13.02.2022 Testo della Predica - Predigttext


Dove e quando?


Domenica, 13 febbraio 2022

ore 11

Chiesa San Francesco d'Assisi

Via San Francesco d'Assisi 11

Torino


Culto con Santa Cena

3ª domenica prima della Quaresima, Settuagesima

Geremia 9,22-23

Foto: Lotz
Foto: Lotz
Grafica - Graphik: Pfeffer
Grafica - Graphik: Pfeffer

Wo und Wann?


Sonntag, 13. Februar 2022

11 Uhr

Kirche San Francesco d'Assisi

Via San Francesco d'Assisi 11

Torino 


Gottesdienst mit Abendmahl

3. Sonntag vor der Passionszeit, Septuagesimae

Jeremia 9,22-23



Testo della Predica


Cara comunità!

Stiamo vivendo in una situazione difficile. Non ho bisogno di dilungarmi tanto, sappiamo tutti com’è. Menziono soltanto i diversi aspetti di questa situazione difficile che ci sta opprimendo.

La cosa più presente al momento nella nostra coscienza è la pandemia che non sappiamo come evolverà. Ma non è di certo il problema più grande; ancora più minacciosa a lungo termine è la situazione ecologica, da un lato sotto l’aspetto del riscaldamento climatico e delle sue conseguenze, dall’altra per la distruzione della natura a causa dell’impiego della tecnica. Anche l’economia ci crea delle difficoltà: come piccola unità menziono in questo ambito l’aumento del prezzo dell’energia. Si vanno ad aggiungere delle tensioni, non soltanto nella convivenza e sul posto tra le varie fazioni nei singoli Paesi, ma adesso di nuovo anche sotto forma di pericolo di guerra tra l’Est e l’Ovest.

Tutte queste difficoltà ci minacciano con le loro conseguenze dirette; hanno inoltre altri effetti, provocando per esempio paura o reazioni che non migliorano la situazione, al contrario la peggiorano.

In questo modo la situazione diventa molto confusa. Abbiamo a disposizione – soprattutto in Internet – un’infinità di informazioni. Nessuno però è in grado di recepire ed elaborare tutte queste informazioni. Così nascono diversi modi di vedere: alcuni ritengono che le informazioni ufficiali siano false e vengano rese pubbliche solo per raggiungere determinati scopi; per questo si orientano verso altre informazioni prese da Internet che contraddicono quelle ufficiali. Molte di queste informazioni però vengono giudicate allo stesso modo dalla grande maggioranza degli scienziati: sono delle fake news, delle notizie non vere che servono a raggiungere determinati scopi.

La questione decisiva ora è: come ci dobbiamo comportare con tutte queste difficoltà e con il caos che ne consegue? Forse ci può aiutare a trovare un orientamento il testo biblico di oggi tratto dall’Antico Testamento che si trova nel Libro del Profeta Geremia nel nono capitolo:

Così dice il Signore: «Non si vanti il saggio della sua saggezza e non si vanti il forte della sua forza, non si vanti il ricco delle sue ricchezze. Ma chi vuol gloriarsi si vanti di questo, di avere senno e di conoscere me, perché io sono il Signore che agisce con misericordia, con diritto e con giustizia sulla terra; di queste cose mi compiaccio. Parola del Signore».

Con queste parole veniamo esortati a non vantarci delle nostre proprie capacità e delle condizioni a disposizione che formano la nostra vita. Questo lo si può interpretare sia su un piano individuale sia su un piano sociale e globale. Vengono menzionate la saggezza, la forza e le ricchezze.

Alla saggezza appartiene anche la ragione. Con questa vengono prese in considerazione tutta la scienza e la tecnica. Ma con questa viene considerata anche l’autodeterminazione, sia del singolo che dell’umanità come insieme. Ci sforziamo come individui di pianificare la nostra vita personale e la politica si sforza di dare una forma all’andamento della storia. Tutto ciò presuppone della saggezza.

E noi impieghiamo anche la nostra forza in questo senso. La forza non consiste soltanto nella forza muscolare; c’è anche la forza intellettuale. Ci sono la forza politica, la forza militare, la forza economica, la forza psichica, la forza morale e così via. Diamo forma alla nostra vita con l’aiuto della forza, non solo come singoli, ma anche come intera umanità.

