05.11.2023 Testo della Predica - Predigttext


Dove e quando?


Domenica 05 novembre 2023

ore 11:00

Culto 

Chiesa San Francesco d'Assisi Via San Francesco d'Assisi 11 Torino


Predica su Luca 6:45 e Atti 4:20 in occasione della Festa della Riforma.

Grafica - Graphik: Plaßmann
Grafica - Graphik: Plaßmann

Wo und Wann?


Sonntag,  05. November 2023

11:00 Uhr

Gottesdienst

Chiesa San Francesco d'Assisi Via San Francesco d'Assisi 11 Torino


Predigt über Lukas 6,45 und Apostelgeschichte 4,20 anlässlich des Reformationsfestes



Predica


Cara comunità, care sorelle e fratelli!

Domenica scorsa noi luterani, insieme ad altre quattro chiese protestanti, abbiamo celebrato la Festa della Riforma nella Chiesa Valdese. Martin Lutero sarebbe stato felice di questa celebrazione! Infatti la celebrazione è stata molto musicale, il Vangelo è stato accompagnato da canti e musica e presentato con gioia e zelo. Combinare il Vangelo con la musica: così lo amava Martin Lutero e così faceva lui stesso. 

 

Oggi, in occasione di questa Domenica della Riforma, vorrei spendere qualche parola sulla visione di Martin Lutero della musica e sul modo in cui ha plasmato la nostra Chiesa luterana fino ad oggi. Grazie a Lutero, noi luterani siamo una chiesa che canta e fa musica in tutto e per tutto! 

 

Senza Martin Lutero, non esisterebbe l'innario da cui cantiamo durante i culti. Lutero è infatti l'inventore e il fondatore dell'innario protestante tedesco. È vero che anche prima di Lutero si cantava in chiesa, a volte già in tedesco. Ma la novità era che a Wittenberg, luogo di attività di Lutero, venivano prodotti specificamente inni in lingua tedesca. L'autore principale era Lutero stesso. Solo nel 1524, quando fu pubblicato il primo innario di Wittenberg, Lutero scrisse 34 inni. Nel culto di oggi ne cantiamo due tra i più famosi: "Nun freut euch, lieben Christen g'mein" ("Rallegrati, cristianità ") del 1523 e "Ein feste Burg ist unser Gott" ("La forte rocca è il mio Signor") del 1529. L'accostamento mirato tra la Parola di Dio e la musica, come fece Lutero, fu così convincente da diventare un modello anche per la Chiesa cattolica, che all'epoca era ostile. I Riformati in Svizzera ripresero da Lutero la messa in musica dei salmi biblici. 

Cosa spinse Martin Lutero a questa combinazione di teologia e musica, della buona novella di Gesù Cristo e del canto? Innanzitutto la convinzione fondamentale di Lutero: La fede non può fare a meno di cantare.  “La bocca parla dalla pienezza del cuore" (Luca 6:45).

Lutero scrive: "Dio ha reso gioiosi i nostri cuori e le nostre menti per mezzo del suo caro Figlio, che ha dato per noi per la redenzione dai peccati, dalla morte e dal diavolo. Chi crede a questo con serietà non può astenersi; deve cantare e parlarne con gioia e allegria, in modo che anche gli altri lo sentano e vengano. Ma chi non canta e non ne parla è segno che non ci crede". 

 

Per Lutero, la gratitudine e la gioia per l’ azione redentrice di Dio in Gesù Cristo spingono il credente a cantare. È come per gli apostoli Pietro e Giovanni che non riuscivano a tacere sulla loro fede. Essi dovettero giustificarsi con l'Alto Consiglio ebraico perché continuavano a predicare Gesù Cristo in pubblico nonostante fosse loro vietato. Dissero: "Noi non possiamo tacere quello che abbiamo visto e ascoltato" (Atti 4:20) (C.E.I.). 

