26.09.2021 Testo della Predica - Predigttext


Dove e quando?


Domenica, 26 settembre 2021

ore 11

Chiesa San Francesco d'Assisi

Via San Francesco d'Assisi 11

Torino


Culto con battesimo, 17ª domenica dopo la Trinità

Lettera ai Romani 10,9-17

Foto: Sabine Wolters
Foto: Sabine Wolters

Wo und Wann?


Sonntag, 26. September 2021

11 Uhr

Kirche San Francesco d'Assisi

Via San Francesco d'Assisi 11

Torino

 


Gottesdienst mit Taufe, 17. Sonntag nach Trinitatis

Römer 10,9-17



Testo della Predica


9 Se con la bocca avrai confessato Gesù come Signore e avrai creduto con il cuore che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvato; 10 infatti con il cuore si crede per ottenere la giustizia e con la bocca si fa confessione per essere salvati. 11 Difatti la Scrittura dice: «Chiunque crede in lui, non sarà deluso».

12 Poiché non c'è distinzione tra Giudeo e Greco, essendo egli lo stesso Signore di tutti, ricco verso tutti quelli che lo invocano. 13 Infatti chiunque avrà invocato il nome del Signore sarà salvato.

14 Ora, come invocheranno colui nel quale non hanno creduto? E come crederanno in colui del quale non hanno sentito parlare? E come potranno sentirne parlare, se non c'è chi lo annunci? 15 E come annunceranno se non sono mandati? Com'è scritto: «Quanto sono belli i piedi di quelli che annunciano buone notizie!» 16 Ma non tutti hanno ubbidito alla buona notizia; Isaia infatti dice: «Signore, chi ha creduto alla nostra predicazione?» 17 Così la fede viene da ciò che si ascolta, e ciò che si ascolta viene dalla parola di Cristo.

Cari genitori di Noah,

care famiglie Fiou e Albertin,

cara comunità!

Nelle letture bibliche che abbiamo sentito si parla della fede nel Dio trino. Questo si sposa bene con il battesimo che celebriamo in questo culto. Infatti il battesimo è un punto di riferimento importante per la fede.

La fede secondo la Chiesa evangelica luterana non è una prestazione da fornire di fronte a Dio. La fede inizia piuttosto con un dono di Dio, con una promessa. Il Gesù risorto promette ciò che sentiremo dopo, all’inizio del battesimo: “io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine dell’età presente”. E l’acqua con la quale battezziamo unisce il piccolo Noah al Gesù risorto e quindi con il Dio trino.

Quale cammino di vita Noah abbia davanti a sé non lo sappiamo. Naturalmente speriamo il meglio per lui. Ma il fatto che sia nato in tempi difficili ci ricorda che nel corso della vita ricorrono in continuazione delle difficoltà che devono essere superate. Niente è così d’aiuto nell’affrontare tali difficoltà come la fede.

In questo momento possiamo essere molto riconoscenti del fatto che Noah – così come la sua mamma – sia in salute e stia crescendo splendidamente. Adesso ha otto mesi. Ovviamente non può ancora capire che cosa significhi il suo battesimo. Ma proprio questo è il dono di Dio per lui. Molto tempo prima che capisca che cos’è importante nella vita, prima che possa parlare e agire in modo consapevole, Dio gli dice che lo ama e lo accetta e che lo vuole accompagnare per tutta la vita.

 

Voi, i suoi genitori, avete scelto un versetto biblico per Noah che più avanti lo aiuterà a rispondere al dono di Dio. Questo può creare una buona base affinché la sua fede si sviluppi. Non soltanto l’amore e l’accompagnamento di Dio sono tenuti presenti in questo versetto, ma anche la gioia per la vita: “Ti rendo grazie perché sono stato formato in modo stupendo: stupende sono le tue opere! La mia anima lo riconosce appieno”. Così dice il versetto tratto dal Salmo 139. Vale la pena leggere tutto il salmo. Esso tratta della presenza di Dio nella nostra vita. Dio è presente ovunque noi siamo e in qualsiasi situazione noi ci troviamo. Ed Egli guarda verso di noi e ci prende in considerazione, ognuna e ognuno.

Questo è lo sfondo davanti al quale chi prega nel salmo parla a Dio: “Ti rendo grazie perché sono stato formato in modo stupendo: stupende sono le tue opere! La mia anima lo riconosce appieno”. Auguro a Noah che più avanti faccia sue queste parole e che le pronunci con tutto il cuore verso Dio. Infatti la gioia per la vita è tanto più forte tanto più noi siamo consapevoli di quanto sia stupenda la creazione di Dio nel suo insieme, e quanto siamo stupendi noi stessi come parte della stessa. Di fronte a tanti problemi questo modo di vedere spesso purtroppo si perde. A maggior ragione è importante che esso ci venga ricordato.

