03.05.2020 Culto e Predica - Gottesdienst und Predigt


9° Culto in Quarantena


Domenica, 3 maggio 2020 Culto per la 3a domenica dopo Pasqua (Jubilate), liturgia a cura del Pastore luterano Aleksander Erniša (Trieste)


9. Quarantänegottesdienst


Sonntag, den 3. Mai 2020, Gottesdienst zum 3. Sonntag nach Ostern (Jubilate). Liturgie vorbereitet vom lutherischen Pfarrer Aleksander Erniša (Triest) 

(LM-2018-003-SW) Uva - Weintrauben
Uva - Weintrauben (Foto: Sabine Wolters)


Invocazione

Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.

Amen.

 

Il nostro aiuto è nel nome del Signore

che ha fatto il cielo e la terra.


Invokation

Im Namen des Vaters und des Sohnes und des Heiligen Geistes. 

Amen

 

Unsere Hilfe steht im Namen des Herrn, 

der Himmel und Erde gemacht hat.



Versetto della settimana

Se dunque uno e in Cristo, egli e una nuova creatura; le cose vecchie sono passate: ecco, sono diventate nuove. (2 Corinzi 5,17)


Wochenvers

„Ist jemand in Christus, so ist er eine neue Kreatur; das Alte ist vergangen, siehe Neues ist geworden. (2. Korinther 5,17)



Saluto

Jubilate – Giubilate! Giubilate è la domenica della creazione: in ricordo della prima storia della creazione, giubilate per la risurrezione come creazione, speranza per la promessa del nuovo cielo e della nuova terra.

Rinnovarsi è possibile, anche al giorno d’oggi. Chi crede in questa speranza avrà forza. Perché come il vitigno dà forza ai suoi germogli, così anche i cristiani trovano appoggio in Cristo e possono sempre rinnovarsi nella loro vita.


Begrüßung

Jubilate – Jubelt! Jubilate ist der Sonntag der Neuschöpfung: Erinnerung an die erste Schöpfungsgeschichte, Jubel über die Auferstehung als Neuschöpfung, Hoffnung auf den verheißenen neuen Himmel und die neue Erde.

Neu zu werden ist möglich, auch hier und heute. Wer an dieser Hoffnung festhält, dem wächst Stärke zu. Denn wie der Weinstock seinen Trieben Kraft gibt, so haben auch Christen ihren Halt in Christus und können sich immer wieder zum Leben rufen und erneuern lassen.



♪ Inno | Lied 25: Laudate omnes gentes


Salmo 66,1-2.5.7a.8-9

Fate acclamazioni a Dio, voi tutti, abitanti della terra!

Cantate la gloria del suo nome, onoratelo con la nostra lode!

Venite e ammirate le opere di Dio;

egli è tremendo nelle sue azioni verso i figli degli uomini.

Egli, con la sua potenza domina in eterno;

i suoi occhi osservano le nazioni;

Benedite il nostro Dio, o popoli,

e fate risonare a piena voce la sua lode!

Egli ha conservato in vita l'anima nostra,

e non ha permesso che il nostro piede vacillasse.

 

Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo.

Come era nel principio, e ora e sempre

nei secoli dei secoli. Amen.


Psalm 66, 1-2.5.7a.8-9

Jauchzet Gott, alle Lande! Lobsinget zur Ehre seines Namens, rühmet ihn herrlich!

Kommt her und sehet an die Werke Gottes, der so wunderbar ist in seinem Tun an den Menschenkindern.

Er herrscht mit seiner Gewalt auf ewig, seine Augen schauen auf Völker.

Lobet, ihr Völker, unsern Gott, lasset seinen Ruhm weit erschallen,

der unsre Seelen erhält am Leben und lässt unsre Füße nicht gleiten.

 

Ehre sei dem Vater und dem Sohn und dem Heiligen Geist.

Wie es war im Anfang jetzt und immerdar und von Ewigkeit zu Ewigkeit. Amen



Preghiera di confessione del peccato 

Dio nel cielo e nella terra! Ti ringraziamo che tu hai creato questa giornata per noi in mezzo al tempo del mondo.

