17.04.2022 Testo della Predica - Predigttext


Dove e quando?


Domenica, 17 aprile 2022

ore 11:00

Chiesa San Francesco d'Assisi

Via San Francesco d'Assisi 11

Torino


Culto con Santa Cena

Domenica di Pasqua

Marco 16, 1-8

Grafica - Graphik: Pfeffer
Grafica - Graphik: Pfeffer

Wo und Wann?


Sonntag, 17. April 2022

11:00 Uhr

Kirche San Francesco d'Assisi

Via San Francesco d'Assisi 11

Torino 


Gottesdienst mit Abendmahl

Ostersonntag 

Markus 16, 1-8



Testo della Predica


Passato il sabato, Maria Maddalena, Maria, madre di Giacomo, e Salome comprarono egli aromi per andare a ungere Gesù. La mattina del primo giorno della settimana, molto presto, vennero al sepolcro al levar del sole. E dicevano tra di loro: «Chi ci rotolerà la pietra dall'apertura del sepolcro?» Ma, alzati gli occhi, videro che la pietra era stata rotolata; ed era pure molto grande. Entrate nel sepolcro, videro un giovane seduto a destra, vestito di una veste bianca, e furono spaventate. Ma egli disse loro: «Non vi spaventate! Voi cercate Gesù il Nazareno che è stato crocifisso; egli è risuscitato; non è qui; ecco il luogo dove l'avevano messo. Ma andate a dire ai suoi discepoli e a Pietro che egli vi precede in Galilea; là lo vedrete, come vi ha detto». Esse, uscite, fuggirono via dal sepolcro, perché erano prese da tremito e da stupore; e non dissero nulla a nessuno, perché avevano paura.

Cara comunità!

Quando muore una persona cara, per molti è importante avere perlomeno un luogo nel quale poterla piangere. Non so bene com’è qui in Italia. In Germania il cimitero è uno di questi luoghi. La cura della tomba in Germania – specialmente in campagna – spesso è molto impegnativa. A seconda della stagione si piantano sempre fiori diversi. Credo che sovente questo venga inteso come l’unico servizio amorevole che si possa mostrare alla persona morta. E non di rado della gente mi ha raccontato di parlare sulla tomba con il suo defunto.

Le tre donne che di buon mattino la domenica di Pasqua sono in viaggio hanno senz’altro la stessa intenzione: vogliono fare ancora qualcosa per il Gesù morto. E vogliono recarsi alla sua tomba per essergli vicino e per continuare in qualche modo quello che le legava a Gesù quando era in vita o per darne dimostrazione in un’altra forma dell’unione.

Il fatto che le tre donne – Maria di Magdala, Maria, la madre di Giacomo, e Salomè – abbiano con sé degli oli profumati è forse più un pretesto che una necessità visto che Giuseppe di Arimatea aveva provveduto alla sepoltura, aveva procurato un telo di lino nel quale si era avvolta la salma. Gesù quindi è già perfettamente inumato. Non chiaro rimane anche dove così presto il mattino le tre donne abbiano potuto comprare l’olio e perché non abbiano pensato prima che non sarebbero state in grado di far rotolare via la pesante pietra davanti alla tomba, dal momento che non si era deposto il cadavere nella terra o messo in un loculo o fosse stato bruciato, così come viene fatto oggi nei cimiteri, ma lo si era messo in una grotta nella roccia che era stata poi chiusa da un’enorme pietra.

Mi immagino che le donne per strada non si siano preoccupate molto di questi dettagli; volevano soltanto essere vicine a Gesù, perlomeno vicine alla sua salma, visto che ormai era morto. E pensavano piuttosto ai tempi passati assieme che non a pianificare nel dettaglio che cosa doveva avvenire una volta arrivate alla tomba. Forse si ricordavano come il tutto era iniziato. All’inizio del Vangelo di Marco la comparsa di Gesù viene descritta con le parole: “Gesù si recò in Galilea, predicando il vangelo di Dio e dicendo: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; ravvedetevi e credete al vangelo»”.

Quali speranze deve aver risvegliato questa predica! Per di più visto che Gesù non si limitò alle parole, ma rese chiaro con tutto il suo comportamento che cosa significasse che il Regno di Dio è vicino. Egli guariva i malati, faceva sì che i paralitici potessero di nuovo camminare, aiutava i ciechi a vedere e i sordi a sentire, rendeva i lebbrosi di nuovo puri; liberava le persone dal peso del loro peccato risollevandole. Accoglieva nella comunità persone che stavano ai margini. E questo lo hanno percepito più chiaramente proprio le donne; nella società maschile di allora esse stavano sempre ai margini, e se poi erano anche nubili, vedove o separate, allora la vita per loro era del tutto insopportabile. Da Gesù invece venivano accolte come persona; lui gli ridava la dignità che era stata tolta loro da altri.