E noi tendiamo nello stesso doppio senso verso le ricchezze. Eppure le ricchezze non sono solo un successo da desiderare: sono anche il presupposto per uno sviluppo futuro. Nella povertà i problemi da affrontare possono essere risolti molto meno che nella ricchezza. E inoltre le ricchezze non devono essere comprese soltanto come finanziarie. Ci può essere anche una ricchezza di saggezza e di forza.

La saggezza, la forza e le ricchezze viste così non sono semplicemente dei presupposti necessari per la nostra vita? Perché non ci dovremmo vantare di queste cose? L’esortazione nel Libro di Geremia è: “Ma chi vuol gloriarsi si vanti di questo, di avere senno e di conoscere me, perché io sono il Signore…”. Evidentemente non dobbiamo guardare verso noi stessi e le nostre capacità e  doti, bensì verso Dio e dobbiamo affidarci a lui. Proprio considerando il caos che è stato tratteggiato all’inizio questa può essere una prospettiva valida. La saggezza dell’umanità, la sua forza e le sue ricchezze ci hanno portati sull’orlo del baratro. E vediamo continuamente come la saggezza, la forza e le ricchezze vengano abusate. Ma, solo per fare un esempio, se sono malato, allora devo solo sperare che Dio mi guarisca? Devo ignorare saggezza, la forza e le ricchezze della medicina?

No, non è questo il senso di ciò che il Profeta Geremia vuole trasmettere. Non dobbiamo ignorare la saggezza, la forza e le ricchezze, ma non ce ne dobbiamo nemmeno vantare. Ci dovremmo piuttosto vantare di conoscere Dio. La frase però continua: “Ma chi vuol gloriarsi si vanti di questo, di avere senno e di conoscere me, perché io sono il Signore che agisce con misericordia, con diritto e con giustizia sulla terra…”. Al di sopra della nostra saggezza, forza e ricchezze – comunque noi giudichiamo queste capacità e doti – ci sono la misericordia, il diritto e la giustizia di Dio. È questo che dobbiamo tenere presente e se ci vogliamo vantare, allora del fatto che percepiamo Dio in questo senso. Questo però non è semplicissimo, come forse ci è diventato chiaro ascoltando il vangelo di oggi. Infatti così come Gesù rappresenta lì la giustizia di Dio non corrisponde di certo alle nostre aspettative.

Vantarci di questo significa però ancora di più che dire semplicemente: “Che bello che Dio agisca con misericordia, diritto e giustizia sulla terra!”: significa piuttosto fare propri questi criteri e lasciarsi guidare da loro nel proprio pensare e agire. Ci dobbiamo orientare verso la volontà di Dio e non verso la nostra saggezza e forza e verso le nostre ricchezze economiche. Questo non significa che dobbiamo rinunciare alla saggezza, alla forza e alla ricchezza.

Nel dettaglio si può vedere la cosa in questo modo: invece di mettere al centro la propria saggezza, ci dobbiamo far plasmare dalla misericordia di Dio. La parola nel testo originale ebraico non significa in realtà “misericordia”, bensì “grazia”, “bontà”, “amore”. Ma questo cambia ben poco le cose; si tratta di cure. Dio dedica le sue cure agli esseri umani e noi dovremmo dedicare le nostre cure al nostro prossimo. Non dobbiamo pensare solo a noi stessi, bensì anche agli altri, soprattutto a coloro che ne hanno particolarmente bisogno. Ecco un piccolo, ma concreto esempio: nel riflettere sul vaccino non si tratta soltanto di come valuto la vaccinazione per quanto mi riguarda personalmente, ma si tratta anche di quali conseguenze ha il mio essere vaccinato/ vaccinata per gli altri. Se la pandemia può essere tenuta sotto controllo solo con il vaccino, la propria vaccinazione allora è un contributo al bene della comunità umana.