 

Il miglior esempio di questo "non posso fare a meno di cantare" è Lutero stesso. Quando entrò in monastero in giovane età, vendette il suo liuto insieme al resto dei suoi averi; voleva rinunciare a tutti i piaceri mondani. Anni dopo, però, quando scoprì il Vangelo attraverso lo studio della Bibbia e si vide come un uomo nuovo e liberato, riprese il canto e la musica con gioioso zelo e comprò un altro liuto. Così nella casa di Lutero, spesso in grande compagnia, si cantava molto e allegramente. Lutero non poteva farne a meno, voleva e doveva scrivere inni e rendere così partecipi le persone alla sua profonda gioia di fede. 

 

Ma c'era un'altra cosa che spingeva Lutero a creare i suoi inni. Era la sua convinzione: La Parola di Dio arriva e rimane più facilmente tra la gente con la musica. L’allegria della musica solleva il cuore e lo apre al messaggio della Bibbia e ai comandamenti morali cristiani. Lutero scrisse un inno per quasi tutti i punti centrali del messaggio cristiano: per il battesimo e la Cena del Signore, per il Padre Nostro o per i Dieci Comandamenti. Nel fare ciò, Lutero non si limitò a prestare attenzione a una melodia orecchiabile, ma anche a un linguaggio chiaro e comprensibile. Secondo Lutero, il popolo dovrebbe "cantare parole il più possibile semplici e comuni, e tuttavia del tutto appropriate". 

 

Con i suoi inni, che raccolse e pubblicò nell'Innario di Wittenberg, Lutero non creò solo un aiuto alla fede per il singolo cristiano o per l'uso privato in famiglia. Le sue canzoni erano destinate anche all'uso nelle funzioni religiose, per integrare gli individui nella comunità cristiana cantando insieme. Così, le persone cantavano insieme gli inni di Lutero per rafforzare il loro spirito e per lodare le azioni di Dio. 

 

Il popolo a cui erano destinati i canti di Lutero, accolse con fervore gli inni del Riformatore. Nel corso delle generazioni, sono stati gli inni di Lutero a far rivivere la fede cristiana con parole e melodie nelle funzioni religiose, nelle famiglie o ovunque ci si riunisse per cantare. E oggi, nella domenica della Festa della Riforma 2023, cantiamo dal nostro innario tedesco-italiano. Senza Martin Lutero, probabilmente non lo avremmo. 

 

Ma oltre all'innario, abbiamo anche i pensieri di Lutero sulla musica, pensieri che possono dare nuova ispirazione e impulso alla musica cristiana anche ai nostri giorni. Vorrei riassumerli in tre brevi punti.

Primo: ogni volta e ovunque noi cristiani ascoltiamo la musica cristiana o la pratichiamo noi stessi: Non cantiamo e non facciamo musica in modo apatico o triste, ma cantiamo con gioia e con anima e corpo! Perché stiamo cantando le grandi opere di Dio! I nostri cuori dovrebbero essere pieni di felicità, in modo che le nostre labbra si muovano già da sole per cantare.

Secondo: Non cantiamo solo per noi stessi, ma cerchiamo anche la comunione con altri cristiani, per unirci a loro! Se forse può essere difficile in famiglia, allora cantiamo nel culto o addirittura in un coro! Cantare insieme ha un enorme potere e un effetto liberatorio. Lutero stesso era un appassionato di canto in comunità.

Infine, cantiamo e facciamo musica non solo per  rafforzarci e certamente non per la nostra gloria. Ma cantiamo e suoniamo per la gloria e il ringraziamento a Dio per tutto ciò che ci ha dato attraverso Gesù Cristo! 

"E la pace di Dio, che supera di gran lunga ogni comprensione umana, mantenga la vostra mente e la vostra volontà nella bontà, sicuri nella comunione di Gesù Cristo". (Filippesi 4:7)

Pastore Tobias Brendel


Predigt


Liebe Gemeinde, liebe Schwestern und Brüder!