Ti ringraziamo che tu ci ricordi di ciò, che ci chiami in modo gentile e che ci dai una tranquillità che rinfresca corpo e anima. La tua parola ha creato il mondo. Con la tua parola ci salvaguardi. Tramite la tua parola possiamo vivere.

Davanti a te portiamo tutti i pensieri negativi che ci portano a dimenticarti, tutto ciò che ci spaventa, quelli in cui pensiamo che qualcuno ci ha fatto un’ingiustizia oppure dove noi l’abbiamo fatta a qualcuno.

 

Silenzio


Sündenbekenntnis

Gott des Himmels und der Erde! Wir danken Dir, dass Du mitten in der Zeit der Welt diesen Tag für uns gemacht hast.

Wir danken Dir, dass Du uns an ihn erinnerst, wie freundlich Du uns rufst und wie Du uns an der Ruhe teilgibst, die Leib und Seele erfrischt. Dein Wort hat die Welt geschaffen. Mit deinem Wort erhältst Du uns. Von deinem Wort leben wir.

Vor Dir breiten wir aus, wodurch wir dich vergessen, was uns erschreckt, wo wir meinen, uns sei Unrecht geschehen und wo wir Unrecht an anderen getan haben.

 

Stille


Portiamo le nostre ferite e offese davanti a Dio.

Portiamo a lui anche ciò con cui abbiamo ferito gli altri e abbiamo fatto un torto e preghiamo:

 

Dio abbi pietà di me peccatore.

Dio onnipotente ha avuto misericordia con noi e perdona i nostri peccati tramite suo figlio Gesù Cristo.

Amen.

 

Kyrie eleison – Signore, pietà. 

Christe eleison – Cristo, di noi pietà. 

Kyrie eleison – Signore, pietà di noi.

Wir bringen unsere Verletzungen und Kränkungen vor Gott.

Wir bringen zu ihm auch das, womit wir andere verletzt und ihnen Unrecht getan haben und bitten:

 

Gott sei mir Sünder gnädig.

Der allmächtige Gott erbarme sich unser,

er vergebe uns unsere Sünde

und führe uns zum ewigen Leben.

Amen.

 

Kyrie eleison – Herr, erbarme dich. 

Christe eleison – Christus, erbarme dich. 

Kyrie eleison – Herr, erbarm dich über uns.



Remissione 

»Il SIGNORE è misericordioso e pieno di compassione, lento all'ira e di gran bontà. Il SIGNORE sostiene tutti quelli che cadono e rialza tutti quelli che sono curvi.« (Salmo 145,8.14)


Gnadenzusage 

„Gnädig und barmherzig ist der HERR, geduldig und von großer Güte. Der HERR hält alle, die da fallen, und richtet alle auf, die niedergeschlagen sind. (Psalm 145,8.14)



Preghiera

Dio nel cielo e nella terra, guardaci: così noi ci presentiamo qui. Anche questa domenica siamo rimasti a casa e non possiamo andare in chiesa. Sii vicino a noi e dacci coraggio di superare le paure e di avere la forza di realizzare i nostri sogni. Facci sentire quello che ci rende vivi e facci portare la vita nella tua creazione. Noi speriamo in te nel tempo e nell’eterno. Amen.


Gebet

Gott, im Himmel und auf Erden, sieh auf uns: so sind wir hier. Auch an diesem Sonntag sind wir zuhause geblieben und können nicht in die Kirche gehen. Sei uns nahe und schenke uns Mut, Ängste zu überwinden und unseren Träumen Flügel zu verleihen. Lass uns spüren, was uns lebendig macht und Leben in Deine Schöpfung hineintragen. Auf Dich hoffen wir in Zeit und Ewigkeit. Amen.