E noi ci dobbiamo orientare verso il diritto. Non la propria forza deve determinare il nostro pensare e agire, ma lo sguardo verso il diritto. Non si tratta qui in prima linea di leggi statali. Queste possono cambiare e non sono sempre esemplari in modo assoluto. Si tratta piuttosto di principi di diritto, per esempio dei diritti umani o della cosiddetta regola d’oro o etica della reciprocità che si trova anche nella Bibbia. Gesù la formula così: «Tutte le cose dunque che voi volete che gli uomini vi facciano, fatele anche voi a loro; perché questa è la legge e i profeti”. (Matteo 7,12)

E noi non dobbiamo essere orgogliosi della nostra propria ricchezza economica, soprattutto non nel senso che la vogliamo aumentare sempre più. Dovremmo piuttosto essere soddisfatti di ciò che abbiamo. E dovremmo utilizzare ciò per realizzare la giustizia. Di sicuro una certa ricchezza è necessaria per la vita, sia individuale che per tutta la società. L’alternativa “povertà” non è un ideale, ma la ricchezza non può essere utilizzata in modo egoistico, bensì deve aiutare a ridurre la povertà dei meno ricchi e deve così contribuire alla giustizia.

“Di queste cose mi compiaccio. Parola del Signore” viene detto alla fine del brano biblico di oggi. Di cosa si compiace Dio non consiste nel fatto che noi dimentichiamo noi stessi e guardiamo solo verso di lui. Non dobbiamo assolutamente ignorare le nostre doti e capacità, ma non ce ne dobbiamo neppure vantare e non ci dobbiamo far guidare da esse. Dobbiamo invece impiegare le nostre doti e capacità secondo la volontà del Dio trino.

Traduzione dal tedesco di Katia Cavallito

Foto: Lehmann
Foto: Lehmann

Predigttext


Liebe Gemeinde!

Wir leben in einer schwierigen Situation. Ich muss das nicht breit ausführen, denn es ist uns allen bewusst. Ich erwähne nur die verschiedenen Aspekte dieser schwierigen Situation, die uns bedrängen. 

Am deutlichsten gegenwärtig in unserem Bewusstsein ist die Pandemie, von der wir nicht wissen, wie sie sich weiter entwickeln wird. Aber sie ist sicherlich nicht das größte Problem. Noch bedrohlicher ist längerfristig die ökologische Situation, einerseits unter dem Aspekt der Klimaerwärmung und deren Folgen, andererseits angesichts der fortschreitenden Zerstörung der Natur durch den Einsatz der Technik. Aber auch die Ökonomie macht uns Schwierigkeiten. Als kleine Einzelheit erwähne ich in diesem Zusammenhang die Erhöhung der Energiepreise. Und dazu kommen Spannungen, nicht nur im Zusammenleben vor Ort und zwischen den verschiedenen Parteien in den einzelnen Ländern, sondern nun auch wieder in Form einer Kriegsgefahr zwischen Ost und West.

Alle diese Schwierigkeiten bedrohen uns nicht nur mit ihren unmittelbaren Konsequenzen. Sie haben daneben auch andere Wirkungen, indem sie zum Beispiel Angst auslösen oder Reaktionen hervorrufen, die die Lage nicht verbessern, sondern im Gegenteil verschlimmern.

Auf diese Weise wird die Lage sehr unübersichtlich. Wir verfügen – vor allem das Internet – über unendlich viele Informationen. Aber niemand ist in der Lage, alle diese Informationen wahrzunehmen und zu verarbeiten. Dadurch entstehen verschiedene Sichtweisen. Manche meinen, die offiziellen Informationen seien falsch und würden nur publiziert, um bestimmte Ziele zu erreichen. Deshalb orientieren sie sich an anderen Informationen aus dem Internet, die den offiziellen widersprechen. Viele dieser Informationen aber werden von der großen Mehrheit der Wissenschaftler in derselben Weise beurteilt: Als Fakenews, die nicht wahr sind, sondern dazu dienen, bestimmte Ziele zu erreichen.

