dopo l'Epifania

Predica su Matteo 17:1-9

Foto: Lehmann
Foto: Lehmann

Wo und Wann?


Sonntag,  28. Januar 2024

11:00 Uhr

Gottesdienst - Liturgie vorbereitet von Mariuccia Carla Cirio, ELKI-Prädikantin in Ausbildung

Chiesa San Francesco d'Assisi Via San Francesco d'Assisi 11 Torino


Letzter Sonntag nach Epiphanias 

Predigt über 

Matthäus 17:1-9 



Predica


1 Sei giorni dopo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. 2 E fu trasfigurato davanti a loro; il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. 3 Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui. 4 Pietro prese allora la parola e disse a Gesù: «Signore, è bello per noi restare qui; se vuoi, farò qui tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia». 5 Egli stava ancora parlando quando una nuvola luminosa li avvolse con la sua ombra. Ed ecco una voce che diceva: «Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto. Ascoltatelo». 6 All'udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. 7 Ma Gesù si avvicinò e, toccatili, disse: «Alzatevi e non temete». 8 Sollevando gli occhi non videro più nessuno, se non Gesù solo.

9 E mentre discendevano dal monte, Gesù ordinò loro: «Non parlate a nessuno di questa visione, finché il Figlio dell'uomo non sia risorto dai morti».

Cara comunità, care sorelle e cari fratelli!

Recentemente ho intrapreso un viaggio di scoperta  con i nostri confermandi. Insieme abbiamo esplorato il testo biblico che abbiamo appena ascoltato come Vangelo e sul quale ora predicherò. Nella traduzione di Martin Lutero, si intitola »La trasfigurazione di Gesù«. Insieme ai confermandi, ci siamo messi nei panni dei singoli personaggi della storia e abbiamo cercato di vedere la storia dalla loro prospettiva: Ovvero, dalla prospettiva di Gesù, che, nella sua apparizione su un monte, viene in breve tempo »trasfigurato« ovvero trasformato; dalla prospettiva dei suoi tre discepoli Pietro, Giacomo e Giovanni, che Gesù porta con sé sul monte e che assistono alla »trasfigurazione« di Gesù; dalla prospettiva di Mosè ed Elia, i due grandi profeti di Israele che appaiono a Gesù sul monte e gli parlano; e dalla prospettiva di Dio, che parla da una nuvola.

 

Le nostre domande a queste persone erano più o meno queste: Voi tre discepoli, Pietro, Giacomo e Giovanni, che eravate con lui sul monte, cosa avete capito quando il volto di Gesù improvvisamente brillò come il sole e le sue vesti divennero bianche come la luce? La risposta di uno dei nostri confermandi è stata: »Noi, Pietro, Giacomo e Giovanni, abbiamo capito che questo significa che per un momento abbiamo potuto vedere che Gesù ha Dio in sé e che è il Figlio di Dio«. Mi è sembrata una risposta molto impegnativa che non necessariamente mi sarei aspettata. Ma è proprio questo il significato della »trasfigurazione di Gesù«. Per un momento, il mistero che circonda Gesù viene svelato: Gesù risplende nella gloria di Dio e diventa chiaro: Gesù non è solo un uomo come te e me, ma è anche Dio. È il Figlio di Dio che si è fatto uomo, come abbiamo celebrato a Natale. I discepoli di solito vedono Gesù solo nella sua forma umana, la sua divinità è nascosta. Solo in questo momento speciale sul monte, Pietro, Giacomo e Giovanni possono vedere Gesù nella sua gloria divina. Il volto di Gesù risplende come il sole e le sue vesti diventano bianche come la luce.

