02.10.2022 Testo della Predica - Predigttext


Dove e quando?


Domenica, 2 ottobre 2022

ore 15:00

Chiesa San Francesco d'Assisi

Via San Francesco d'Assisi 11

Torino


Culto di Ringraziamento per il Raccolto

Deuteronomio 8, 7-18

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Wo und Wann?


Sonntag,  2. Oktober 2022

15:00 Uhr

Kirche San Francesco d'Assisi

Via San Francesco d'Assisi 11

Torino 


Erntedankgottesdienst

5. Mose 8,7-18



Testo della Predica


Mosè disse al popolo:

7 perché il SIGNORE, il tuo Dio, sta per farti entrare in un buon paese: paese di corsi d'acqua, di laghi e di sorgenti che nascono nelle valli e nei monti; 8 paese di frumento, d'orzo, di vigne, di fichi e di melagrane; paese d'ulivi e di miele; 9 paese dove mangerai del pane a volontà, dove non ti mancherà nulla; paese dove le pietre sono ferro e dai cui monti scaverai il rame. 10 Mangerai dunque e ti sazierai e benedirai il SIGNORE, il tuo Dio, a motivo del buon paese che ti avrà dato. 11 Guàrdati dal dimenticare il SIGNORE, il tuo Dio, al punto da non osservare i suoi comandamenti, le sue prescrizioni e le sue leggi che oggi ti do; 12 affinché non avvenga, dopo che avrai mangiato a sazietà e avrai costruito e abitato delle belle case, 13 dopo che avrai visto il tuo bestiame grosso e minuto moltiplicarsi, accrescersi il tuo argento, il tuo oro e abbondare ogni tua cosa, 14 che il tuo cuore si insuperbisca e tu dimentichi il SIGNORE, il tuo Dio, che ti ha fatto uscire dal paese d'Egitto, dalla casa di schiavitù; 15 che ti ha condotto attraverso questo grande e terribile deserto, pieno di serpenti velenosi e di scorpioni, terra arida, senz'acqua; che ha fatto sgorgare per te acqua dalla roccia durissima; 16 che nel deserto ti ha nutrito di manna che i tuoi padri non avevano mai conosciuta, per umiliarti e per provarti, per farti, alla fine, del bene. 17 Guàrdati dunque dal dire in cuor tuo: La mia forza e la potenza della mia mano mi hanno procurato queste ricchezze. 18 Ricòrdati del SIGNORE tuo Dio, poiché egli ti dà la forza per procurarti ricchezze, per confermare, come fa oggi, il patto che giurò ai tuoi padri.

I

Cara comunità, care sorelle e cari fratelli!

Il testo della nostra predica di oggi è un discorso di Mosè. Egli tiene questo discorso davanti al popolo Israele di cui è il capo. Mosè tiene il suo discorso quando il popolo Israele è stato liberato dalla schiavitù in Egitto e ha dietro di sé il lungo cammino attraverso il deserto. Davanti a Israele c’è ora la terra di Cana, l’odierna Palestina. Israele sta per trasferirsi a Cana e prenderne possesso. La ricchezza della terra di Cana è proverbiale. Con il suo discorso Mosè ci porta dentro nel pieno di questa ricchezza. Quante cose elenca Mosè! «Laghi e sorgenti che nascono nelle valli e nei monti e scorrono nei prati, frumento, orzo, vigne, fichi e melagrane, ulivi e miele, pane a volontà, le pietre sono ferro e rame nei monti».

 

Quando l’ho letto, mi sono subito ricordato del mio primo contatto con un mercato italiano. Anche lì si trovano in quantità frutti di vario tipo. È una delizia per gli occhi! Tante cose di quelle elencate nel Deuteronomio le ho già trovate lì: uva, fichi, melagrane, olio e miele. Quello che c’era più di 2000 (duemila) anni fa a Cana c’è oggi anche in Italia. Oggi ho portato di queste cose dell’uva, dell’olio e del miele.

