05.06.2022 Testo della Predica - Predigttext


Dove e quando?


Domenica, 5 giugno 2022

ore 11:00

Chiesa San Francesco d'Assisi

Via San Francesco d'Assisi 11

Torino


Culto con Santa Centa per la domenica di Pentecoste

Lettera ai Romani 8,1-2.10-11

Grafica - Graphik: Pfeffer
Grafica - Graphik: Pfeffer

Wo und Wann?


Sonntag, 5. Juni 2022

11:00 Uhr

Kirche San Francesco d'Assisi

Via San Francesco d'Assisi 11

Torino 


Gottesdienst mit Abendmahl zum Pfingstsonntag

Römer 8,1-2.10-11



Testo della Predica


Cara Comunità!

La festa di Pentecoste è la festa della nascita della Chiesa. Con l’effusione dello Spirito Santo inizia la storia della Chiesa universale – abbiamo sentito prima come lettura epistolare il brano relativo tratto dagli Atti degli Apostoli. Fino a quel momento si trattava di eventi limitati nel tempo e nello spazio, che toccavano soltanto certe persone, vale a dire quelle che vivevano quasi esattamente 2000 anni fa nelle province romane di Giudea, Samaria e Galilea. Un certo numero di loro incontrò il predicatore errante Gesù di Nazareth e alcune di loro diventarono suoi discepoli. Nel complesso si trattava di un gruppo di persone piuttosto ristretto, così piccolo che non viene menzionato in nessun documento storico al di fuori della Bibbia.

Anche la resurrezione di Gesù Cristo è stata percepita solo da persone che avevano già incontrato Gesù prima della sua morte. Per 40 giorni – così dice la Bibbia – il Risorto ha incontrato i suoi discepoli e li ha convinti del fatto che la nuova vita che era iniziata in comunione con lui non era finita con la sua morte in croce, ma – al contrario – ne era stata confermata: la morte non può intaccare questa nuova vita.

Dopo 40 giorni il Risorto è poi salito in cielo, così continua la Bibbia. In questo modo il Gesù risorto si è allontanato dal piccolo gruppo intorno a lui per poter essere vicino a noi tutti nel cuore. Infatti dopo poco tempo, a Pentecoste, ha iniziato a inviare lo Spirito Santo che permette a tutti gli uomini su questa terra la comunione con lui risvegliando la fede in lui.

A Pentecoste non si tratta quindi soltanto di un evento storico avvenuto circa 2000 anni fa al quale guardiamo indietro. A Pentecoste ci viene piuttosto fatto anche notare che la nostra fede cristiana si basa sull’efficacia dello Spirito Santo.

È di questo che si tratta nella predica di oggi. Il suo fondamento biblico consiste in 4 versetti dal capitolo 8 della Lettera ai Romani. Essi riassumono a riguardo dello Spirito Santo ciò che l’Apostolo Paolo ha scritto molto dettagliatamente e in modo non facilmente comprensibile in due ampi capitoli alla comunità a Roma.

Leggo i versetti 1 e 2, 10 e 11:

1 Non c'è dunque più nessuna condanna per quelli che sono in Cristo Gesù, 2 perché la legge dello Spirito della vita in Cristo Gesù ti ha liberato dalla legge del peccato e della morte. 

10 Ma se Cristo è in voi, nonostante il corpo sia morto a causa del peccato, lo Spirito dà vita a causa della giustificazione. 11 Se lo Spirito di colui che ha risuscitato Gesù dai morti abita in voi, colui che ha risuscitato Cristo dai morti vivificherà anche i vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi.

Guardiamo innanzitutto i primi due versetti. Per coloro che sono “in Cristo Gesù” non c’è nessuna condanna. “In Cristo Gesù” siamo liberi “dalla legge del peccato e della morte”. La condizione per questo, cioè che possiamo vivere pieni di vitalità “in Cristo Gesù”, viene creata però dallo Spirito Santo.