Am vergangenen Sonntag haben wir Lutheraner zusammen mit vier weiteren protestantischen Kirchen eine Feierstunde anlässlich des Reformationsfestes in der Waldenserkirche gehalten. Martin Luther hätte an dieser Feierstunde seine wahre Freude gehabt! Denn die Feierstunde war sehr musikalisch, das Evangelium wurde in Gesang und Musik gekleidet und mit Freude und Eifer vorgetragen. Das Evangelium mit der Musik zu verbinden, so liebte es Martin Luther – und so tat er es auch selbst.

 

Lasst mich heute, anlässlich dieses Sonntags zum Reformationsfest, einige Worte darüber sagen, welche Sichtweise Martin Luther auf die Musik hatte und mit welcher Sichtweise er unsere lutherische Kirche bis heute ganz wesentlich geprägt hat. Durch Luther sind wir Lutheraner nämlich eine durch und durch singende und musizierende Kirche!

 

Ohne Martin Luther gäbe es unser Gesangbuch nicht, aus dem wir zu den Gottesdiensten singen. Denn Luther ist der Erfinder und Begründer des deutschen evangelischen Kirchenliedes. Zwar wurde auch vor Luther im Gottesdienst gesungen, gelegentlich bereits auf Deutsch. Neu aber war, dass in Wittenberg, Luthers Wirkungsstätte, gezielt deutschsprachige Kirchenlieder produziert wurden. Hauptautor war Luther selbst. Allein im Jahr 1524, als das erste Wittenberger Gesangbuch erschien, schrieb Luther 34 Lieder. Zwei seiner berühmtesten singen wir im heutigen Gottesdienst: „Nun freut euch, lieben Christen g’mein“ („Rallegrati, cristianità“) von 1523 und „Ein feste Burg ist unser Gott“ („La forte rocca è il mio Signor“) von 1529. Die gezielte Verbindung des Wortes Gottes mit der Musik, wie Luther sie vornahm, war so überzeugend, dass sie auch der damals feindlichen katholischen Kirche zum Vorbild wurde. Die Reformierten in der Schweiz übernahmen von Luther die Vertonung von biblischen Psalmen.

Was trieb Martin Luther zu dieser Verbindung von Theologie und Musik, von der frohen Botschaft von Jesus Christus und Gesang? Zuallererst ist es Luthers grundlegende Überzeugung: Der Glaube kann nicht anders als zu singen. „Wes das Herz voll ist, des geht der Mund über“ (Lukas 6,45). Luther schreibt: „Gott hat unser Herz und Mut fröhlich gemacht durch seinen lieben Sohn, welchen er für uns gegeben hat zur Erlösung von Sünden, Tod und Teufel. Wer solches mit Ernst glaubt, der kanns nicht lassen, er muss fröhlich und mit Lust davon singen und sagen, dass es andere auch hören und herbei kommen. Wer aber nicht davon singen und sagen will, das ist ein Zeichen, dass er’s nicht glaubt.“ 

 

Für Luther drängt die Dankbarkeit und Freude über Gottes befreiende Taten in Jesus Christus den gläubigen Menschen zum Singen. Es ist wie bei den Aposteln Petrus und Johannes, die von ihrem Glauben nicht schweigen konnten. Sie hatten sich gegenüber dem jüdischen Hohen Rat zu rechtfertigen, weshalb sie trotz Verbots weiterhin von Jesus Christus in der Öffentlichkeit predigten. Sie sagten: „Wir können es ja nicht lassen, von dem zu reden, was wir gesehen und gehört haben“ (Apostelgeschichte 4,20).

 

Bestes Beispiel für dieses „Ich kann nicht anders als zu singen“, ist Luther selbst. Als er in jungen Jahren ins Kloster eintrat, verkaufte er zusammen mit seiner übrigen Habe auch seine Laute; er wollte sich aller weltlichen Freuden entsagen. Als er aber Jahre später durch das Studium der Bibel das Evangelium entdeckte und sich als neuer, befreiter Mensch verstand, nahm er mit fröhlichem Eifer Gesang und Musik wieder auf und kaufte erneut eine Laute. So wurde in Luthers Haus – oft in großer Gesellschaft – viel und fröhlich gesungen. Und Luther konnte nicht anders, er wollte und musste Kirchenlieder schreiben und so das Volk teilhaben lassen an seiner tiefempfundenen Glaubensfreude.