 

Probabilmente avete questi cibi anche a casa vostra. Dove li si trova da voi? Nel frigorifero, sul tavolo della cucina, nella dispensa? Adesso metto i miei cibi ben visibili per voi sull’altare. Devono essere visibili, poiché Mosè non fa altro: nel suo discorso egli ci mette davanti agli occhi questi frutti nella loro pienezza. Ed egli pone sopra a questi frutti la domanda: da dove viene tutto questo? Egli pone la domanda innanzitutto al popolo Israele. Dio lo ha liberato dalla schiavitù in Egitto. Dio adesso lo sta conducendo nella terra di Cana sotto la guida di Mosè. Mosè guarda avanti nel tempo in cui Israele vivrà in questa terra e chiede: da dove verrà tutto ciò che voi Israeliti troverete e di cui godrete in questo Paese?

 

In linea di massima Mosè pone questa domanda anche a noi oggi. Da dove vengono l’uva, l’olio e il miele che vediamo qui sull’altare? Da dove viene ciò che tu ed io abbiamo a casa nella dispensa, i nostri averi che spesso sono addirittura delle ricchezze?

 

Quale risposta diamo: da dove viene tutto ciò? Quale risposta dai tu? Quale risposta ci dà Mosè?

II

La maggior parte della gente risponderà senz’altro: ciò che possiedo e ciò di cui godo me lo sono guadagnato con le mie forze lavorando. E presentano con orgoglio quello che hanno realizzato con il proprio zelo.

 

La risposta di Mosè è un’altra. La troviamo in più punti del suo discorso ed è molto incisiva.

Egli dice a Israele: se nella terra di Cana raggiungerai la ricchezza, allora è grazie a Dio: «Ricòrdati del SIGNORE tuo Dio, poiché egli ti dà la forza per procurarti ricchezze». Non è solo con la nostra forza creatrice che raggiungiamo la ricchezza, bensì questa forza è in realtà forza di Dio che egli ci fa arrivare in modo invisibile. Se Dio ce la volesse far mancare, non avremmo nessun successo. Allora sull’altare non ci sarebbero alcuna uva, alcun olio e alcun miele. Allora non avremmo di sicuro neanche una casa e un’auto. Sembra molto semplice, ma è proprio vero. O qualcuno vorrebbe forse affermare di potersi dare la sua forza da solo e mantenerla da solo? Come finirebbe tutto ciò in fretta!

 

Mosè va ancora un passo oltre. Ricorda al popolo Israele tutto ciò che esso ha ancora ricevuto da Dio, gli ricorda i fondamenti della vita. La terra di Cana i frutti della quale potete godere? Non è merito vostro, bensì un regalo libero di Dio! La liberazione dalla schiavitù in Egitto? Non è merito vostro, bensì un regalo libero di Dio! Mosè dice agli Israeliti: di per sé voi da soli non siete niente. Ma perché Dio si è dedicato a voi in modo magnifico, per questo potete essere qualcosa. Voi vivete di lui, di lui solo, della sua volontà, della sua grazia.

 

E questo è vero anche per noi. Se Dio non ci avesse creati, chi di noi esisterebbe? Se non ci desse ogni momento l’aria da respirare, chi di noi resterebbe in vita? Se non ci accogliesse presso di sé attraverso Gesù Cristo, chi di noi potrebbe stare davanti a lui? Niente di tutta la nostra esistenza l’abbiamo da noi stessi. Soltanto in Dio e in Dio solo siamo e abbiamo qualcosa.

 

III

Noi uomini spesso non ci rendiamo conto del fatto che siamo così dipendenti da Dio. Succede molto in fretta che dimentichiamo la nostra dipendenza da Dio. La vita quotidiana arriva, dimentichiamo di che cosa viviamo in realtà, teniamo noi stessi in grande considerazione e pensiamo di essere qualcuno. 

 

Mosè vede questo pericolo – di dimenticare Dio – arrivare anche su Israele quando ha vissuto solo un certo periodo nella terra di Cana. Egli ammonisce: «affinché non avvenga, dopo che avrai mangiato a sazietà […] che il tuo cuore si insuperbisca e tu dimentichi il SIGNORE, il tuo Dio». È così, non è vero? Nel momento del bisogno ci rivolgiamo a Dio. se però stiamo meglio, diventiamo superbi e lo dimentichiamo. Credo che la dimenticanza verso Dio diffusa a livello mondiale delle nostre società occidentali abbia a che fare anche con questa sazietà.