 

Un'altra domanda è stata rivolta a Mosè ed Elia, che appaiono a Gesù sul monte: Vi siete spaventati quando Dio ha parlato dalla nube: "Questo è il mio Figlio diletto, nel quale mi sono compiaciuto; voi lo ascolterete!"? La risposta dei nostri confermandi è stata abbastanza unanime: «Noi due, Mosè ed Elia, da lungo tempo viviamo nel mondo di Dio. Conosciamo bene il momento in cui Dio parla. No, non ci siamo spaventati». I nostri confermandi concordavano anche con i tre discepoli: «Noi, i discepoli, non sapevamo che Dio stesse parlando e siccome è arrivato all'improvviso da qualche parte dietro la nuvola, ci siamo spaventati e siamo caduti a terra. Che bello che Gesù si sia chinato verso di noi subito dopo, ci abbia toccato e ci abbia rassicurato con le parole: "Alzatevi e non abbiate paura!"».

 

Una terza domanda è stata rivolta ai tre discepoli: cosa avete pensato quando Gesù vi ha detto, durante la discesa dal monte, che non dovevate raccontare a nessuno quello che avevate appena vissuto sul monte? Uno dei confermandi ha risposto: «Noi tre discepoli abbiamo pensato che Gesù ci stesse chiedendo di tacere perché non voleva emergere tra la gente, non voleva essere visto come qualcuno». Una risposta intelligente, non credete? Qualsiasi persona normale, se fosse stata presente sul monte, sarebbe stata probabilmente spinta a raccontare a quante più persone possibile ciò che era accaduto a Gesù. Avrebbe fatto scalpore! Di conseguenza, le persone si sarebbero aspettate grandi cose e miracoli soprannaturali e divini da Gesù. Ma Gesù non voleva farlo. Non voleva che le persone lo facessero diventare il loro re, ma voleva ricondurre le persone a Dio. Invece di sedersi in alto su un trono, scese in basso verso i bisogni delle persone, fino all’abisso della morte sulla croce.

 

Cosa c'entra questa storia con noi oggi? Ispirato dalle grandi domande e risposte che i confermandi hanno dato a questa storia, ho deciso di raccontarla prossimamente anche ai bambini. Voglio anche chiedere ai bambini: cosa ha a che fare questa storia con noi oggi? Quando racconto le storie bibliche ai bambini, devo parlare in modo molto semplice per non sopraffarli. Questo mi aiuta a parlare in modo semplice anche agli adulti e, per mia esperienza, gli adulti sono grati per le risposte semplici. 

 

Per quanto riguarda questa storia, immagino che i bambini possano facilmente immedesimarsi nei discepoli Pietro, Giovanni e Giacomo. Direi ai bambini: Questi tre discepoli avranno pensato, dopo aver visto Gesù brillare così tanto sul monte e aver sentito la voce di Dio: «Questo è il mio caro Figlio!», dobbiamo stare con questo Gesù e seguirlo, è il Figlio di Dio, dobbiamo assolutamente averlo come amico! Non potremmo mai avere un amico più grande! - Non sarebbe questa la conclusione più semplice e logica da trarre dalla storia, ovvero che dobbiamo assolutamente avere questo Gesù, che è il Figlio di Dio, come nostro amico? E che non ci potrebbe essere un amico più grande e migliore di Gesù? Non potrebbero, non dovrebbero anche gli adulti trarre questa conclusione?

 

A questo punto vorrei chiedere ai bambini: «Se hai Gesù come amico, che tipo di amico hai?» E risponderei: «Gesù è un amico che ha buone intenzioni con te fino in fondo. Guarda cosa fa Gesù con i suoi tre discepoli che giacciono a terra sul monte in preda alla paura quando sentono la voce di Dio. Si china verso di loro, li tocca delicatamente e dice loro: "Alzatevi e non abbiate paura!". In Gesù hai proprio un amico così! Proprio quando ne hai più bisogno, quando la tua paura è più grande e sei tutto solo come i discepoli sulla montagna, Gesù viene da te, ti tocca e ti conforta in modo che la tua paura scompaia. Un tale amico è nostro Gesù! Ti dà coraggio e speranza, soprattutto nei momenti più difficili della vita.» - Potrebbero vederla così non solo i bambini, ma anche gli adulti?