Lettura dell’epistola:

Atti degli Apostoli 17,22-34

 

E Paolo, stando in piedi in mezzo all'Areòpago, disse:

«Ateniesi, vedo che sotto ogni aspetto siete estremamente religiosi. Poiché, passando, e osservando gli oggetti del vostro culto, ho trovato anche un altare sul quale era scritto: Al dio sconosciuto. Orbene, ciò che voi adorate senza conoscerlo, io ve lo annuncio. Il Dio che ha fatto il mondo e tutte le cose che sono in esso, essendo Signore del cielo e della terra, non abita in templi costruiti da mani d'uomo; e non è servito dalle mani dell'uomo, come se avesse bisogno di qualcosa; lui, che dà a tutti la vita, il respiro e ogni cosa. Egli ha tratto da uno solo tutte le nazioni degli uomini perché abitino su tutta la faccia della terra, avendo determinato le epoche loro assegnate, e i confini della loro abitazione, affinché cerchino Dio, se mai giungano a trovarlo, come a tastoni, benché egli non sia lontano da ciascuno di noi. Difatti, in lui viviamo, ci moviamo, e siamo, come anche alcuni vostri poeti hanno detto: »Poiché siamo anche sua discendenza«. Essendo dunque discendenza di Dio, non dobbiamo credere che la divinità sia simile a oro, ad argento, o a pietra scolpita dall'arte e dall'immaginazione umana. Dio dunque, passando sopra i tempi dell'ignoranza, ora comanda agli uomini che tutti, in ogni luogo, si ravvedano, perché ha fissato un giorno, nel quale giudicherà il mondo con giustizia per mezzo dell'uomo ch'egli ha stabilito, e ne ha dato sicura prova a tutti, risuscitandolo dai morti».

Quando sentirono parlare di risurrezione dei morti, alcuni se ne beffavano; e altri dicevano: «Su questo ti ascolteremo un'altra volta». Così Paolo uscì di mezzo a loro. Ma alcuni si unirono a lui e credettero; tra i quali anche Dionisio l'areopagita, una donna chiamata Damaris, e altri con loro.


Epistellesung:

Apostelgeschichte 17,22-34                   

 

Paulus aber stand mitten auf dem Areopag und sprach: Ihr Männer von Athen, ich sehe, dass ihr die Götter in allen Stücken sehr verehrt. Denn ich bin umhergegangen und habe eure Heiligtümer angesehen und fand einen Altar, auf dem stand geschrieben: Dem unbekannten Gott. Nun verkündige ich euch, was ihr unwissend verehrt.

Gott, der die Welt gemacht hat und alles, was darinnen ist, er, der Herr des Himmels und der Erde, wohnt nicht in Tempeln, die mit Händen gemacht sind. Auch lässt er sich nicht von Menschenhänden dienen wie einer, der etwas nötig hätte, da er doch selber jedermann Leben und Odem und alles gibt. Und er hat aus einem Menschen das ganze Menschengeschlecht gemacht, damit sie auf dem ganzen Erdboden wohnen, und er hat festgesetzt, wie lange sie bestehen und in welchen Grenzen sie wohnen sollen, dass sie Gott suchen sollen, ob sie ihn wohl fühlen und finden könnten; und fürwahr, er ist nicht ferne von einem jeden unter uns. Denn in ihm leben, weben und sind wir; wie auch einige Dichter bei euch gesagt haben: Wir sind seines Geschlechts. Da wir nun göttlichen Geschlechts sind, sollen wir nicht meinen, die Gottheit sei gleich den goldenen, silbernen und steinernen Bildern, durch menschliche Kunst und Gedanken gemacht.

Zwar hat Gott über die Zeit der Unwissenheit hinweggesehen; nun aber gebietet er den Menschen, dass alle an allen Enden Buße tun. Denn er hat einen Tag festgesetzt, an dem er richten will den Erdkreis mit Gerechtigkeit durch einen Mann, den er dazu bestimmt hat, und hat jedermann den Glauben angeboten, indem er ihn von den Toten auferweckt hat.

Als sie von der Auferstehung der Toten hörten, begannen die einen zu spotten; die andern aber sprachen: Wir wollen dich darüber ein andermal weiterhören. So ging Paulus weg aus ihrer Mitte. Einige Männer aber schlossen sich ihm an und wurden gläubig; unter ihnen war auch Dionysius, einer aus dem Rat, und eine Frau mit Namen Damaris und andere mit ihnen.