Per questo motivo erano soprattutto le donne che capivano che il Vangelo di Dio, la buona novella, non era una dottrina o una legge qualunque. Il Vangelo è Gesù stesso. La buona novella è indivisibilmente legata alla sua persona.

Ma appunto questa persona, Gesù Cristo, era morta. Le donne avevano dovuto vedere l’arresto di Gesù, come fosse stato condannato con la massima fretta e come venisse giustiziato sulla croce. Lo si era messo in una tomba e lì le donne lo volevano andare a trovare, forse semplicemente per avere chiaro come le cose dovevano andare avanti. Con questo uomo non è morto soltanto un amico, ma anche la speranza di una vita dignitosa; la speranza che dietro tutte le umiliazioni quotidiane, dietro tutte le fatiche della vita, dietro tutta la violenza nel grande e nel piccolo, e tutta la miseria ci possa essere nascosto qualcos’altro, qualcosa per cui vale veramente la pena vivere. Chi ne ha avuto sentore – come queste donne – come può continuare a vivere se questa speranza tutta d’un tratto si spacca?

E ora le donne si rendono conto con sempre più orrore che la pietra è stata fatta rotolare via, la tomba è vuota. In loro piano piano affiora il pensiero che per loro non c’è nemmeno più la cosa più ovvia di questo mondo, cioè un luogo dove poter piangere la persona amata e tutte le speranze svanite. La tomba è vuota e al posto di colui che cercavano siede un giovane vestito di bianco. Egli parla loro e dice: «Non vi spaventate! Voi cercate Gesù il Nazareno che è stato crocifisso; egli è risuscitato; non è qui».

Credo che non ci sia bisogno che ci stupiamo se le tre donne non esplodono subito di gioia. Sono spaventate, è scritto, non riescono a capire ciò che viene detto loro. Forse sarebbe un bene se anche in noi la notizia della Pasqua suscitasse un tale shock. Ci siamo ormai troppo abituati a questa notizia incredibile. Reagiamo in due modi: o diciamo che non può essere vera e la facciamo cadere nel regno delle favole, o la accettiamo come base della nostra fede e la rendiamo una faccenda che appunto si accetta prima o poi, come anche altre cose incredibili. Forse però è davvero adeguato di essere scioccati di fronte a questa notizia poiché da un attimo all’altro tutto cambia attraverso quello che le donne si sentono dire dall’angelo-ragazzo vestito di bianco presso la tomba vuota.

Il seme della speranza che Gesù aveva seminato con la sua predica non è stato calpestato dalla violenza dei potenti e dai loro sgherri. Come aveva detto Gesù? «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; ravvedetevi e credete al vangelo». Lui stesso si era mostrato come il seme di questa speranza, vicino a lui il Regno di Dio era stato percepibile e tangibile. Solo per alcuni però: per coloro che per caso proprio in quei tre anni del suo operato avevano vissuto in Galilea e a Gerusalemme e i cui cammini si erano incrociati con il cammino di Gesù. Ora il seme era morto. Non perché fosse marcito o fosse stato distrutto. No, il messaggio dell’angelo presso la tomba non significa altro se non che dal seme sta crescendo un germoglio che si appresta a diventare una spiga e che porta molto frutto. Potere e violenza, cattiveria, odio e stupidità avevano portato Gesù sulla croce, ma hanno soltanto raggiunto che il Regno di Dio adesso si possa ampliare davvero. Il signore di questo regno, Gesù, da subito non è più raggiungibile soltanto da una manciata di persone di un certo popolo in un certo angolo della terra: da subito egli è presente per tutti. In tutti può risvegliare questa pazza speranza che ci sia una gioia, più forte e più profonda di qualsiasi disperazione, una pace, più grande della più violenta guerra, un amore, più duraturo di qualsiasi indifferenza e più efficace persino del più brutale odio, una dignità che non può essere cancellata o anche soltanto limitata da nessuna umiliazione, una vita contro la quale non può nulla nemmeno la morte. E questa pazza speranza non è un’assurdità. Si può vivere di lei e con lei; la si può sperimentare qui e oggi. Vicino a Gesù esiste e agisce. Per nessuno Gesù è irraggiungibile. Egli vive in mezzo a noi. Egli vive in noi. Egli vive in me e in te, vive nei nostri figli e nei nostri genitori e nonni, vive in quelli che provano a fare di tutto per terminare la guerra in Ucraina e nei rifugiati che arrivano qui in Italia.