 

A questo proposito devo pensare spesso a una ragazza nella mia comunità precedente. L’ho confermata circa 12 anni fa. A quel tempo avevo lasciato i miei confermandi liberi di scegliersi da soli dalla Bibbia il loro motto per la confermazione. La ragazza mi disse il suo versetto: «quando mangerai e sarai sazio, guàrdati dal dimenticare il SIGNORE». Era un versetto da un altro capitolo del Deuteronomio, ma è quasi identico al discorso di oggi di Mosè. Mi stupii: era un motto scelto di rado, per di più con grande serietà! Alcuni anni dopo però aprii una sua lettera e vi trovai la sua dichiarazione di abbandono della Chiesa. Ero triste, addirittura sgomento. Perché aveva lasciato la Chiesa? Non lo sapevo. Era diventata troppo sazia? Per questo aveva dimenticato il suo Dio?

 

Non ci dobbiamo illudere. Nessuno di noi è escluso da questo pericolo. Dimenticare Dio questa è la tenebrosa tendenza del nostro cuore. Per questo vorrei chiedere adesso alla fine: che cosa possiamo fare per non dimenticare Dio? Menziono tre brevi punti.

 

IV

Innanzitutto dobbiamo essere sempre nuovamente consapevoli del pericoloso errore di base che può attaccare così in fretta il nostro pensiero quando diventiamo ricchi e sazi. Ancora una volta Mosè: «Guàrdati dunque dal dire in cuor tuo: La mia forza e la potenza della mia mano mi hanno procurato queste ricchezze». Questo è un errore! La verità è: «Ricòrdati del SIGNORE tuo Dio, poiché egli ti dà la forza per procurarti ricchezze». Non siamo niente da noi stessi, abbiamo tutto soltanto in lui. Se ci è chiaro questo, non dimenticheremo Dio.

 

Una seconda cosa. Invece di dimenticare Dio, che cosa dobbiamo fare? Dobbiamo benedire Dio. Di nuovo Mosè: «Mangerai dunque e ti sazierai e benedirai il SIGNORE, il tuo Dio, a motivo del buon paese che ti avrà dato». Sì, benedirlo per tutto ciò che ci dona per sua grazia. Anche Martin Lutero formula la cosa in modo molto simile nel suo Piccolo Catechismo. Prima nel culto abbiamo pronunciato insieme la sua versione del Credo. Dopo che lì viene elencato tutto ciò che riceviamo da Dio, si dice: «A motivo di tutto ciò devo ringraziarlo e lodarlo e sono tenuto a servirlo e obbedirlo». Invece di dimenticare Dio, lodare Dio. Cioè: ubbidirgli e servirlo con la nostra vita, tutta la nostra esistenza, con tutto ciò che siamo e abbiamo.

 

Una terza e ultima cosa. Per tanto noi oggi ascoltiamo questo messaggio e ci sforziamo di prenderlo a cuore, ci può succedere facilmente di dimenticare di nuovo Dio, che in noi diventi muta la lode a Dio e noi andiamo per le nostre strade. Questa è la debolezza del nostro cuore umano. Contro questo aiuta soltanto una preghiera. «Tienimi vicino a te, mio Dio! Dentro di me sono debole, tu invece sei forte. Ti sono infedele, tu invece mi sei fedele. Légami a te. A te voglio appartenere, a te solo». Così possiamo, così dobbiamo pregare giorno per giorno.

 

Quando lasciamo la chiesa oggi, vorrei dare a ognuna e a ognuno di voi un po’ d’uva, i frutti della terra di Cana e anche i frutti della terra d’Italia. È qui davanti sull’altare. È il tavolo del Signore. Da lui riceviamo tutto ciò che è buono. Godetevi l’uva in tranquillità. E poi fate salire in voi la lode a Dio: «Grazie, Signore, da te ricevo tutto. A te appartiene la mia vita».

 

“E la pace di Dio, che supera ogni intelligenza, custodirà i vostri cuori e i vostri pensieri in Cristo Gesù”.

Traduzione dal tedesco di Katia Cavallito

Foto: Sabine Wolters
Foto: Sabine Wolters

Predigttext


Mose sprach zum Volk:

7 Der HERR, dein Gott, führt dich in ein gutes Land, ein Land, darin Bäche und Quellen sind und Wasser in der Tiefe, die aus den Bergen und in den Auen fließen, 8 ein Land, darin Weizen, Gerste, Weinstöcke, Feigenbäume und Granatäpfel wachsen, ein Land, darin es Ölbäume und Honig gibt, 9 ein Land, wo du Brot genug zu essen hast, wo dir nichts mangelt, ein Land, in dessen Steinen Eisen ist, wo du Kupfererz aus den Bergen haust. 