Die entscheidende Frage ist nun: Wie sollen wir mit all diesen Schwierigkeiten und dem daraus entstehenden Chaos umgehen? Vielleicht kann uns der heutige Bibeltext aus dem Alten Testament dabei helfen, eine Orientierung zu finden. Er steht im Buch des Propheten Jeremia im 9. Kapitel:

So spricht der Herr: Ein Weiser rühme sich nicht seiner Weisheit, ein Starker rühme sich nicht seiner Stärke, ein Reicher rühme sich nicht seines Reichtums. Sondern wer sich rühmen will, der rühme sich dessen, dass er klug sei und mich kenne, dass ich der Herr bin, der Barmherzigkeit, Recht und Gerechtigkeit übt auf Erden; denn solches gefällt mir, spricht der Herr.

Wir werden mit diesen Worten aufgefordert, uns nicht unserer eigenen Fähigkeiten und den vorhandenen Voraussetzungen zur Gestaltung unseres Lebens zu rühmen. Das lässt sich sowohl individuell verstehen, als auch gesamtgesellschaftlich und global. Genannt werden Weisheit, Stärke und Reichtum. 

Zur Weisheit gehört auch die Vernunft. Damit kommt die gesamte Wissenschaft und Technik in den Blick. Aber auch die Selbstbestimmung sowohl des Einzelnen als auch der Menschheit als ganzer ist damit angesprochen. Wir bemühen uns darum, als Individuen unser persönliches Leben zu planen, und die Politik bemüht sich darum, den Fortgang der Geschichte zu gestalten. All dies setzt Weisheit voraus.

Und wir nutzen auch unsere Stärke in diesem Sinn. Stärke besteht ja nicht nur in Muskelkraft. Es gibt auch intellektuelle Stärke. Es gibt politische Stärke, militärische Stärke, wirtschaftliche Stärke, psychische Stärke, moralische Stärke, und so weiter. Wir gestalten unser Leben mit Hilfe von Stärke, nicht nur als Einzelne, sondern auch als gesamte Menschheit. 

Und wir streben in demselben doppelten Sinn nach Reichtum. Dabei ist Reichtum nicht nur ein wünschenswerter Erfolg. Er ist auch Voraussetzung für eine zukünftige Entwicklung. In Armut können anstehende Probleme viel weniger gelöst werden als mit Reichtum. Und darüber hinaus muss Reichtum nicht nur finanziell verstanden werden. Es kann auch einen Reichtum an Weisheit und an Stärke geben.

Sind Weisheit, Stärke und Reichtum so gesehen nicht schlichtweg notwendige Voraussetzungen für unser Leben? Warum sollen wir uns dieser Dinge nicht rühmen? Die Aufforderung im Buch Jeremia lautet: „Sondern wer sich rühmen will, der rühme sich dessen, dass er klug sei und mich kenne, dass ich der Herr bin …“. Offenbar sollen wir nicht auf uns selbst und unsere Fähigkeiten und Gaben schauen, sondern auf Gott und sollen uns ihm anvertrauen. Gerade angesichts des eingangs geschilderten Chaos ist das ja vielleicht eine Perspektive. Die Weisheit der Menschheit, ihre Stärke und ihr Reichtum hat uns an den Rand des Abgrundes geführt. Und wir erleben immer wieder, wie Weisheit, Stärke und Reichtum missbraucht werden. Aber um nur ein kleines Beispiel zu nennen: Wenn ich krank bin, soll ich dann nur darauf hoffen, dass Gott mich heilen werde? Soll ich die Weisheit, die Stärke und den Reichtum der Medizin ignorieren? 

Nein, das ist nicht der Sinn dessen, was der Prophet Jeremia uns übermittelt. Wir sollen Weisheit, Stärke und Reichtum nicht ignorieren, aber wir sollen uns dessen auch nicht rühmen. Wir sollen uns vielmehr dessen rühmen, dass wir Gott kennen. Aber der Satz geht noch weiter: „wer sich rühmen will, der rühme sich dessen, dass er klug sei und mich kenne, dass ich der Herr bin, der Barmherzigkeit, Recht und Gerechtigkeit übt auf Erden; …“. Über unserer Weisheit, unserer Stärke und unserem Reichtum, wie immer wir diese Fähigkeiten und Gaben auch beurteilen, stehen Barmherzigkeit, Recht und Gerechtigkeit Gottes. Dies sollen wir zur Kenntnis nehmen und wenn wir uns rühmen wollen, dann dessen, dass wir Gott in diesem Sinne wahrnehmen. Was allerdings nicht ganz einfach ist, wie uns vielleicht beim Hören des heutigen Evangeliums deutlich geworden ist. Denn so wie Jesus dort die Gerechtigkeit Gottes darstellt, entspricht das sicher nicht unseren Erwartungen.