 

Certo, fa parte della nostra realtà anche il fatto di essere messi a confronto con dei problemi. Non lo voglio negare. È importante sapere come affrontarli bene. Il nome che porta Noah gli può trasmettere molta speranza. Al Noè di cui parla la Bibbia è stato chiesto da Dio di costruire l’Arca in vista della minaccia del diluvio universale. Insieme ad altre persone e animali è sopravvissuto al diluvio e ha aperto a tutti un nuovo futuro.

La speranza che deriva da questa storia non deve consistere nel fatto che questo mito si ripeta in modo identico. Ciò che può invece trasmettere speranza è il comportamento di Noè. A differenza di tanti altri suoi simili, egli ha fatto attenzione a quello che Dio gli ha trasmesso. Ha ascoltato Dio e si è lasciato guidare da lui. E così di fronte alla più grande minaccia ha trovato aiuto e salvezza e un futuro positivo per la sua vita.

 

Proprio di questo si tratta nella fede. E questo non riguarda soltanto il nostro piccolo Noah, riguarda noi tutti. Nell’epistola abbiamo sentito quello che l’Apostolo Paolo ha scritto alla comunità a Roma: “Se con la bocca avrai confessato Gesù come Signore e avrai creduto con il cuore che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvato; infatti con il cuore si crede per ottenere la giustizia e con la bocca si fa confessione per essere salvati”. La salvezza della quale parla Paolo nella sua lettera si riferisce alla vita eterna. Questa può essere una prospettiva importante anche per noi cristiani oggi. Ma non deve essere necessariamente la sola prospettiva. Così come per Noè nella Bibbia si è trattato della salvezza della vita presente e futura su questa terra, la fede cristiana è un aiuto per noi per vivere bene qui e ora e per ottenere una prospettiva adeguata al domani.

Nel corso di ogni storia di vita ci sono continuamente delle crisi nelle quali ognuna e ognuno si deve orientare. Il momento nel quale questo è più evidente è forse nella pubertà. Non solo lì però, anche in ogni altra fase di passaggio: dall’infanzia alla giovinezza, dalla giovinezza all’età adulta, dall’essere attivi lavorativamente alla pensione è sempre necessario un nuovo orientamento. Venire “salvati” può fare riferimento anche a tali fasi di passaggio. Naturalmente ci possono anche essere delle crisi molto personali che devono essere superate. E anche le crisi comuni davanti alle quali si trova una famiglia o una nazione o l’umanità intera fanno parte di questo contesto. Infatti anche se spesso una singola persona non può contribuire alla soluzione di una crisi globale, è però totalmente succube delle conseguenze di questa crisi.

“Se con la bocca avrai confessato Gesù come Signore e avrai creduto con il cuore che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvato; infatti con il cuore si crede per ottenere la giustizia e con la bocca si fa confessione per essere salvati”. Come lo dobbiamo interpretare? Qui non si tratta di un comportamento magico. La promessa non corrisponde a che venga detto: fa’ questo o quello, allora tutto andrà a posto. No, si trovano affiancate la fede nel cuore e la confessione di fede con la bocca.

In questo la fede si riferisce al Gesù Cristo risorto. Questa fede è una cosa totalmente diversa da, per esempio, una risposta alla domanda: “Credi che domani farà bello?”. La fede nel Gesù Cristo risorto non la si può affermare o negare semplicemente con un sì o con un no. È piuttosto qualcosa di vivo, che nel corso della vita si può trasformare in continuazione. Anche i dubbi appartengono a questa fede. La cosa decisiva però è che chi crede continui a trovare la fiducia in Gesù Cristo; che lui o lei gli si affidi e che in particolare in vista delle decisioni da prendere si lasci guidare da lui.

Questo è un procedimento che non può essere imparato o concluso in un certo momento una volta per tutte. Si tratta piuttosto di un processo che si dipana attraverso tutta la vita. Può assumere forme sempre diverse. Inizia con il battesimo che non è solo una bella cerimonia, ma che – come ho detto all’inizio – contiene la promessa di Dio di accompagnare chi viene battezzato. Su questa base la fede si può sviluppare. Lo sviluppo non è semplicemente un processo di apprendimento. Si potrebbe piuttosto dire: si dischiude la grazia di Dio di donare la fede al battezzato. La fede ha bisogno però di impulsi sempre nuovi. L’Apostolo Paolo parla del fatto che con la bocca si deve comunicare che Dio è il Signore. Questo può essere interpretato dicendo che la fede appunto non deve essere presente solo nascosta nella propria coscienza, bensì che se ne deve parlare con altri. Le proprie esperienze in tal senso, o anche la loro mancanza, devono essere condivise con altri. Solo così la fede si può sviluppare in modo vivo.