10 Und wenn du gegessen hast und satt bist, sollst du den HERRN, deinen Gott, loben für das gute Land, das er dir gegeben hat. 11 So hüte dich nun davor, den HERRN, deinen Gott, zu vergessen, sodass du seine Gebote und seine Gesetze und Rechte, die ich dir heute gebiete, nicht hältst. 12 Wenn du nun gegessen hast und satt bist und schöne Häuser erbaust und darin wohnst 13 und deine Rinder und Schafe und Silber und Gold und alles, was du hast, sich mehrt, 14 dann hüte dich, dass dein Herz sich nicht überhebt und du den HERRN, deinen Gott, vergisst, 

der dich aus Ägyptenland geführt hat, aus der Knechtschaft, 15 und dich geleitet hat durch die große und furchtbare Wüste, wo feurige Schlangen und Skorpione und lauter Dürre und kein Wasser war, und ließ dir Wasser aus dem harten Felsen hervorgehen 16 und speiste dich mit Manna in der Wüste, von dem deine Väter nichts gewusst haben, auf dass er dich demütigte und versuchte, damit er dir hernach wohltäte. 

17 Du könntest sonst sagen in deinem Herzen: Meine Kräfte und meiner Hände Stärke haben mir diesen Reichtum gewonnen. 18 Sondern gedenke an den HERRN, deinen Gott; denn er ist's, der dir Kräfte gibt, Reichtum zu gewinnen, auf dass er hielte seinen Bund, den er deinen Vätern geschworen hat, so wie es heute ist.

I

Liebe Gemeinde, liebe Schwestern und Brüder!

Unser heutiger Predigttext ist eine Rede des Mose. Er hält sie vor dem Volk Israel, dessen Anführer er ist. Mose hält seine Rede, als das Volk Israel aus der Sklaverei in Ägypten befreit ist und den langen Weg durch die Wüste hinter sich hat. Vor Israel liegt nun das Land Kanaan, das heutige Palästina. Israel ist kurz davor, in Kanaan einzuziehen und es in Besitz zu nehmen. Der Reichtum des Landes ist sprichwörtlich. Mit seiner Rede führt uns Mose mitten hinein in die Fülle dieses Reichtums. Was Mose da alles aufgezählt! „Bäche und Quellen, die aus den Bergen und in den Auen fließen, Weizen, Gerste, Weinstöcke, Feigenbäume und Granatäpfel, Ölbäume und Honig, Brot genug zu essen, Eisen in Steinen, Kupfererz in den Bergen (aus den Versen 7-9)“. 

 

Als ich das las, fühlte ich mich sogleich an meine erste Begegnung mit einem italienischen Markt erinnert. Dort finden sich gleichfalls zahlreiche und verschiedenartige Früchte in Hülle und Fülle. Es ist eine Augenweide! Sehr vieles von dem, was im Mosebuch aufgeführt wird, habe ich dort bereits entdeckt: Weintrauben, Feigen, Granatäpfel, Öl und Honig. Was es vor mehr als 2000 Jahren in Kanaan gab, gibt es heutzutage auch in Italien. Ich habe davon heute Weintrauben, Öl und Honig mitgebracht.

 

Wahrscheinlich habt Ihr diese Speisen auch zuhause. Wo sie bei Euch wohl zu finden sind? Im Kühlschrank, auf dem Küchentisch, in der Speisekammer? Ich lege meine nun für Euch gut sichtbar auf den Altar. Sichtbar sollen sie sein, denn nichts anderes tut Mose: Er stellt uns in seiner Rede diese Früchte in ihrer ganzen Fülle vor Augen.

 

Und er stellt über diesen Früchten die Frage: Woher das alles? Er stellt die Frage zuerst dem Volk Israel. Gott hat es aus der Sklaverei in Ägypten befreit. Gott ist gerade dabei, es unter der Leitung des Mose in das Land Kanaan zu führen. Mose blickt voraus auf die Zeit, in der Israel in diesem Land wohnen wird und fragt: Woher wird das alles kommen, was ihr Israeliten in diesem Land vorfinden und genießen werdet? 