♪ Inno | Lied 283: Dio ci dà l'aria | Gott gab uns Atem V 1-3


Vangelo:

Giovanni 15,1-8

 

«Io sono la vera vite e il Padre mio è il vignaiuolo. Ogni tralcio che in me non dà frutto, lo toglie via; e ogni tralcio che dà frutto, lo pota affinché ne dia di più. Voi siete già puri a causa della parola che vi ho annunciata. Dimorate in me, e io dimorerò in voi. Come il tralcio non può da sé dare frutto se non rimane nella vite, così neppure voi, se non dimorate in me. Io sono la vite, voi siete i tralci. Colui che dimora in me e nel quale io dimoro, porta molto frutto; perché senza di me non potete fare nulla. Se uno non dimora in me, è gettato via come il tralcio, e si secca; questi tralci si raccolgono, si gettano nel fuoco e si bruciano. Se dimorate in me e le mie parole dimorano in voi, domandate quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto, così sarete miei discepoli.


Evangelium:

Johannes 15,1-8

 

Ich bin der wahre Weinstock und mein Vater der Weingärtner. Eine jede Rebe an mir, die keine Frucht bringt, nimmt er weg; und eine jede, die Frucht bringt, reinigt er, dass sie mehr Frucht bringe. Ihr seid schon rein um des Wortes willen, das ich zu euch geredet habe. Bleibt in mir und ich in euch. Wie die Rebe keine Frucht bringen kann aus sich selbst, wenn sie nicht am Weinstock bleibt, so auch ihr nicht, wenn ihr nicht an mir bleibt.

Ich bin der Weinstock, ihr seid die Reben. Wer in mir bleibt und ich in ihm, der bringt viel Frucht; denn ohne mich könnt ihr nichts tun. Wer nicht in mir bleibt, der wird weggeworfen wie eine Rebe und verdorrt, und man sammelt die Reben und wirft sie ins Feuer, und sie verbrennen. Wenn ihr in mir bleibt und meine Worte in euch bleiben, werdet ihr bitten, was ihr wollt, und es wird euch widerfahren. Darin wird mein Vater verherrlicht, dass ihr viel Frucht bringt und werdet meine Jünger.



Credo Apostolico

Io credo in Dio,

Padre onnipotente,

Creatore del cielo e della terra.

 

E in Gesù Cristo,

suo Figlio unigenito, nostro Signore,

il quale fu concepito di Spirito Santo,

nacque da Maria vergine,

patì sotto Ponzio Pilato,

fu crocefisso, morì e fu sepolto;

discese agli inferi,

il terzo giorno resuscitò dai morti,

salì al cielo,

siede alla destra di Dio,

Padre onnipotente.

Di là verrà a giudicare i vivi e i morti.

 

Io credo nello Spirito Santo,

la santa Chiesa cristiana,

la comunione dei santi,

la remissione dei peccati,

la risurrezione dei morti

e la vita eterna.

Amen.


Apostolisches Glaubensbekenntnis

Ich glaube an Gott,

den Vater, den Allmächtigen,

den Schöpfer des Himmels und der Erde.

 

Und an Jesus Christus,

seinen eingeborenen Sohn, unsern Herrn,

empfangen durch den Heiligen Geist,

geboren von der Jungfrau Maria,

gelitten unter Pontius Pilatus,

gekreuzigt, gestorben und begraben,

hinabgestiegen in das Reich des Todes,

am dritten Tage auferstanden von den Toten,

aufgefahren in den Himmel;

er sitzt zur Rechten Gottes,

des allmächtigen Vaters;

von dort wird er kommen, zu richten die Lebenden und die Toten.

 

Ich glaube an den Heiligen Geist,

die heilige christliche Kirche,

Gemeinschaft der Heiligen,

Vergebung der Sünden,

Auferstehung der Toten

und das ewige Leben. Amen



♪ Inno | Lied 274: Con Te sempre voglio | Bei dir, Jesu  V 1-3


Predica

Grazie a voi e pace da Dio Padre nostro e dal Signore Gesù Cristo. Amen.

 

Le parole bibliche, sulle quali rifletteremo in questa domenica Jubilate, sono scritte nel vangelo secondo Giovanni, capitolo 15, versetti 1–8.