Le donne alla tomba sono state colte da puro shock. Non riuscivano a capacitarsi: “Esse, uscite, fuggirono via dal sepolcro, perché erano prese da tremito e da stupore; e non dissero nulla a nessuno, perché avevano paura”. È così che racconta Marco. Poi, però, quando incontrarono Gesù stesso, lo shock si trasformò in una gioia che ancora una volta cambiava radicalmente la loro vita.

Se il Risorto incontri anche noi o no non ce l’abbiamo in pugno. Forse però possiamo lasciar avvicinare un po’ a noi lo shock che hanno provato le donne alla tomba sentendo l’incredibile notizia che il Crocifisso è risorto. Allora non corriamo il rischio di vedere la risurrezione come una favola o come un’ovvietà. Allora la notizia dell’angelo può di nuovo diventare qualcosa che trasforma la vita: Gesù è risorto!

Traduzione dal tedesco di Katia Cavallito

Grafica - Graphik: Pfeffer
Grafica - Graphik: Pfeffer
"Pasqua" - grafica - Graphik: Plaßmann
"Pasqua" - grafica - Graphik: Plaßmann

Predigttext


Als der Sabbat vergangen war, kauften Maria von Magdala und Maria, die Mutter des Jakobus, und Salome wohlriechende Öle, um hinzugehen und ihn zu salben. Und sie kamen zum Grab am ersten Tag der Woche, sehr früh, als die Sonne aufging. Und sie sprachen untereinander: Wer wälzt uns den Stein von des Grabes Tür? Und sie sahen hin und wurden gewahr, dass der Stein weggewälzt war; denn er war sehr groß. 

Und sie gingen hinein in das Grab und sahen einen Jüngling zur rechten Hand sitzen, der hatte ein langes weißes Gewand an, und sie entsetzten sich. Er aber sprach zu ihnen: Entsetzt euch nicht! Ihr sucht Jesus von Nazareth, den Gekreuzigten. Er ist auferstanden, er ist nicht hier. Siehe da die Stätte, wo sie ihn hinlegten. Geht aber hin und sagt seinen Jüngern und Petrus, dass er vor euch hingehen wird nach Galiläa; dort werdet ihr ihn sehen, wie er euch gesagt hat. Und sie gingen hinaus und flohen von dem Grab; denn Zittern und Entsetzen hatte sie ergriffen. Und sie sagten niemandem etwas; denn sie fürchteten sich.

Liebe Gemeinde!

Wenn ein lieber Mensch gestorben ist, dann ist es für die viele Menschen wichtig, wenigstens einen Ort zu haben, an dem sie um diesen Menschen trauern können. Ich weiß nicht genau, wie das hier in Italien ist. In Deutschland ist der Friedhof ein solcher Ort. Die Pflege des Grabes ist dort – vor allem auf dem Land – oft sehr aufwändig. Je nach Jahreszeit werden immer wieder andere Blumen gepflanzt. Ich glaube, das wird oft verstanden als der einzige Liebesdienst, den man dem Verstorbenen noch erweisen kann. Und gar nicht so selten haben mir Menschen erzählt, dass sie am Grab mit ihrem Verstorbenen sprechen.

Die drei Frauen, von denen der Evangelist Markus erzählt, dass sie am Ostermorgen in der Frühe unterwegs sind, sie haben wohl genau das im Sinn: Sie wollen für den verstorbenen Jesus noch irgendetwas tun. Und sie wollen sein Grab aufsuchen um in seiner Nähe zu sein, um das, was sie mit Jesus zu Lebzeiten verbunden hat, irgendwie fortzusetzen oder in eine andere Form der Gemeinschaft zu überführen. 

Dass die drei Frauen, Maria von Magdala, Maria die Mutter des Jakobus und Salome, wohlriechende Öle mit dabei haben, ist vielleicht mehr ein Vorwand als Ausdruck einer Notwendigkeit. Immerhin hatte Josef von Arimathäa, der für das Begräbnis gesorgt hatte, ja auch ein Leinentuch besorgt, in das man den Leichnam gewickelt hatte, Jesus ist somit schon ordnungsgemäß bestattet. Es bleibt auch unklar, wo die drei Frauen in dieser Herrgottsfrühe denn solches Öl kaufen konnten, und warum sie sich nicht vorher überlegt haben, dass sie nicht in der Lage sein würden, den schweren Stein von dem Grab wegzuwälzen. Denn man hatte den Leichnam ja nicht in die Erde gelegt oder in eine Grabnische in einem Kolumbarium oder verbrannt, wie das heute auf den Friedhöfen der Fall ist, sondern man hatte ihn in eine Felshöhle gelegt und diese mit einem riesigen Stein verschlossen.