 

Im Prinzip stellt Mose diese Frage auch an uns heute. Woher kommen die Weintrauben, das Öl und der Honig, die wir hier auf dem Altar liegen sehen? Woher kommt das, was du und ich zuhause in der Speisekammer haben, was wir haben an Hab und Gut und oftmals sogar Reichtum?

 

Welche Antwort geben wir: Woher das alles? Welche Antwort gibst du? Welche Antwort gibt uns Mose?

II

Die meisten Menschen würden wohl antworten: Was ich besitze und was ich genieße, das habe ich mir aus eigenen Kräften erarbeitet. Und sie präsentieren stolz, was sie durch ihren Fleiß erwirtschaftet haben.

 

Die Antwort des Mose ist eine andere. Wir finden sie an mehreren Stellen seiner Rede und sie ist sehr eindringlich. Er sagt zu Israel: Wenn ihr es im Land Kanaan zu Reichtum bringen werdet, dann wegen Gott. „Gedenke an den HERRN, deinen Gott; denn er ist’s, der dir Kräfte gibt, Reichtum zu gewinnen. (18)“ Es ist nicht einfach allein unsere Schaffenskraft, mit der wir Reichtum erwirtschaften. Sondern diese Kraft ist eigentlich Kraft von Gott, die er uns in unsichtbarer Weise zukommen lässt. Würde Gott sie uns vorenthalten, brächten wir es zu nichts. Dann lägen auf dem Altar keine Weintrauben, Öl und Honig. Dann hätten wir tatsächlich auch kein Haus und kein Auto. Das klingt sehr einfach, aber es ist schlicht wahr. Oder würde jemand behaupten wollen, er könne sich seine Kraft selber geben und selber erhalten? Wie schnell ist das alles dahin! 

 

Mose geht noch einen Schritt weiter. Er ruft dem Volk Israel in Erinnerung, was es noch alles von Gott empfangen hat, er ruft ihm die Grundlagen des Lebens in Erinnerung. Das Land Kanaan, dessen Früchte ihr genießen dürft? Nicht eure Leistung, sondern ein freies Geschenk Gottes! Die Befreiung aus der Sklaverei in Ägypten? Nicht eure Leistung, sondern ein freies Geschenk Gottes! Mose sagt den Israeliten: Aus euch selbst heraus seid ihr nichts. Aber weil sich Gott euch auf wunderbare Weise zugewandt hat, darum dürft ihr etwas sein. Ihr lebt von ihm, von ihm allein, aus seinem Willen, aus seiner Gnade.

 

Und das ist doch auch für uns wahr. Wenn Gott uns nicht erschaffen hätte, wer von uns würde existieren? Wenn er uns nicht jeden Moment die Luft zum Atmen gäbe, wer von uns bliebe am Leben? Wenn er uns nicht durch Jesus Christus bei sich annähme, wer von uns könnte vor ihm stehen? Nichts von unserer ganzen Existenz haben wir von uns selber. Nur in Gott und in Gott allein sind wir und haben wir etwas.

III

Dass wir so sehr von Gott abhängig sind, ist uns Menschen aber oft nicht bewusst. Es geht sehr schnell, dass wir unsere Abhängigkeit von Gott völlig vergessen. Der Alltag kommt, wir vergessen, von wem wir in Wahrheit leben, halten große Stücke auf uns selbst und meinen, wir seien jemand. 

 

Mose sieht diese Gefahr, Gott zu vergessen, auch auf Israel zukommen, wenn es nur eine gewisse Zeit im Land Kanaan gelebt hat. Er warnt: „Wenn du nun gegessen hast und satt bist […] und alles, was du hast, sich mehrt, dann hüte dich, dass dein Herz sich nicht überhebt und du den HERRN, deinen Gott vergisst. (12-14)“ So ist es doch, oder nicht? In der Not wenden wir uns Gott zu. Geht’s uns aber besser, werden wir überheblich und vergessen ihn. Ich glaube, dass die weitverbreitete Gottvergessenheit unserer westlichen Gesellschaften gerade auch mit dieser Sattheit zu tun hat.