 

La terza e ultima cosa che vorrei dire ai bambini è che quando Gesù torna giù dalla montagna con i suoi discepoli, si vede quanto Gesù sia serio nel voler essere nostro amico. Gesù avrebbe potuto voler rimanere sulla montagna. Non era forse quello il mondo di Dio, dove si trovava a casa? Non era bellissimo lassù? Pietro voleva rimanere e costruire tre capanne per Gesù, Mosè ed Elia. Ma Gesù disse ai discepoli: 'No, scendiamo tra la gente. Ho lasciato il cielo per stare con la gente. Stiamo tornando alla loro vita quotidiana. Voglio essere lì e condividere la loro vita. Non voglio nulla per me, ma voglio tutto per la gente. – Vedete quanto  Gesù prende sul serio la sua amicizia! Non si limita a dire «Non temere!», ma è personalmente al nostro fianco, anche quando si tratta degli abissi della vita. Gesù scende in profondità verso di noi. L'ho detto prima: Gesù è sceso persino fino alla croce, il punto più basso che ci sia. Non esiste un punto più profondo in cui Gesù non sarebbe più presente nella tua vita. Ecco quanto è serio nei tuoi confronti! - Dovrebbe essere così non solo per i bambini, ma anche per gli adulti?

 

Credo che questo dovrebbe essere il messaggio di questa storia, di 2000 anni fa e valido ancora oggi: Gesù al centro, come Figlio di Dio, che dovremmo assolutamente avere come amico. Ricordo ancora una volta la voce di Dio sul monte che esprime in modo così chiaro: «Questo è il mio Figlio prediletto... Ascoltatelo!». Dio ci fa sapere: Devi seguire la voce di Gesù, devi aggrapparti a Gesù per tutta la vita. 

 

Quindi, che tu sia un bambino, un confermando o un adulto, cerca di entrare in contatto con Gesù personalmente, ancora e ancora. Vieni da Gesù come il tuo migliore amico e condividi con lui la tua vita, le gioie, i dolori, le domande e tutto ciò che ti affligge. Discuti con lui della tua vita in preghiera e, insieme a lui, cerca nuovamente la strada da seguire. Vi invito a fare questo insieme alla fine di questa predica, cioè a pregare Gesù. Se volete, pregate in silenzio con me mentre io prego ad alta voce. 

"E la pace di Dio, che supera di gran lunga ogni comprensione umana, mantenga la vostra mente e la vostra volontà nella bontà, sicuri nella comunione di Gesù Cristo". (Filippesi 4:7)

Pastore Tobias Brendel

Graphik Grafica: Pfeffer
Graphik Grafica: Pfeffer
Foto: Sabine Wolters
Foto: Sabine Wolters

Predicatrice in formazione Mariuccia Carla Cirio e il Pastore Tobias Brendel

Prädikantin in Ausbildung Mariuccia Carla Cirio und Pfarrer Tobias Brendel


Predigt


1 Nach sechs Tagen nahm Jesus mit sich Petrus und Jakobus und Johannes, dessen Bruder, und führte sie allein auf einen hohen Berg. 2 Und er wurde verklärt vor ihnen, und sein Angesicht leuchtete wie die Sonne, und seine Kleider wurden weiß wie das Licht. 3 Und siehe, da erschienen ihnen Mose und Elia; die redeten mit ihm. 4 Petrus aber antwortete und sprach zu Jesus: Herr, hier ist gut sein! Willst du, so will ich hier drei Hütten bauen, dir eine, Mose eine und Elia eine. 5 Als er noch so redete, siehe, da überschattete sie eine lichte Wolke. Und siehe, eine Stimme aus der Wolke sprach: Dies ist mein lieber Sohn, an dem ich Wohlgefallen habe; den sollt ihr hören! 6 Als das die Jünger hörten, fielen sie auf ihr Angesicht und fürchteten sich sehr. 7 Jesus aber trat zu ihnen, rührte sie an und sprach: Steht auf und fürchtet euch nicht! 8 Als sie aber ihre Augen aufhoben, sahen sie niemand als Jesus allein. 9 Und als sie vom Berge hinabgingen, gebot ihnen Jesus und sprach: Ihr sollt von dieser Erscheinung niemandem sagen, bis der Menschensohn von den Toten auferstanden ist.

