30.10.2022 Testo della Predica - Predigttext


Dove e quando?


Domenica, 30 ottobre 2022

ore 11:00

Chiesa San Francesco d'Assisi

Via San Francesco d'Assisi 11

Torino


Culto in attesa della Festa della Riforma

Riflessioni omiletiche sul Salmo 46

Foto: Lehmann
Foto: Lehmann

Wo und Wann?


Sonntag,  30. Oktober 2022

11:00 Uhr

Kirche San Francesco d'Assisi

Via San Francesco d'Assisi 11

Torino 


Gottesdienst vor dem Reformationstag

Predigtgedanken zu Psalm 46



Testo della Predica


1 Al direttore del coro. Dei figli di Core.

Per voci di soprano. Canto.

Dio è per noi un rifugio e una forza,

un aiuto sempre pronto nelle difficoltà.

2 Perciò non temiamo se la terra è sconvolta, se i monti si smuovono in mezzo al mare,

3 se le sue acque rumoreggiano, schiumano

e si gonfiano, facendo tremare i monti. [Pausa]

4 C'è un fiume, i cui ruscelli rallegrano la città di Dio, il luogo santo della dimora dell'Altissimo.

5 Dio si trova in essa: non potrà vacillare.

Dio la soccorrerà al primo chiarore del mattino.

6 Le nazioni rumoreggiano, i regni vacillano;

egli fa udire la sua voce, la terra si scioglie.

7 Il SIGNORE degli eserciti è con noi,

il Dio di Giacobbe è il nostro rifugio. [Pausa]

8 Venite, guardate le opere del SIGNORE,

egli fa sulla terra cose stupende.

9 Fa cessare le guerre fino all'estremità della terra; rompe gli archi, spezza le lance, brucia i carri da guerra.

10 «Fermatevi», dice, «e riconoscete che io sono Dio. Io sarò glorificato fra le nazioni,

sarò glorificato sulla terra».

11 Il SIGNORE degli eserciti è con noi;

il Dio di Giacobbe è il nostro rifugio.» [Pausa].

I

 

 Nei grandi negozi mia mamma aveva l’abitudine di lasciarmi guardare i giocattoli mentre lei si procurava altre cose. A volte mi assaliva la paura che mia mamma potesse non tornare più da me. Iniziavo a cercarla nel negozio pieno di preoccupazione per quello che sarebbe potuto essere di me se lei non fosse più tornata, ma lei tornava sempre da me. Non mi ha mai dimenticato. La mia preoccupazione era totalmente infondata. Lei mi prendeva in braccio con affetto.

 

Nel Medioevo erano in tanti a trovarsi in una simile preoccupazione esistenziale per sé stessi. Li assillava la domanda su come potessero salvare loro e la loro vita davanti a Dio – il loro giudice – e il suo giudizio. Dio li avrebbe accettati presso di sé quando fossero stati davanti a lui nell’eternità o li avrebbe abbandonati alla condanna eterna all’inferno? Anche Martin Lutero era tormentato da questa domanda. Questo fu il motivo per cui egli andò in convento e lì cercò di condurre la vita più perfetta possibile come monaco sottostando alle più ferree regole monastiche. La sua paura però di essere perso per sempre davanti a Dio rimase. Dopo uno studio della Bibbia incessante, durato anni, egli infine si imbatté nella cognizione liberatrice che la preoccupazione per se stesso e la sua vita Dio l’aveva già presa da tempo nella sua mano. Il figlio di Dio Gesù Cristo era morto sulla croce per la sua imperfezione e il suo peccato così come per quelli di tutti gli esseri umani, egli stesso aveva sopportato per loro la condanna a morte, li aveva assolti e acquisito per loro la pace di Dio. Questa conoscenza del Vangelo liberò immediatamente Martin Lutero dalla paura per se stesso. Aveva riconosciuto Dio come suo amico e salvatore davanti al quale non aveva bisogno di avere paura. Dio aveva agito da tempo per la sua salvezza, precedendo tutte le sue azioni umane e tutta la sua preoccupazione umana.

 

Questa cognizione di Martin Lutero si chiama anche “la riscoperta dell’azione di Dio per la nostra salvezza”. Nella Festa della Riforma odierna pensiamo in modo particolare al suo significato perpetuo. Essa avvenne nel tardo Medioevo, quando l’uomo era imprigionato nella preoccupazione per se stesso. Con tutta la forza Martin Lutero portò in pubblico il Vangelo riscoperto. Nel farlo non ebbe paura di affrontare nessun conflitto, nemmeno con il papa o l’imperatore, nemmeno sotto la minaccia di morte. Se Dio per mezzo di Gesù Cristo era per lui e dalla sua parte, se la sua vita era protetta in eterno in Cristo, non aveva niente da temere dalle minacce umane e nemmeno dalla morte.