Di che cosa si tratta in questa liberazione? L’essere umano ha preso un’altra strada nella sua evoluzione in confronto a tutti gli altri esseri viventi. È diventato consapevole della sua mortalità e ha sviluppato una consapevolezza che lo distingue da tutti gli altri animali. Questo lo ha separato da Dio perché ha percorso la sua propria strada. La Bibbia descrive questo nella storia di Adamo ed Eva, che mangiano un frutto dall’albero della conoscenza del bene e del male e quindi cadono nel peccato. Vengono scacciati dal Giardino dell’Eden. Loro e i loro discendenti vivono separati da Dio e impregnati dal peccato.

Il peccato è motivo per la maledizione dell’essere umano da parte di Dio. L’essere umano con le sue proprie forze non riesce a trovare la strada per ritornare da Dio. La legge del peccato e della morte gli impedisce di seguire la volontà di Dio.

Dio viene però incontro agli uomini: manda loro suo figlio Gesù Cristo. Egli diventa un uomo come loro… però senza peccato. È il primo uomo che vive di nuovo nella relazione totale con Dio. Egli viene però crocifisso dai suoi prossimi; qui prende su di sé il peccato degli esseri umani e con questo anche la maledizione di Dio in relazione al peccato. Dio nella sua crocifissione ha giustiziato e maledetto il peccato in modo rappresentativo. E con questo allo stesso tempo ha assolto coloro che credono in Gesù Cristo.

In questo punto entra in azione lo Spirito Santo. Esso fa nascere in noi la fede in Gesù Cristo e ci lega a lui. Ci mette per così dire sotto la croce in modo che possiamo percepire il giudizio e l’assoluzione di Dio e su questa base possiamo vivere con il Risorto.

Questo è il significato dei primi due versetti. Negli altri due si tratta di quale aspetto abbia la nostra vita nel legame con Cristo, cioè noi in Cristo o lui in noi. “Ma se Cristo è in voi, nonostante il corpo sia morto a causa del peccato, lo Spirito dà vita a causa della giustificazione. Se lo Spirito di colui che ha risuscitato Gesù dai morti abita in voi, colui che ha risuscitato Cristo dai morti vivificherà anche i vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi”.

In che senso il nostro corpo è morto? L’Apostolo Paolo lo descrive in rapporto al battesimo, che è il luogo nel quale noi cristiani riceviamo lo Spirito Santo. Nel sesto capitolo scrive: “Ignorate forse che tutti noi, che siamo stati battezzati in Cristo Gesù, siamo stati battezzati nella sua morte? Siamo dunque stati sepolti con lui mediante il battesimo nella sua morte, affinché, come Cristo è stato risuscitato dai morti mediante la gloria del Padre, così anche noi camminassimo in novità di vita”. La vecchia vita che era sotto il dominio del peccato muore insieme a Gesù sulla croce. Lo Spirito Santo però – che ha resuscitato Cristo dai morti – crea anche in noi una nuova vita, caratterizzata da Gesù Cristo che ora vive in noi e noi in lui.

Questo è dunque lo sfondo dei quattro versetti di cui si tratta oggi. Per noi però ora a Pentecoste è particolarmente importante ciò che lo Spirito Santo ci trasmette o crea in noi nell’insieme.

Ciò che l’Apostolo Paolo descrive non è niente di meno che una nuova vita che lo Spirito Santo ci dona. Lo Spirito Santo trasmette ciò che Gesù Cristo ha reso possibile all’umanità come nuovo inizio, a ognuna e a ognuno di noi. Grazie alla sua forza nasce un nuovo concetto di vita. La consueta vita umana, caratterizzata dal girare intorno a sé stessi, dai propri progetti e dalla preoccupazione per il proprio benessere, viene sostituita da una vita nella quale la paura della morte non è più determinante perché lo sguardo verso la resurrezione viene messo in primo piano. Come mortali non stiamo più davanti all’abisso della morte e non dobbiamo dare una forma il più rosea possibile al nostro cammino che ci rimane fino ad essa. Ci viene bensì promesso il successo della nostra vita e veniamo invitati a farci guidare da colui che ci dona questa nuova prospettiva di vita.