E ancora una cosa è importante: Paolo chiede: “come crederanno in colui del quale non hanno sentito parlare? E come potranno sentirne parlare, se non c’è chi lo annunci?”. Per credere si deve essere confrontati con il Vangelo. Anche per questa cosa ci sono più possibilità: i bambini possono venire a conoscenza di qualcosa in proposito dai loro genitori o padrini e madrine, oppure in gruppi per bambini nella comunità. La predicazione avviene però soprattutto durante il culto. Posso quindi solo invitare tutti i presenti a frequentare continuamente dei culti.

“Se con la bocca avrai confessato Gesù come Signore e avrai creduto con il cuore che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvato; infatti con il cuore si crede per ottenere la giustizia e con la bocca si fa confessione per essere salvati”. La fede o, meglio, la fiducia in Gesù Cristo aiuta come nient’altro a trovare una buona strada nella vita. Essa apre la vista sui lati positivi della vita e procura gioia anche in situazioni difficili. Per noi tutti questa strada è iniziata con il battesimo, per Noah inizia oggi. Dio lo guiderà. Facciamo in modo di essere d’aiuto a vicenda nell’ascoltare Dio.

Traduzione: Katia Cavallito

Grafica - Graphik: Mester
Grafica - Graphik: Mester

Predigttext


Wenn du mit deinem Munde bekennst, dass Jesus der Herr ist, und glaubst in deinem Herzen, dass ihn Gott von den Toten auferweckt hat, so wirst du gerettet. Denn wer mit dem Herzen glaubt, wird gerecht; und wer mit dem Munde bekennt, wird selig. Denn die Schrift spricht (Jesaja 28,16): »Wer an ihn glaubt, wird nicht zuschanden werden.« Es ist hier kein Unterschied zwischen Juden und Griechen; es ist über alle derselbe Herr, reich für alle, die ihn anrufen. Denn »wer den Namen des Herrn anruft, wird selig werden« (Joel 3,5). 

Wie sollen sie aber den anrufen, an den sie nicht glauben? Wie sollen sie aber an den glauben, von dem sie nichts gehört haben? Wie sollen sie aber hören ohne Prediger? Wie sollen sie aber predigen, wenn sie nicht gesandt werden? Wie denn geschrieben steht (Jesaja 52,7): »Wie lieblich sind die Füße der Freudenboten, die das Gute verkündigen!« 

Aber nicht alle waren dem Evangelium gehorsam. Denn Jesaja spricht (Jesaja 53,1): »Herr, wer glaubte unserm Predigen?« So kommt der Glaube aus der Predigt, das Predigen aber durch das Wort Christi.

Liebe Eltern von Noah,

liebe Familien Fiou und Albertin,

liebe Gemeinde!

In den Lesungen aus der Bibel, die wir gehört haben, geht es um den Glauben an den dreieinigen Gott. Das passt gut zu der Taufe, die wir in diesem Gottesdienst feiern. Denn die Taufe ist ein wichtiger Bezugspunkt für den Glauben.

Der Glaube ist nach dem Verständnis der evangelisch-lutherischen Kirche nicht eine Leistung, die der Mensch gegenüber Gott zu erbringen hat. Vielmehr beginnt der Glaube mit einer Gabe Gottes, mit einer Zusage. Der auferstandene Jesus verspricht, was  wir nachher zu Beginn der Taufe hören werden: „Ich bin bei euch alle Tage bis an der Welt Ende.“ (Matthäus 28,20b) Und das Wasser, mit dem wir taufen, verbindet den kleinen Noah mit dem auferstandenen Jesus und damit mit dem dreieinigen Gott. 

Welchen Lebensweg Noah vor sich hat, wissen wir nicht. Natürlich hoffen wir das Beste für ihn. Aber die Tatsache, dass er in schwierigen Zeiten geboren wurde, erinnert uns daran, dass im Lauf des Lebens immer wieder Schwierigkeiten auftreten, die überwunden werden müssen. Nichts ist im Umgang mit solchen Schwierigkeiten so hilfreich wie der Glaube.

Im Augenblick können wir zunächst einmal sehr dankbar dafür sein, dass Noah nach seiner Geburt ebenso wie seine Mutter gesund ist und sich prächtig entwickelt. Er ist jetzt acht Monate alt. Da kann er natürlich noch nichts davon verstehen, was seine Taufe bedeutet. Aber genau das ist das Geschenk Gottes an ihn. Lange bevor er versteht, worum es im Leben geht, bevor er reden und handeln kann, sagt ihm Gott, dass er ihn liebt und annimmt und dass er ihn sein ganzes Leben lang begleiten will. 