Ich stelle mir vor, dass die Frauen auf ihrem Weg sich gar nicht so sehr um diese Äußerlichkeiten gekümmert haben. Sie wollten einfach nahe bei Jesus sein, wenigstens bei seinem Leichnam, wenn er nun schon nicht mehr lebte. Und sie dachten wohl viel eher zurück an die gemeinsamen Zeiten, als dass sie im Einzelnen planten, was nun am Grab geschehen solle. Vielleicht erinnerten sie sich daran, wie alles angefangen hatte. Zu Beginn des Markusevangeliums wird das Auftreten Jesu mit den Worten beschrieben: „Jesus kam nach Galiläa und predigte das Evangelium Gottes und sprach: Die Zeit ist erfüllt und das Reich Gottes ist herbeigekommen. Kehrt um und glaubt an das Evangelium!“ Welche Hoffnungen muss diese Predigt ausgelöst haben! Zumal Jesus es ja nicht bei Worten beließ, sondern in seinem ganzen Verhalten deutlich machte, was das bedeutet: Das Reich Gottes ist herbeigekommen. Er heilte Kranke, machte, dass Lahme wieder gehen konnten, half Blinden zum Sehen und Tauben zum Hören, machte Aussätzige rein. Er befreite Menschen von der Last ihrer Schuld und richtete sie damit auf. Menschen, die im Abseits standen, nahm er auf in die Gemeinschaft. Und das haben vermutlich gerade die Frauen am deutlichsten gespürt. Sie standen in der Männergesellschaft der damaligen Zeit immer am Rand, aber wenn sie noch dazu unverheiratet, verwitwet oder geschieden waren, dann wurde das Leben vollends unerträglich für sie. Von Jesus aber wurden sie als Mensch angenommen, er gab ihnen die Würde wieder, die ihnen von anderen abgesprochen wurde.

Von daher waren es in besonderer Weise die Frauen, die verstanden: Das Evangelium Gottes, die Gute Nachricht, das ist nicht irgendeine Lehre oder ein Gesetz. Das Evangelium, das ist Jesus selbst. Die Gute Nachricht ist untrennbar mit seiner Person verbunden.

Doch eben diese Person Jesus Christus war nun tot. Die Frauen hatten miterleben müssen, wie man Jesus verhaftet hatte, wie er blitzschnell verurteilt und am Kreuz hingerichtet worden war. Man hatte ihn in ein Grab gelegt, und dort wollten ihn die Frauen aufsuchen, vielleicht einfach um sich darüber klar zu werden, wie es denn nun weitergehen sollte. Mit diesem Mann ist ja nicht nur ein Freund gestorben, sondern auch die Hoffnung auf ein Leben in Würde; die Hoffnung dass hinter den alltäglichen Erniedrigungen, hinter aller Mühsal des Lebens, hinter aller Gewalt im Großen und im Kleinen und aller Not und allem Elend noch etwas anderes verborgen sein könnte, etwas wofür es sich wirklich lohnt zu leben. Wer einmal davon eine Ahnung bekommen hat, wie diese Frauen, wie kann der weiterleben, wenn diese Hoffnung auf einmal zerplatzt?

Und nun stellen die Frauen mit wachsendem Entsetzen fest: Der Stein ist weggerollt, das Grab ist leer. Ihnen dämmert: Es gibt für sie nicht einmal mehr das allerselbstverständliche auf dieser Welt, nämlich einen Ort wo sie um den geliebten Menschen und um alle ihre zerplatzten Hoffnungen trauern könnten. Das Grab ist leer und statt dem Gesuchten sitzt dort ein Jüngling in weißem Gewand. Der spricht sie an und sagt: Entsetzt euch nicht! Ihr sucht Jesus von Nazareth, den Gekreuzigten. Er ist auferstanden, er ist nicht hier.