L’azione dello Spirito Santo si manifesta in ciò sotto molteplici punti di vista. La fede stessa è un dono dello Spirito Santo. E lo possiamo pregare in qualsiasi momento di continuare a rafforzare in noi questa fede. In questo ci aiuta anche nella preghiera. Sovente non sappiamo che cosa dobbiamo pregare e non riusciamo a entrare davvero nella preghiera. L’Apostolo Paolo scrive in proposito alcuni versetti dopo quelli di oggi: “Allo stesso modo ancora, lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza, perché non sappiamo pregare come si conviene; ma lo Spirito intercede egli stesso per noi con sospiri ineffabili”.

Lo Spirito Santo ci aiuta però anche nell’ascoltare nella preghiera e nel leggere la Bibbia. Certo, per comprendere in modo corretto la Bibbia ci vogliono delle conoscenze scientifiche, ma non si tratta soltanto di una percezione letteraria dei testi biblici, bensì soprattutto di ricevere la Parola di Dio che vi è contenuta. E anche questo è possibile solo attraverso lo Spirito Santo. Ed esso ci aiuta poi anche a vivere secondo la Parola di Dio facendoci dirigere nella relazione tra noi esseri umani dall’amore con il quale Dio ci accoglie.

Tutti questi sono concreti dettagli del fatto che lo Spirito Santo ci pone in una relazione diretta verso Gesù Cristo. Non solo nella Santa Cena, dove possiamo sperimentare la presenza di Cristo anche con i sensi, ma anche in vari modi nella quotidianità e a volte addirittura laddove meno ce lo aspettiamo.

Attraverso lo Spirito Santo siamo legati a Gesù Cristo, non solo mentalmente, all’interno di una teoria, bensì in una forma di vita viva come con un o con una partner. Se oggi a Pentecoste ne diventiamo consapevoli, non è una festa magnifica quella che festeggiamo oggi?

Traduzione dal tedesco di Katia Cavallito

Grafica - Graphik: Layer-Stahl
Grafica - Graphik: Layer-Stahl

Predigttext


Liebe Gemeinde!

Das Pfingstfest ist das Geburtstagsfest der Kirche. Mit der Ausgießung des Heiligen Geistes beginnt die Geschichte der weltweiten Kirche – wir haben den entsprechenden Abschnitt aus der Apostelgeschichte vorhin als Epistellesung gehört. Bis dahin handelte es sich um räumlich und zeitlich begrenzte Ereignisse, die nur ganz bestimmte Menschen betrafen, nämlich solche, die vor ziemlich genau 2000 Jahren in den römischen Provinzen Judäa, Samarien und Galiläa lebten. Eine gewisse Anzahl von ihnen begegnete dem Wanderprediger Jesus von Nazareth und einige von ihnen wurden seine Jünger. Insgesamt handelte es sich um eine ziemlich überschaubare Gruppe von Menschen, so klein, dass sie in keinem Geschichtsdokument außer der Bibel erwähnt wird. 

Auch die Auferstehung von Jesus Christus wurde nur von Menschen wahrgenommen, die Jesus bereits aus den Zeiten vor seinem Tod begegnet waren. 40 Tage lang – so berichtet die Bibel – sei der Auferstandene seinen Jüngern begegnet und habe sie davon überzeugt, dass das neue Leben, das in seiner Gemeinschaft begonnen habe, mit seinem Tod am Kreuz nicht zu Ende gegangen, sondern im Gegenteil, dadurch bestätigt worden sei: Der Tod kann diesem neuen Leben nichts anhaben.

Nach 40 Tagen sei der Auferstandene dann in den Himmel aufgefahren, heißt es dann weiter in der Bibel. Auf diese Weise hat sich der auferstandene Jesus von der kleinen Gruppe um ihn herum entfernt, um uns allen im Herzen nahe sein zu können. Denn kurze Zeit darauf, an Pfingsten, begann er den Heiligen Geist zu senden, der allen Menschen auf dieser Erde die Gemeinschaft mit ihm ermöglicht, indem er den Glauben an ihn weckt.

Es geht an Pfingsten daher nicht nur um ein historisches Ereignis von vor ungefähr 2000 Jahren, auf das wir zurückblicken. An Pfingsten werden wir vielmehr auch darauf hingewiesen, dass unser christlicher Glaube auf der Wirkung des Heiligen Geistes basiert.