II

Di conseguenza uno dei suoi salmi preferiti era il Salmo 46. Questo tratta la presenza salvatrice, protettrice di Dio sul Monte Sion, nel Tempio di Gerusalemme, e contiene la conoscenza che si ripete: »Il SIGNORE degli eserciti è con noi; il Dio di Giacobbe è il nostro rifugio«. Martin Lutero compose su questo salmo la professione di fede e il grande inno della Riforma »È forte rocca il Signor, per noi corazza e lama. Nell’afflizione con vigor soccorre chi lo chiama«.

 

Eppure la nostra vita e il nostro mondo sono minacciati. Proprio in questi giorni lo viviamo di nuovo. Siamo preoccupati e ci rendiamo conto per esempio della minaccia di un’espansione della guerra in Ucraina, delle catastrofi naturali dovute al cambiamento climatico, così come la crisi energetica e la penuria di risorse. Molte persone si sentono minacciate e vedono in pericolo le fondamenta della nostra società e di una vita pacifica. Tante cose che ci sembravano ovvie finora, addirittura inviolabili e incrollabili, hanno perso in questi giorni il loro status. Percepiamo i limiti della nostra forza umana.

Ma non possiamo dimenticare che il Salmo 46 è senza tempo poiché parla in tutta la sua validità anche a noi nel nostro tempo.

 

Infatti vale anche per noi oggi ciò che Dio ha fatto attraverso Gesù Cristo per noi esseri umani una volta per tutte. Egli si è posto dalla nostra parte in modo definitivo per mezzo della croce e della risurrezione, anticipando tutte le nostre preoccupazioni e le nostre azioni. Grazie a Cristo ha accolto presso di sé noi esseri umani imperfetti e che continuiamo a fallire. Anche per noi oggi vale l’incoraggiamento del Vangelo: se Dio è per te, qualsiasi tua preoccupazione per te stesso è infondata. Se Dio si è messo dalla tua parte, che cosa ti potrebbe mai fare del danno? In lui tu sei protetto.

Poiché Dio è con noi, per noi può valere: »Perciò non temiamo se la terra è sconvolta, se i monti si smuovono in mezzo al mare, se le sue acque rumoreggiano, schiumano e si gonfiano, facendo tremare i monti«. No, non abbiamo bisogno di avere paura. Ci possiamo tranquillizzare nella presenza di Dio con noi anche in questi giorni. »Fermatevi e riconoscete che io sono Dio«. Il “Dio per noi” è da te e da me… oggi e tutti i giorni e in eterno per mezzo di Gesù Cristo.

 

“E la pace di Dio, che supera ogni intelligenza, custodirà i vostri cuori e i vostri pensieri in Cristo Gesù”.

Traduzione dal tedesco di Katia Cavallito

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Predigttext


1 Ein Lied der Korachiter, vorzusingen, nach der Weise »Junge Frauen«. 2 Gott ist unsre Zuversicht und Stärke, eine Hilfe in den großen Nöten, die uns getroffen haben. 3 Darum fürchten wir uns nicht, wenngleich die Welt unterginge und die Berge mitten ins Meer sänken, 4 wenngleich das Meer wütete und wallte und von seinem Ungestüm die Berge einfielen. Sela. 5 Dennoch soll die Stadt Gottes fein lustig bleiben mit ihren Brünnlein, da die heiligen Wohnungen des Höchsten sind.[1] 6 Gott ist bei ihr drinnen, darum wird sie fest bleiben; Gott hilft ihr früh am Morgen. 7 Die Völker müssen verzagen und die Königreiche fallen, das Erdreich muss vergehen, wenn er sich hören lässt. 8 Der HERR Zebaoth ist mit uns, der Gott Jakobs ist unser Schutz. Sela. 9 Kommt her und schauet die Werke des HERRN, der auf Erden solch ein Zerstören anrichtet, 10 der den Kriegen ein Ende macht in aller Welt, der Bogen zerbricht, Spieße zerschlägt und Wagen mit Feuer verbrennt. 11 Seid stille und erkennet, dass ich Gott bin! Ich will mich erheben unter den Völkern, ich will mich erheben auf Erden. 12 Der HERR Zebaoth ist mit uns, der Gott Jakobs ist unser Schutz. Sela.

I

In großen Geschäften hatte meine Mutter die Angewohnheit, mich bei den Spielwaren schauen zu lassen, während sie selbst andere Dinge besorgte. Mich überkam manchmal die Angst, meine Mutter könnte nicht mehr zu mir zurückkehren. Ich fing an, sie im Geschäft zu suchen, voll der Sorge um mich selbst, was aus mir werden würde, wenn sie nicht mehr käme. Aber sie kam immer zu mir zurück. Sie hat mich nie vergessen. Meine Sorge war völlig unbegründet. Sie nahm mich herzlich in den Arm.