Ich glaube, es braucht uns nicht zu wundern, dass die drei Frauen nicht sofort in Begeisterung ausbrechen. Sie sind entsetzt, heißt es, sie können nicht fassen, was ihnen da gesagt wird. Vielleicht wäre es gut, wenn die Osterbotschaft auch bei uns solch ein Entsetzen auslösen würde. Wir haben uns wohl schon viel zu sehr an diese unglaubliche Botschaft gewöhnt. Entweder wir sagen: Das kann ja gar nicht sein und schieben sie ab ins Reich der Märchen. Oder wir akzeptieren sie als die Grundlage unseres Glaubens und machen sie damit zu einer Angelegenheit, die man eben irgendwann einmal akzeptiert und hinnimmt wie andere unglaubliche Dinge auch. Vielleicht aber ist es wirklich angemessen, sich angesichts dieser Botschaft zu entsetzen. Denn durch das, was die drei Frauen durch den weißgewandeten Engel-Jüngling im leeren Grab zu hören bekommen, wird von einem Augenblick zu nächsten alles anders.

Die Saat der Hoffnung die Jesus mit seiner Predigt gesät hatte, sie ist eben nicht durch die Gewalt der Mächtigen und ihrer Schergen zertreten worden. Wie hatte Jesus geredet? „Die Zeit ist erfüllt und das Reich Gottes ist herbeigekommen. Kehrt um und glaubt an das Evangelium!“ Er selbst hatte sich als das Samenkorn dieser Hoffnung gezeigt, in seiner Nähe war das Reich Gottes spürbar und greifbar gewesen. Aber eben nur für einige, für diejenigen, die zufällig genau in diesen drei Jahren seines Wirkens in Galiläa und Jerusalem gelebt hatten und deren Lebenswege sich mit dem Weg Jesu gekreuzt hatten. Nun war das Samenkorn tot. Aber nicht etwa, dass es verfault oder zerstört wäre. Nein, die Botschaft des Engels im Grab bedeutet nichts anderes, als dass da ein Halm aus dem Samenkorn wächst, der sich anschickt eine Ähre zu bilden und viel Frucht bringt. Macht und Gewalt, Gemeinheit, Hass und Dummheit hatten Jesus ans Kreuz gebracht. Aber sie haben damit nur erreicht, dass das Reich Gottes sich jetzt erst richtig ausbreiten kann. Der Herr dieses Reiches, Jesus ist ab sofort nicht mehr nur für eine Handvoll Menschen eines bestimmten Volkes in einem bestimmten Winkel der Erde erreichbar. Ab sofort ist er für alle da. In allen kann er diese verrückte Hoffnung wecken, dass da eine Freude ist, stärker und tiefer als jede Verzweiflung, ein Friede, umfassender als der gewaltigste Krieg, eine Liebe, ausdauernder als jede Gleichgültigkeit und wirksamer als selbst noch als der brutalste Hass, eine Würde, die durch keine Erniedrigung ausgelöscht oder auch nur eingeschränkt werden könnte, ein Leben, dem auch der Tod nichts anhaben kann. Und diese verrückte Hoffnung ist kein Hirngespinst. Man kann leben aus ihr und mit ihr, man kann sie erleben, hier und heute. In der Nähe Jesu ist sie da und sie wirkt. Für niemand ist Jesus unerreichbar. Er lebt mitten unter uns. Er lebt in uns. Er lebt in Dir und in mir, er lebt in unseren Kindern und in unseren Eltern und Großeltern, er lebt in denjenigen, die alles versuchen den Krieg in der Ukraine zu beenden und in den Flüchtlingen, die hier nach Italien kommen.

Die Frauen am Grab hat das blanke Entsetzen gepackt. Sie konnten das nicht fassen. „Sie gingen hinaus und flohen vom dem Grab, denn Zittern und Entsetzen hatte sie ergriffen. Und sie sagten niemandem etwas; denn sie fürchteten sich“ so erzählt es Markus. Dann aber, als Jesus selbst ihnen begegnete, da verwandelte sich das Entsetzen in eine Freude, die ihr Leben noch einmal umkrempelte. 

Ob der Auferstandene auch uns begegnet oder nicht, das haben wir nicht in der Hand. Vielleicht aber können wir wenigstens ein klein wenig das Entsetzen der Frauen am Grab an uns heranlassen, angesichts der unglaublichen Botschaft, der Gekreuzigte sei auferstanden. Dann sind wir nicht so schnell in der Gefahr, die Auferstehung als Märchen zu betrachten, oder aber als Selbstverständlichkeit. Dann kann die Botschaft des Engels wieder zu etwas lebensveränderndem werden: Jesus ist auferstanden!

Pfarrer Heiner Bludau

 



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