Darum geht es in dieser Predigt heute. Die biblische Grundlage dafür besteht aus 4 Versen aus dem 8. Kapitel des Römerbriefes. Sie fassen mit Blick auf den Heiligen Geist zusammen, was der Apostel Paulus sehr ausführlich und in nicht einfach verständlicher Weise in zwei umfangreichen Kapiteln an die Gemeinde in Rom geschrieben hat. 

Ich lese die Verse 1 und 2 und 10 und 11:

[1] So gibt es nun keine Verdammnis für die, die in Christus Jesus sind.  [2] Denn das Gesetz des Geistes, der lebendig macht in Christus Jesus, hat dich frei gemacht von dem Gesetz der Sünde und des Todes.  

[10] Wenn aber Christus in euch ist, so ist der Leib zwar tot um der Sünde willen, der Geist aber ist Leben um der Gerechtigkeit willen.  [11] Wenn aber der Geist dessen, der Jesus von den Toten auferweckt hat, in euch wohnt, so wird er, der Christus von den Toten auferweckt hat, auch eure sterblichen Leiber lebendig machen durch seinen Geist, der in euch wohnt.

Schauen wir zunächst auf die ersten beiden Verse. Für die, die „in Christus Jesus“ sind, gibt es keine Verdammnis. „In Christus Jesus“ sind wir frei „von dem Gesetz der Sünde und des Todes“. Die Voraussetzung aber dafür, nämlich dass wir  lebendig „in Christus Jesus“ leben können, wird durch den Heiligen Geist geschaffen. 

Worum geht es bei dieser Befreiung? Der Mensch hat in seiner Entwicklung einen anderen Weg eingeschlagen als alle anderen Lebewesen. Er ist sich seiner Sterblichkeit bewusst geworden und hat ein Selbstbewusstsein entwickelt, dass ihn von allen Tieren unterscheidet. Dies hat ihn von Gott getrennt, denn er ist seinen eigenen Weg gegangen. Die Bibel beschreibt dies in der Geschichte von Adam und Eva, die eine Frucht vom Baum der Erkenntnis essen und damit der Sünde verfallen. Sie werden aus dem Garten Eden vertrieben. Sie und ihre Nachkommen leben von Gott getrennt und von der Sünde geprägt.

Die Sünde ist Grund für die Verdammnis des Menschen durch Gott. Dem Menschen gelingt es nicht, aus eigener Kraft wieder zu Gott zurückzufinden. Das Gesetz der Sünde und des Todes hindert ihn daran, dem Willen Gottes zu folgen.

Gott aber kommt den Menschen entgegen. Er sendet ihnen seinen Sohn Jesus Christus. Er wird ein Mensch wie sie – allerdings ohne Sünde. Er ist der erste Mensch, der wieder in vollkommener Beziehung mit Gott lebt. Aber er wird von seinen Mitmenschen gekreuzigt. Er nimmt dabei die Sünde der Menschen auf sich und damit auch die Verdammnis Gottes in Bezug auf die Sünde. Gott hat in seiner Kreuzigung die Sünde repräsentativ gerichtet und verdammt. Und er hat damit gleichzeitig diejenigen, die an Jesus Christus glauben, freigesprochen.

An diesem Punkt wird nun der Heilige Geist wirksam. Er schafft in uns den Glauben an Jesus Christus und verbindet uns mit ihm. Er stellt uns sozusagen unter das Kreuz, damit wir das Urteil und den Freispruch Gottes wahrnehmen können und auf dieser Grundlage mit dem Auferstandenen leben können.

Dies ist die Bedeutung der ersten beiden Verse. In den beiden anderen geht es dann darum, wie unser Leben in der Verbindung mit Christus, also wir in Christus oder er in uns, aussieht. „Wenn aber Christus in euch ist, so ist der Leib zwar tot um der Sünde willen, der Geist aber ist Leben um der Gerechtigkeit willen. Wenn aber der Geist dessen, der Jesus von den Toten auferweckt hat, in euch wohnt, so wird er, der Christus von den Toten auferweckt hat, auch eure sterblichen Leiber lebendig machen durch seinen Geist, der in euch wohnt.“ 