Liebe Gemeinde, liebe Schwestern und Brüder!

Kürzlich habe ich mich mit unseren Konfirmanden auf Entdeckungsreise begeben. Wir haben miteinander den biblischen Text erforscht, den wir eben als Evangelium gehört haben und über den ich jetzt predigen werde. In der Übersetzung Martin Luthers trägt er die Überschrift „Die Verklärung Jesu“. Mit den Konfirmanden haben wir uns in die einzelnen Personen der Geschichte hineinversetzt und versucht, die Geschichte aus ihrer Perspektive zu sehen: also aus der Perspektive von Jesus, der auf einem Berg in seinem Erscheinungsbild kurzzeitig „verklärt“, verwandelt wird; aus der Perspektive seiner drei Jünger Petrus, Jakobus und Johannes, die Jesus mit hinauf auf den Berg nimmt und die die „Verklärung“ Jesu miterleben; aus der Perspektive des Mose und Elia, dieser beiden großen Propheten Israels, die Jesus auf dem Berg erscheinen und mit ihm reden; und aus der Perspektive Gottes, der aus einer Wolke spricht.

 

Unsere Fragen an diese Personen waren etwa so: Ihr drei Jünger, Petrus, Jakobus und Johannes, die ihr mit auf dem Berg wart, was habt ihr verstanden, was passierte, als das Gesicht von Jesus plötzlich leuchtete wie die Sonne und seine Kleider weiß wurden wie das Licht? Die Antwort eines unserer Konfirmanden lautete: „Wir, Petrus, Jakobus und Johannes, haben das so verstanden, dass wir für einen Augenblick sehen durften, dass Jesus Gott in sich trägt und er Gottes Sohn ist.“ Ich fand das eine sehr anspruchsvolle Antwort, die ich nicht unbedingt erwartet hatte. Aber genau so ist diese „Verklärung Jesu“ gemeint. Für einen Moment wird das Geheimnis um Jesus gelüftet: Jesus erstrahlt in der Herrlichkeit Gottes, und es wird klar: Jesus ist nicht nur ein Mensch wie du und ich, sondern er ist auch Gott. Er ist Gottes Sohn, der Mensch geworden ist, wie wir es an Weihnachten gefeiert haben. Die Jünger sehen Jesus sonst nur in seiner menschlichen Gestalt, seine Göttlichkeit ist ihnen verborgen. Nur in diesem besonderen Moment auf dem Berg dürfen Petrus, Jakobus und Johannes Jesus in seiner göttlichen Herrlichkeit sehen. Jesu Gesicht leuchtet wie die Sonne und seine Kleider werden weiß wie das Licht.

 

Eine andere Frage war an Mose und Elia gerichtet, die Jesus auf dem Berg erscheinen: Seid ihr erschrocken, als Gott aus der Wolke gesprochen hat: „Dies ist mein lieber Sohn, an dem ich Wohlgefallen habe; den sollt ihr hören!“? Unsere Konfirmanden waren sich mit der Antwort recht einig: „Wir beide, Mose und Elia, leben schon lange in Gottes Welt. Wir sind damit vertraut, wenn Gott redet. Nein, wir sind nicht erschrocken.“ Einig waren sich unsere Konfirmanden auch mit den drei Jüngern: „Wir, die Jünger, kannten das Reden Gottes nicht und weil es plötzlich von irgendwoher hinter der Wolke herkam, sind wir erschrocken und zu Boden gefallen. Wie gut, dass sich Jesus gleich danach zu uns hinuntergebeugt, uns berührt und mit den Worten beruhigt hat: „Steht auf und fürchtet euch nicht!“

 