 

Ihr, seine Eltern, habt einen Bibelvers für Noah ausgesucht, der ihm später helfen kann, auf das Geschenk Gottes zu antworten. Das kann eine gute Grundlage dafür schaffen, dass sein Glaube sich entwickelt. Nicht nur die Liebe und die Begleitung Gottes ist dabei im Blick, sondern auch die Freude am Leben. „Ich danke dir dafür, dass ich wunderbar gemacht bin; wunderbar sind deine Werke; das erkennt meine Seele.“ So lautet der Bibelvers. Er stammt aus dem 139. Psalm. Es lohnt sich, den ganzen Psalm zu lesen. Er handelt von der Gegenwart Gottes in unserem Leben. Gott ist gegenwärtig, wo immer wir auch sind und in welcher Situation wir uns befinden. Und er schaut auf uns und nimmt uns wahr, jede Einzelne und jeden Einzelnen.

Das ist der Hintergrund, vor dem der Beter des Psalms zu Gott spricht: „Ich danke dir dafür, dass ich wunderbar gemacht bin; wunderbar sind deine Werke; das erkennt meine Seele.“ Ich kann Noah nur wünschen, dass er diese Worte später einmal annimmt und sie von ganzem Herzen Gott gegenüber ausspricht. Denn die Freude am Leben wird umso kräftiger, je mehr man sich bewusst darüber wird, wie wunderbar die Schöpfung Gottes als Ganze ist, und wie wunderbar auch wir selbst als Teil derselben sind. Angesichts vieler Probleme geht uns diese Blickweise leider oft verloren. Umso wichtiger ist es daran erinnert zu werden.

 

Dennoch gehört es aber natürlich auch zu unserer Wirklichkeit, dass wir mit Problemen konfrontiert werden. Dem will ich nicht widersprechen. Es ist wichtig, gut damit umzugehen. Der Name, den Noah trägt, kann ihm viel Hoffnung vermitteln. Der Noah, von dem die Bibel erzählt, ist von Gott aufgefordert worden, angesichts der drohenden Sintflut die Arche zu bauen. Zusammen mit anderen Menschen und Tieren hat er in der Arche die Sintflut überlebt und allen eine neue  Zukunft eröffnet. 

Die Hoffnung, die aus dieser Geschichte erwächst, muss nicht darin liegen, dass sich dieser Mythos genauso noch einmal wiederholt. Was aber Hoffnung vermitteln kann, ist das Verhalten des Noah. Anders als viele seiner Mitmenschen hat er auf das geachtet, was Gott ihm vermittelt hat. Er hat auf Gott gehört und hat sich von ihm leiten lassen. Und dadurch hat er angesichts der größten Bedrohung Hilfe und Rettung gefunden und eine positive Zukunft für sein Leben.

 

Genau darum geht es im Glauben. Und das betrifft nicht nur unseren kleinen Noah, es betrifft uns alle. In der Epistel haben wir gehört, was der Apostel Paulus an die Gemeinde in Rom geschrieben hat: „Wenn du mit deinem Munde bekennst, dass Jesus der Herr ist, und glaubst in deinem Herzen, dass ihn Gott von den Toten auferweckt hat, so wirst du gerettet. Denn wer mit dem Herzen glaubt, wird gerecht; und wer mit dem Munde bekennt, wird selig.“ Die Rettung und die Seligkeit von der Paulus spricht, beziehen sich bei ihm auf das ewige Leben. Das kann auch für uns Christen heute eine wichtige Perspektive sein. Im Glaubensbekenntnis bekennen wir miteinander den Glauben an das ewige Leben. Aber es muss nicht die einzige Perspektive sein. So wie es bei Noah in der Bibel um die Rettung des Lebensweges hier auf dieser Erde ging  und um eine Zukunft desselben, so ist der christliche Glaube auch für uns eine Hilfe, hier und heute richtig zu leben und für morgen eine angemessene Perspektive zu bekommen. 