Uns dafür zu rühmen bedeutet aber noch mehr, als lediglich zu sagen: „Wie schön, dass Gott Barmherzigkeit, Recht und Gerechtigkeit übt auf Erden!“ Es bedeutet vielmehr, für sich selbst diese Kriterien zu übernehmen und sich im eigenen Denken und Handeln von ihnen bestimmen zu lassen. Wir sollen uns am Willen Gottes orientieren, und nicht an unserer Weisheit und Stärke und an unserem Reichtum. Was nicht heißt, dass wir auf Weisheit, Stärke und Reichtum verzichten sollen.

Im Einzelnen kann man das so sehen: Statt die eigene Weisheit in den Mittelpunkt zu stellen, sollen wir uns von der Barmherzigkeit Gottes prägen lassen. Das Wort im hebräischen Originaltext bedeutet eigentlich nicht „Barmherzigkeit“, sondern „Gnade“, „Güte“, „Liebe“. Aber das ändert kaum etwas. Es geht um  Zuwendung. Gott wendet sich den Menschen zu und wir sollen uns unseren Mitmenschen zuwenden. Wir sollen nicht nur an uns selbst denken, sondern auch an die anderen, vor allem an diejenigen, die das besonders nötig haben. Ein kleines, aber konkretes Beispiel dafür: Beim Nachdenken über die Impfung geht es nicht nur darum, wie ich die Impfung im Blick auf mich selbst einschätze, sondern es geht auch darum, welche Folgen mein Geimpftsein für andere Menschen hat. Wenn die Pandemie nur durch Impfung in den Griff zu bekommen ist, dann ist die eigene Impfung ein Beitrag zum Wohl der menschlichen Gemeinschaft.

Und wir sollen uns am Recht orientieren. Nicht die eigene Stärke soll unser Denken und Verhalten bestimmen, sondern der Blick auf das Recht. Dabei geht es nicht in erster Linie um staatliche Gesetze. Die können sich verändern und sie sind auch nicht immer absolut vorbildlich. Es geht eher um Rechtsprinzipien, also zum Beispiel um die Menschenrechte, oder um die sogenannte „goldene Regel“ die auch in der Bibel zu finden ist. Jesus drückt das so aus: „Alles nun, was ihr wollt, dass euch die Leute tun sollen, das tut ihnen auch! Das ist das Gesetz und die Propheten.“ (Matthäus 7,12)

Und wir sollen nicht stolz sein auf den eigenen Reichtum. Vor allem nicht in dem Sinne, dass wir ihn immerzu erweitern wollen. Wir sollen vielmehr mit dem zufrieden sein, was wir haben. Und wir sollen dies dazu verwenden, Gerechtigkeit zu realisieren. Sicherlich ist ein gewisser Reichtum notwendig für das Leben, sowohl individuell, als auch gesamtgesellschaftlich. Die Alternative Armut ist kein Ideal. Aber der Reichtum darf nicht egoistisch verwendet werden, sondern soll dabei helfen, die Armut der weniger Reichen abzubauen und soll damit zur Gerechtigkeit beitragen.

Solches gefällt mir, spricht der Herr“ heißt es am Schluss des heutigen Bibelabschnitts. Was Gott gefällt, besteht nicht darin, dass wir uns selbst vergessen und nur auf ihn schauen. Wir sollen unsere Gaben und Fähigkeiten durchaus nicht ignorieren. Aber wir sollen uns nicht ihrer rühmen und uns nicht von ihnen leiten lassen. Sondern wir sollen unsere Gaben und Fähigkeiten dem Willen des dreieinigen  Gottes entsprechend einsetzen.

Pfarrer Heiner Bludau