 

Doch noch ein zweites trieb Luther zur Schaffung seiner Lieder. Es war seine Überzeugung: Auf musikalische Weise kommt und bleibt das Wort Gottes leichter unter den Leuten. Die Fröhlichkeit der Musik erhebt das Herz und öffnet es für die Botschaft der Bibel und für die christlichen Sittengebote. Luther verfasste zu fast allen zentralen Punkten der christlichen Botschaft ein Lied: zu Taufe und Abendmahl ebenso wie zum Vaterunser oder den Zehn Geboten. Dabei achtete Luther nicht nur auf eine eingängige Melodie, sondern auch auf eine klare und verständliche Sprache. Das Volk solle, so Luther, „möglichst einfache und gebräuchliche, freilich reine und passende Worte singen“.

 

Mit seinen Kirchenliedern, die er im Wittenberger Gesangbuch sammelte und veröffentlichte, schuf Luther nicht nur eine Glaubenshilfe für den einzelnen Christen oder für den privaten Hausgebrauch in der Familie. Sondern seine Lieder waren auch für den Gebrauch im Gottesdienst gedacht, um durch das gemeinsame Singen den einzelnen Menschen in die christliche Gemeinde einzubinden. So sangen die Menschen die Lieder Luthers gemeinsam zur eigenen seelischen Stärkung und zum Lob der Taten Gottes. 

 

Das Volk, für das Luthers Lieder gedacht waren, nahm die Kirchenlieder des Reformators mit Inbrunst auf. Über die Generationen hinweg waren es die Lieder Luthers, die im Gottesdienst, in den Familien oder wo immer man sich zum Singen zusammenfand, den christlichen Glauben in Worten und Melodien lebendig werden ließen. Und heute, zum Sonntag des Reformationsfestes 2023, singen wir aus unserem deutsch-italienischen Gesangbuch. Ohne Martin Luther hätten wir es wohl nicht.

 

Doch was wir neben dem Gesangbuch auch haben, sind Luthers Gedanken zur Musik, Gedanken, die der christlichen Musik auch unserer Tage neue Inspiration und Schwung verleihen können. In drei kurzen Punkten möchte ich sie zusammenfassen.

Einmal, wann und wo auch immer wir Christen christliche Musik hören oder sie selber praktizieren: 

Singen und Musizieren wir nicht teilnahmslos oder traurig, sondern singen wir fröhlich und mit Leib und Seele! Denn wir singen ja von den großen Taten Gottes! Uns sollte das Herz voller Glück sein, so dass sich unsere Lippen schon von alleine zum Singen bewegen.

Zum zweiten: Singen wir nicht nur für uns selbst, sondern suchen wir auch die Gemeinschaft mit anderen Christen, um uns mit ihnen zusammenzutun! Wenn es in der Familie vielleicht schwierig ist, dann lasst uns im Gottesdienst oder auch in einem Chor singen! Gemeinsames Singen hat eine enorme Kraft und befreiende Wirkung. Luther selbst war ein eifriger Sänger in Gemeinschaft.

Und schließlich singen und musizieren wir nicht nur zu unserer eigenen Stärkung und erst recht nicht uns selbst zum Ruhm. Sondern lasst uns Gott zur Ehre und zum Dank für alles, was er uns durch Jesus Christus geschenkt hat, singen und spielen! 

„Und der Friede Gottes, der alles menschliche Begreifen weit übersteigt, bewahre euer Denken und Wollen im Guten, geborgen in der Gemeinschaft mit Jesus Christus.“ (Philipper 4,7)

Pfarrer Tobias Brendel


Dopo la predica:

Ora canteremo un altro inno di Martin Lutero, di cui ho parlato poco fa nella predica:

Rallegrati, cristianità. Numero 249, strofe 1,2+4-7.

Nel frattempo facciamo la colletta per il restauro dell'organo di San Francesco.