Eine dritte Frage ging wieder an die drei Jünger: Was habt ihr gedacht, als Jesus beim Abstieg vom Berg zu Euch sagte, ihr solltet von dem, was ihr eben auf dem Berg erlebt habt, niemandem etwas weitersagen? Einer der Konfirmanden meinte: „Wir drei Jünger haben uns gedacht, Jesus bittet uns um Verschwiegenheit, weil er unter den Menschen nicht groß herauskommen möchte, er möchte unter ihnen nicht als jemand gelten.“ Eine kluge Antwort, findet Ihr nicht!? Jeden normalen Menschen, wenn er auf dem Berg dabei gewesen wäre, hätte es wohl dazu getrieben, möglichst vielen anderen davon zu erzählen, was mit Jesus vor sich gegangen war. Das wäre die Sensation gewesen! In der Folge hätten sich Menschen von Jesus wahrscheinlich große, übernatürliche, göttliche Dinge und Wunder erwartet. Aber so etwas wollte Jesus nicht tun. Er wollte sich von Menschen nicht zu ihrem König machen lassen, sondern er wollte die Menschen zu Gott zurückführen. Anstatt sich hoch auf einen Thron zu setzen, ist er tief hinunter in die Nöte der Menschen gestiegen, bis zuletzt in die Tiefe des Todes am Kreuz.

 

Was hat nun diese Geschichte mit uns heute zu tun? Beflügelt von den tollen Fragen und Antworten, die die Konfirmanden zu der Geschichte gaben, habe ich mir vorgenommen, diese Geschichte demnächst auch Kindern zu erzählen. Ich will die Kinder dann auch fragen: Was hat diese Geschichte mit uns heute zu tun? Wenn ich Kindern biblische Geschichten erzähle, dann muss ich sehr einfach reden, um die Kinder nicht zu überfordern. Das hilft mir, auch für Erwachsene einfach zu reden, und es ist meine Erfahrung, dass Erwachsene für einfache Antworten dankbar sind. 

 

Was diese Geschichte betrifft, stelle ich mir vor, dass Kinder sich leicht in die Jünger Petrus, Johannes und Jakobus hineinversetzen können. Ich würde den Kindern sagen: Diese drei Jünger werden sich gedacht haben, nachdem sie Jesus auf dem Berg so hell strahlend gesehen haben und haben Gottes Stimme gehört: „Das ist mein lieber Sohn!“, bei diesem Jesus müssen wir bleiben und ihm folgen, er ist der Sohn Gottes, ihn müssen wir unbedingt zum Freund haben! Einen größeren Freund könnten wir nie haben! – Wäre das nicht die ganz einfache, logische Schlussfolgerung, die man aus der Geschichte ziehen müsste, dass man diesen Jesus, der Gottes Sohn ist, unbedingt zum Freund haben sollte? Und dass man keinen größeren, besseren Freund als Jesus haben könnte? Könnten, müssten nicht auch Erwachsene diese Schlussfolgerung ziehen?

 

Die Kinder möchte ich dann fragen: Wenn du Jesus zum Freund hast, was für einen Freund hast du denn dann? Und ich würde antworten: Jesus ist ein Freund, der es durch und durch gut mit dir meint. Schau an, was Jesus mit seinen drei Jüngern tut, die oben auf dem Berg vor Angst auf dem Boden liegen, als sie Gottes Stimme gehört haben. Er beugt sich zu ihnen herab, berührt sie sanft und sagt zu ihnen: „Steht auf und fürchtet euch nicht!“ Solch einen Freund hast du, wenn du Jesus zum Freund hast! Gerade dann, wenn du es am allermeisten brauchst, wenn deine Angst am größten ist und du ganz allein bist wie die Jünger auf dem Berg, dann kommt Jesus zu dir, berührt dich und tröstet dich, damit deine Angst vergeht. Solch ein Freund ist unser Jesus! Er gibt dir Mut und Hoffnung, gerade in den schwierigsten Momenten des Lebens. – Könnten das nicht nur Kinder, sondern auch Erwachsene so sehen?