 

Care sorelle, cari fratelli, cari amici. 

Sicuramente ognuno di noi ha un suo mese preferito. Per molti questo mese è il mese di maggio. E proprio a maggio i primi segni del risveglio della natura cominciano a farsi vedere, il clima caldo ci permette di fare delle gite e di ammirare la natura. Tutto germoglia, verdeggia, fiorisce. Questo sicuramente ispira ottimismo. Questo risveglio succede ogni anno. Se noi ci incoraggiamo a vicenda usando parole gentili che tutto andrà bene, anche la natura ci comunicherà questo, ma a modo suo. Il mese di maggio, quindi, coincide perfettamente con il passo biblico di oggi, che parla dei nuovi germogli. Questi di solito portano buone notizie. Ma il significato di queste parole è molto più profondo. Vediamo ora qual è questo significato. 

 

Ognuno di noi ha bisogno di qualche pensiero positivo o di qualche parola di ottimismo. Un simile atteggiamento ci può aiutare a superare gli ostacoli. Le parole di ottimismo sono come un tesoro e un investimento per i momenti difficili – anche Gesù ha pronunciato parole simili ai suoi amici che lo accompagnavano. I discepoli vedevano insieme a Gesù i problemi e le preoccupazioni della popolazione. Quindi Gesù non era solo nell’aiutare le persone in difficoltà, ma veniva aiutato dai suoi compagni di viaggio, dai suoi amici. Anche loro si sedevano accanto ai bisognosi d’aiuto, li incoraggiavano e li confortavano. Condividevano le loro speranze e annunciavano loro il Regno di Dio, l'amore e la pace. Gesù ha raccontato la storia della vite ed ha pronunciato queste parole di ottimismo anche ai suoi compagni di viaggio. Da queste parole i discepoli hanno dovuto trarre il loro conforto anche quando Gesù non era più con loro. Quando Gesù ha dato loro il suo addio. I discepoli hanno dovuto contare solo su sé stessi e su quello che Gesù gli ha insegnato. I discepoli avevano allora bisogno l’uno dell’altro e si aiutavano a vicenda. Non hanno potuto dimenticare la loro amicizia e la loro comunità, perché Gesù ha promesso loro »che sarebbero rimasti uniti«! Per questo motivo Gesù ha usato la metafora della vite. »Io sono la vite, voi siete i tralci. Colui che dimora in me e nel quale io dimoro, porta molto frutto; perché senza di me non potete fare nulla.«

 

Anche se Gesù ha dedicato queste parole principalmente ai suoi discepoli, le possiamo oggi leggere con il seguente significato: l'albero è Gesù – i tralci siamo noi. Le parole di Gesù sono quindi destinate anche a noi. Anche noi possiamo essere i compagni di Gesù. Anche noi simboleggiamo i tralci. Questa metafora è sicuramente una delle più belle e una delle più conosciute, una metafora che parla di un sincero legame. Un germoglio non può vivere senza un albero. Il germoglio dipende dall'albero. Come abbiamo detto all'inizio, nel mese di maggio tutto fiorisce, e molte persone hanno tagliato un ramo di ciliegio e l’hanno messo in un vaso. Il ramo di ciliegio fiorisce per un certo tempo, ma non per molto. La metafora ci parla esattamente di questa forma di legame e di unità. È importante rimanere collegati come il tralcio alla vite, perché »come il tralcio non può da sé dare frutto se non rimane nella vite, così neppure voi, se non dimorate in me.«

 

In questo brano biblico, Gesù ci comunica che prende tutto molto sul serio. Lui ha a cuore tutto: la vita, l’esistenza, i fondamenti, la devozione, il legame, l’amicizia, i rapporti che gli altri hanno con Lui. Esiste un legame molto importante tra l'albero ed i germogli. Senza i germogli, l'albero non può crescere e non può diventare forte. Questa metafora ci parla del desiderio di un rapporto, di un legame, di un’amicizia tra Dio e l'uomo.