Im Laufe jeder Lebensgeschichte gibt es immer wieder Krisen, in denen sich jede und jeder wieder neu in seinem, in ihrem Leben zurechtfinden muss. Am offensichtlichsten ist das vielleicht in der Pubertät. Aber nicht nur dort, sondern in jedem Übergang, von der Kindheit zur Jugend, von der Jugend zum Erwachsenen, vom Tätigsein zum Ruhestand, immer wieder ist neue Orientierung nötig. „Gerettet“ und „selig“ zu werden, lässt sich durchaus auch auf solche Übergänge beziehen. Dazu gibt es natürlich auch ganz individuelle Krisen, die bewältigt werden müssen. Und auch die gemeinsamen Krisen, vor denen eine Familie steht, oder ein Land oder die ganze Menschheit, gehören in diesen Zusammenhang. Denn auch wenn die einzelne Person oft nicht viel zur Lösung einer globalen Krise beitragen kann, so ist sie doch den Folgen ganz ausgeliefert.

„Wenn du mit deinem Munde bekennst, dass Jesus der Herr ist, und glaubst in deinem Herzen, dass ihn Gott von den Toten auferweckt hat, so wirst du gerettet. Denn wer mit dem Herzen glaubt, wird gerecht; und wer mit dem Munde bekennt, wird selig.“ Wie sollen wir das verstehen? Es geht hier nicht um ein magisches Verhalten. Das Versprechen läuft nicht darauf hinaus, gesagt zu bekommen: Tu dies oder das, dann wird alles gut. Nein, es stehen nebeneinander der Glaube im Herzen und das Bekenntnis mit dem Mund. 

Dabei bezieht sich der Glaube auf den auferstandenen Jesus Christus. Dieser Glaube ist etwas ganz anderes als zum Beispiel eine Antwort auf die Frage: Glaubst Du, dass morgen schönes Wetter sein wird? Der Glaube an den auferstandenen Jesus Christus ist nicht einfach mit ja oder nein zu beschreiben. Er ist vielmehr etwas Lebendiges, was sich im Laufe des Lebens immer wieder verändern kann. Auch Zweifel gehören zu diesem Glauben. Das Entscheidende aber ist, dass der Glaubende immer wieder zum Vertrauen zu Jesus Christus findet. Dass er oder sie sich ihm anvertraut und besonders im Blick auf die zu treffenden Entscheidungen sich von ihm leiten lässt. 

Dies ist ein Vorgang, der nicht irgendwann in einem bestimmten Moment ein für allemal gelernt und abgeschlossen werden kann. Es handelt sich vielmehr um einen Prozess, der sich durch das ganze Leben zieht. Er kann immer wieder verschiedene Formen annehmen. Er beginnt mit der Taufe, die nicht nur eine schöne Feier ist, sondern, wie ich zu Beginn sagte, die Zusage Gottes enthält, den Täufling zu begleiten. Auf dieser Grundlage kann sich der Glaube entwickeln. Die Entwicklung ist dabei nicht einfach ein Lernprozess. Man könnte eher sagen: Die Gabe Gottes, dem Getauften den Glauben zu verleihen, entfaltet sich. Der Glaube braucht dazu aber auch immer wieder neue Impulse. Der Apostel Paulus redet davon, dass mit dem Mund bekannt werden soll, dass Jesus der Herr ist. Das kann man so verstehen, dass der Glaube eben nicht nur versteckt im eigenen Bewusstsein vorhanden sein soll, sondern dass darüber mit anderen gesprochen wird. Die eigenen Erfahrungen oder auch der Mangel daran, sollen mit anderen Menschen ausgetauscht werden. Nur so kann sich der Glaube lebendig entfalten.

Und noch etwas ist wichtig: Paulus fragt: „Wie sollen sie aber an den glauben, von dem sie nichts gehört haben? Wie sollen sie aber hören ohne Prediger?“ Um zu glauben muss man mit dem Evangelium konfrontiert werden. Auch dazu gibt es verschiedene Möglichkeiten: Kinder können von ihren Eltern oder Paten etwas darüber erfahren, oder auch in Kindergruppen in der Gemeinde. Vor allem aber geschieht die Predigt im Gottesdienst. Ich kann deshalb alle Anwesenden nur einladen, immer wieder Gottesdienste zu besuchen.

„Wenn du mit deinem Munde bekennst, dass Jesus der Herr ist, und glaubst in deinem Herzen, dass ihn Gott von den Toten auferweckt hat, so wirst du gerettet. Denn wer mit dem Herzen glaubt, wird gerecht; und wer mit dem Munde bekennt, wird selig.“ Der Glaube, oder besser: das Vertrauen in Jesus Christus, hilft wie nichts anderes sonst, einen guten Weg durchs Leben zu finden. Er öffnet den Blick auf die positiven Seiten des Lebens und schafft Freude auch in schwierigen Situationen. Für uns alle hat dieser Weg mit der Taufe begonnen, für Noah beginnt er heute. Gott wird ihn leiten. Lasst uns gegenseitig dabei behilflich sein, auf Gott zu hören.