 

Als drittes und letztes möchte ich den Kindern sagen: Als Jesus mit seinen Jüngern den Berg wieder hinabsteigt, könnt Ihr sehen, wie ernst Jesus es meint, dass er unser Freund sein will. Jesus könnte ja oben auf dem Berg bleiben wollen. War das nicht Gottes Welt, in der er zuhause ist? War es dort oben nicht wunderschön? Petrus wollte ja bleiben und für Jesus, Mose und Elia gleich drei Hütten bauen. Aber Jesus sagt zu den Jüngern: Nichts da, wir steigen hinab zu den Menschen. Ich habe den Himmel verlassen, um bei den Menschen zu sein. Wir kehren zurück in ihren Alltag. Dort will ich sein und ihr Leben mit ihnen teilen. Ich will nichts für mich, sondern ich will alles für die Menschen. – Seht ihr, so ernst meint es Jesus mit seiner Freundschaft! Er spricht nicht nur die Worte „Fürchtet euch nicht!“, sondern er ist persönlich an unserer Seite, selbst wenn es in die tiefsten Tiefen des Lebens geht. Jesus geht ganz tief zu uns hinunter. Vorhin habe ich es gesagt: Jesus ist sogar bis ans Kreuz hinabgestiegen, tiefer geht es nicht mehr. Es gibt keinen tiefsten Punkt, an dem Jesus in deinem Leben nicht mehr wäre. So ernst meint er es mir dir! – Müsste das nicht nur Kindern, sondern auch uns Erwachsenen so gelten?

 

Das, so meine ich, müsste die Botschaft dieser Geschichte sein, damals vor 2000 Jahren und heute noch immer: Jesus ganz im Zentrum, als der Sohn Gottes, den wir unbedingt zum Freund haben sollten. Ich erinnere noch einmal an die Stimme Gottes auf dem Berg, die uns Jesus so deutlich hervorhebt: „Dies ist mein lieber Sohn…; den sollt ihr hören!“ Gott lässt uns wissen: Jesu Stimme sollt ihr folgen, an Jesus sollt ihr euer ganzes Leben hängen. 

 

So lasst uns das doch tun, ob du nun Kind, Konfirmand oder Erwachsener bist, lasst uns den Kontakt zu Jesus immer wieder neu persönlich aufnehmen. Komm zu Jesus als zu deinem besten Freund und teile dein Leben mit ihm, Freude und Leid und Fragen, alles, was dich umtreibt. Besprich mit ihm im Gebet dein Leben und suche zusammen mit ihm immer neu den Weg, den du gehen sollst. Ich lade Euch ein, dass wir das nun am Ende dieser Predigt gemeinsam tun, nämlich zu Jesus zu beten. Wenn Ihr möchtet, betet still mit, wenn ich nun laut bete. 

 

Herr Jesus Christus! Du bist Gottes geliebter Sohn. Du hast deine himmlische Herrlichkeit verlassen, um bei uns zu sein in den Höhen und Tiefen unseres Lebens. Wir danken dir dafür und staunen darüber, was du für uns auf dich nimmst, du, der Sohn Gottes, für uns kleine Menschen. Du bringst Gottes Herrlichkeit in die Dunkelheit unseres Lebens. Wie gerne wollen wir auf deine Stimme hören und dir folgen! Ergreife unsere Hände und sei unser Freund, unser allerbester Freund. Nimm dich aller Dinge an, die uns beschäftigen, und führe uns auf deinen Wegen. Mit dir wird unser Leben gelingen. Du wirst uns auch einmal in die Herrlichkeit Gottes bringen. Hier ist unser Leben, dir wollen wir gehören. Amen.“ 

„Und der Friede Gottes, der alles menschliche Begreifen weit übersteigt, bewahre euer Denken und Wollen im Guten, geborgen in der Gemeinschaft mit Jesus Christus.“ (Philipper 4,7)

Pfarrer Tobias Brendel