 

Ich muss in diesem Zusammenhang oft an ein Mädchen in meiner früheren Gemeinde denken. Ich habe sie vor etwa 12 Jahren konfirmiert. Damals hatte ich es meinen Konfirmanden freigestellt, sich ihren Konfirmationsspruch aus der Bibel selbst auszusuchen. Das Mädchen nannte mir ihren Vers: „Wenn du isst und satt wirst, so hüte dich, dass du nicht den HERRN vergisst. (5. Mose 6,11-12)“ Das war ein Vers aus einem anderen Kapitel des 5. Mosebuches, aber er deckt sich fast wortwörtlich mit unserer heutigen Moserede. Ich staunte, das war ein selten gewählter Spruch, noch dazu mit tiefem Ernst! Einige Jahre später aber öffnete ich einen Brief von ihr und fand darin ihre Erklärung zum Kirchenaustritt. Ich war traurig bis erschüttert. Warum war sie ausgetreten? Ich wusste es nicht. War sie zu satt geworden? Hatte sie darum ihren Gott vergessen?

 

Wir dürfen uns nicht täuschen. Keiner von uns ist von dieser Gefahr ausgenommen. Gott zu vergessen, das ist die finstere Tendenz unseres Herzens. Darum möchte ich nun zum Ende fragen: Was können wir dagegen tun, Gott zu vergessen? Ich nenne drei kurze Punkte.

IV

Einmal müssen wir uns immer neu den gefährlichen Grundirrtum bewusst machen, der so schnell unser Denken befallen kann, wenn wir reich und satt werden. Nochmal Mose: „Du könntest sagen in deinem Herzen: Meine Kräfte und meiner Hände Stärke haben mir diesen Reichtum gewonnen. (17)“ Das aber ist ein Irrtum. Die Wahrheit lautet: „Gedenke an den HERRN, deinen Gott; denn er ist’s, der dir Kräfte gibt, Reichtum zu gewinnen. (18)“ Nichts sind wir aus uns selbst, wir haben alles nur in ihm. Wenn uns das klar ist, werden wir Gott nicht vergessen.

 

Ein Zweites. Anstatt Gott zu vergessen, was sollen wir tun? Wir sollen Gott loben. Wieder Mose: „Wenn du gegessen und getrunken hast und satt bist, sollst du den HERRN, deinen Gott, loben. (10)“ Ja loben für alles, was er uns aus seiner Gnade schenkt. Ganz ähnlich formuliert auch Martin Luther in seinem Kleinen Katechismus. Vorhin haben wir im Gottesdienst seine Auslegung des Glaubensbekenntnisses miteinander gesprochen. Nachdem dort aufgezählt ist, was wir alles von Gott empfangen, heißt es: „für all das ich ihm zu danken und zu loben und dafür zu dienen und gehorsam zu sein schuldig bin. (Gesangbuch Seite 640)“ Statt Gott vergessen, Gott loben. Das heißt: Ihm gehören und ihm dienen mit unserem ganzen Leben, unserer ganzen Existenz, mit allem, was wir sind und haben.

 

Ein Drittes und Letztes. So sehr wir heute auf diese Botschaft hören und uns bemühen, sie uns zu Herzen zu nehmen: Es kann uns so leicht passieren, dass wir Gott doch wieder vergessen, das Gotteslob in uns verstummt und wir unsere eigenen Wege gehen. Das ist die Schwäche unseres menschlichen Herzens. Dagegen hilft nur ein Gebet. „Halte mich bei Dir, mein Gott! Ich bin innerlich schwach, du aber bist stark. Ich bin dir untreu, du aber bist mir treu. Binde mich an Dich. Dir will ich gehören, Dir allein.“ So können, so sollen wir Tag für Tag beten.

 

Wenn wir nun heute die Kirche verlassen, möchte ich einem jeden von Euch ein paar Weintrauben mitgeben, die Früchte das Landes Kanaan und auch die Früchte des Landes Italien. Hier vorne liegen sie auf dem Altar. Es ist der Tisch des Herrn. Von ihm empfangen wir alles Gute. Genießt die Weintrauben in Ruhe. Und dann lasst das Gotteslob in Euch aufsteigen: „Danke, Herr, von dir empfange ich alles. Dir gehört mein Leben.“ 

„Und der Friede Gottes, der höher ist als alle Vernunft, der bewahre eure Herzen und Sinne in Christus Jesus.“

Pfarrer Tobias Brendel