 

Im Mittelalter waren viele Menschen in ähnlicher existentieller Sorge um sich selbst. Sie trieb die Frage um, wie sie sich und ihr Leben vor Gott, ihrem Richter, und seinem Urteilsspruch retten könnten. Würde Gott sie bei sich annehmen, wenn sie vor ihm in der Ewigkeit stehen, oder würde er sie der ewigen Verdammnis in der Hölle preisgeben? Auch Martin Luther trieb diese Sorge um. Sie war Grund dafür, dass er ins Kloster ging und dort als Mönch unter strengsten Klosterregeln das vollkommenste Leben zu führen versuchte, das für ihn vorstellbar war. Seine Angst aber, vor Gott auf ewig verloren zu gehen, blieb bestehen. Nach jahrelangem, unentwegtem Bibelstudium stieß er schließlich auf die befreiende Erkenntnis: Die Sorge um sich selbst und sein Leben hatte Gott bereits längst in seine eigene Hand genommen. Gottes eigener Sohn Jesus Christus war für seine Unvollkommenheiten und seine Schuld sowie die aller Menschen am Kreuz gestorben, er selbst hatte das Todesurteil für sie getragen, sie frei gesprochen und ihnen Gottes Frieden erworben. Augenblicklich setzte diese Erkenntnis des Evangeliums Martin Luther frei von seiner Angst um sich selbst. Er hatte Gott als seinen Freund und Retter erkannt, vor dem er sich nicht zu fürchten brauchte. Gott hatte längst – allem seinem menschlichen Tun und seiner menschlichen Sorge zuvorkommend – zu seinem Heil gehandelt. 

 

Diese Erkenntnis Martin Luthers nennt man auch „die Wiederentdeckung des Handelns Gottes zu unserem Heil“. Am heutigen Reformationstag denken wir in besonderer Weise an ihre immerwährende Bedeutung. Damals ereignete sie sich in der Zeit des Spätmittelalters, als der Mensch gefangen war in der Sorge um sich selbst. Mit aller Kraft brachte Martin Luther das neu entdeckte Evangelium in die Öffentlichkeit. Er scheute dabei keine Konflikte, auch nicht mit Papst und Kaiser, auch nicht in Todesbedrohung. War Gott durch Jesus Christus für ihn und auf seiner Seite, war sein Leben auf ewig geborgen in Christus, so hatte er von menschlichen Bedrohungen und selbst vom Tod nichts zu befürchten. 

II

Folgerichtig war einer seiner Lieblingspsalmen Psalm 46. Dieser handelt von der rettenden, bergenden Gegenwart Gottes auf dem Berg Zion, im Jerusalemer Tempel, und enthält das sich wiederholende Bekenntnis: „Der HERR Zebaoth ist mit uns, der Gott Jakobs ist unser Schutz“ (Verse 8+12). Martin Luther dichtete zu diesem Psalm das Bekenntnis und große Reformationslied „Ein feste Burg ist unser Gott, ein gute Wehr und Waffen; er hilft uns frei aus aller Not, die uns jetzt hat betroffen.“

 

Jedoch unser Leben und unsere Welt sind bedroht. Gerade in diesen Tagen erleben wir das aufs Neue. Wir sind besorgt und nehmen zum Beispiel die Bedrohung einer Ausweitung des Krieges in der Ukraine, Naturkatastrophen bedingt durch den Klimawandel wie auch eine Energiekrise und Ressourcenknappheit wahr. Viele Menschen fühlen sich bedroht und sehen die Grundlagen unserer Gesellschaft und eines friedvollen Lebens in Gefahr. Vieles, was uns bisher selbstverständlich, ja unantastbar und unerschütterlich galt, hat in diesen Tagen diesen seinen Status verloren. Wir spüren die Grenzen unserer menschlichen Kraft.

Aber wir dürfen nicht vergessen, dass Psalm 46 zeitlos ist, denn er spricht in aller Gültigkeit auch zu uns in unsere Zeit. 

 

Denn auch uns heute gilt, was Gott in Jesus Christus ein für alle Mal für uns Menschen getan hat. Er hat sich – aller unserer Sorge und unserem Tun zuvor – durch Kreuz und Auferstehung unwiderruflich auf unsere Seite gestellt. Durch Christus hat er uns unvollkommene und immer wieder scheiternde Menschen bei sich angenommen. Auch uns heute gilt der Zuspruch des Evangeliums: Ist Gott für dich, ist alle deine Sorge um dich selbst unbegründet. Hat Gott sich auf deine Seite gestellt, was soll dir noch schaden können? Du bist in ihm geborgen.

 

 

Weil Gott bei uns ist, darf bei uns gelten: „Darum fürchten wir uns nicht, wenngleich die Welt unterginge und die Berge mitten ins Meer sänken, wenngleich das Meer wütete und wallte und von seinem Ungestüm die Berge einfielen. (3) Nein, wir brauchen uns nicht zu fürchten. Wir dürfen ruhig werden in der Gegenwart Gottes bei uns auch in diesen Tagen. „Seid stille und erkennet, dass ich Gott bin! (11)“ Der „Gott für uns“ ist bei dir und bei mir – heute und alle Tage und auf ewig durch Jesus Christus. 

„Und der Friede Gottes, der höher ist als alle Vernunft, der bewahre eure Herzen und Sinne in Christus Jesus.“

Pfarrer Tobias Brendel