In welchem Sinne ist unser Leib tot? Der Apostel Paulus beschreibt das im Zusammenhang der Taufe, die ja der Ort ist, an der wir Christen den Heiligen Geist empfangen. Im 6. Kapitel schreibt er: „Wisst ihr nicht, dass alle, die wir auf Christus Jesus getauft sind, die sind in seinen Tod getauft? So sind wir ja mit ihm begraben durch die Taufe in den Tod, damit, wie Christus auferweckt ist von den Toten durch die Herrlichkeit des Vaters, auch wir in einem neuen Leben wandeln.“ Das alte Leben, das unter der Herrschaft der Sünde stand, stirbt zusammen mit Jesus am Kreuz. Der Heilige Geist aber, der Christus von den Toten auferweckt hat, schafft auch in uns ein neues Leben, geprägt durch Jesus Christus, der nun in uns lebt und wir in ihm.

Dies also ist der Hintergrund der vier Verse, um die es heute geht. Für uns aber ist nun an Pfingsten besonders wichtig, was uns der Heilige Geist denn nun insgesamt vermittelt oder in uns schafft. 

Das, was der Apostel Paulus beschreibt, ist nicht weniger als ein neues Leben, das uns der Heilige Geist schenkt. Der Heilige Geist übermittelt das, was Jesus Christus der Menschheit als neuen Anfang ermöglicht hat, an jede und jeden Einzelnen von uns. Durch seine Kraft entsteht ein neues Lebenskonzept. Das übliche Menschenleben, das geprägt ist vom Kreisen um sich selbst, von eigenen Plänen und von der Sorge um das eigene Wohlbefinden, wird ersetzt durch ein Leben, in dem die Angst vor dem Tod nicht mehr bestimmend ist, weil der Blick auf die Auferstehung in den Vordergrund tritt. Wir stehen als Sterbliche nicht mehr vor dem Abgrund des Todes und müssen uns den verbleibenden Weg dorthin nicht möglichst blumig gestalten. Sondern wir bekommen den Erfolg unseres Lebens zugesagt und werden eingeladen, uns von dem leiten zu lassen, der uns diese neue Lebensperspektive schenkt.

Das Wirken des Heiligen Geistes manifestiert sich dabei in vielerlei Hinsicht. Der Glaube selbst ist eine Gabe des Heiligen Geistes. Und wir können ihn jederzeit bitten, diesen Glauben in uns weiter zu stärken. Dabei hilft er uns auch im Gebet. Oft wissen wir nicht, was wir bitten sollen und finden nicht wirklich ins Gebet hinein. Der Apostel Paulus schreibt dazu einige Verse nach den heutigen: „Desgleichen hilft auch der Geist unserer Schwachheit auf. Denn wir wissen nicht, was wir beten sollen, wie sich’s gebührt; sondern der Geist selbst vertritt uns mit unaussprechlichem Seufzen.“ 

Der Heilige Geist hilft uns aber auch beim Hören im Gebet und beim Lesen der Bibel. Sicher, um die Bibel richtig zu verstehen, bedarf es wissenschaftlicher Kenntnisse. Aber es geht dabei ja nicht nur um eine literarische Wahrnehmung der Bibeltexte, sondern vor allem darum, das darin enthaltene Wort Gottes zu empfangen. Und auch dies ist nur durch den Heiligen Geist möglich. Und er hilft uns dann auch, gemäß diesem Wort Gottes zu leben, indem wir uns im  Verhältnis unter uns Menschen von der Liebe bestimmen lassen, mit der Gott uns annimmt.

All dies sind konkrete Einzelheiten dessen, dass der Heilige Geist uns in eine direkte Beziehung zu Jesus Christus stellt. Nicht nur im Abendmahl, wo wir die Gegenwart Christi auch sinnlich erfahren dürfen. Sondern auf verschiedene Weisen auch im Alltag und manchmal sogar dort, wo wir es am wenigsten erwarten.

Durch den Heiligen Geist sind wir mit Jesus Christus verbunden, nicht nur mental, im Rahmen einer Theorie, sondern in einer lebendigen Lebensform wie mit einem Partner oder einer Partnerin. Wenn uns dies heute an Pfingsten bewusst wird: Ist es nicht ein wunderbares Fest, das wir heute feiern?

Pfarrer Heiner Bludau