 

Gesù ci avverte e dirige la nostra attenzione verso la fonte della sua promessa. Se rimaniamo collegati a Gesù, allora rimaniamo collegati all’amore di Colui dal quale è nato Gesù. La vite è il simbolo del legame. Dio è il vignaiuolo. L’albero è Gesù e noi siamo i tralci. L’uno emerge dall'altro ed il tutto è riunito dall'amore. Finché esiste questa relazione, finché siamo tutti insieme, finché questo amore ci riunisce, noi portiamo i frutti.

 

»Io sono la vite, voi siete i tralci. Colui che dimora in me e nel quale io dimoro, porta molto frutto«. Che cosa risuona in queste parole? Queste sono certamente parole che ci incoraggiano e ci confortano durante i momenti difficili della nostra vita. Nei momenti in cui la vita ci mostra quell'altro lato. Quando non siamo in grado di mettere in ordine le nostre vite. In momenti così, Gesù ci ricorda di non dimenticare ciò che ci lega, di non dimenticare l’amore che Dio ci dona. Ci ricorda di considerare qual è il nostro principio di vita ed il nostro più alto comandamento.

 

Torniamo indietro di duemila anni e chiediamoci che cosa ne pensavano i primi cristiani di questa metafora? Forse si sono posti le stesse domande come molti di noi oggi: che cosa significa per me la vicinanza di Dio e che cosa significa per me l'amore di Dio? Come posso essere un buon cristiano? Come posso rimanere fedele alla mia comunità e alla mia fede quando ci sono intorno a me così tante persone che dubitano? E, ultimo ma non meno importante, chi è sempre ed assolutamente convinto della propria fede?

 

Molte volte, a causa delle diverse situazioni che avvengono nella vita, dobbiamo fare scelte fra più alternative, e ci troviamo così di fronte a molte domande senza risposta. Ma ogni cristiano sa di non essere mai solo. La metafora della vite parla proprio di questo. Non siamo soli. Questa metafora non è stata mai intesa per un solo individuo, ma per la comunità intera. Questa metafora non ha mai sottolineato soltanto il rapporto tra l'individuo e Dio, ma anche le relazioni tra le persone. Un vignaiuolo, una vite, e molti tralci. Quindi tante persone che possono sostenersi a vicenda e scambiarsi una parola o un pensiero. Quindi, in questo vigneto, abbiamo tante opportunità di dimostrare il nostro amore ed il nostro rispetto.

 

Questo brano biblico, però, può parlarci anche della situazione nella quale si trova attualmente il mondo intero. Ci incoraggia ad essere una comunità. Il lavoro e gli sforzi di una sola persona non possono dare tutti i frutti, è necessaria l’unità delle persone, unità tra partner, unità all'interno della famiglia, dei villaggi, delle città. Unità tra persone dello stesso paese e tra persone di paesi diversi. È necessario un legame umano, che è indipendente dalla religione, dalle nazionalità e dal colore della pelle. È necessaria una solidarietà al livello dell'umanità intera ed anche la parola di Dio parla di una tale solidarietà. Un vignaiuolo, una vite, e molti tralci. Cerchiamo di trarre ispirazione da questa vite, lasciamoci coltivare da questo vignaiuolo ed i frutti sia per l'individuo che per l'umanità intera saranno garantiti. 

 

E la pace di Dio, che supera ogni intelligenza, custodirà i vostri cuori e la vostre menti in Cristo Gesù. Amen.


Predigt

Gnade sei mit Euch und Friede von Gott, unserem Vater und dem Herrn Jesus Christus. Amen.

 

Wir finden den biblischen Vers, über den wir diesen Sonntag „Jubilate“ nachdenken, im Johannesevangelium, Kapitel 15, Verse 1-8.

 

Liebe Schwestern und Brüder, liebe Freunde.

Sicher hat jeder von uns seinen Lieblingsmonat. Für viele ist es der Monat Mai. Denn gerade im Mai erwacht langsam die Natur und das wärmere Klima erlaubt es uns, Ausflüge zu machen und das erste Frühlingserwachen zu bewundern. Alles blüht, grünt und sprießt. Das geschieht jedes Jahr aufs Neue. Wenn wir uns gegenseitig Mut zusprechen, benutzen wir freundliche Worte und sagen, dass alles gut wird, genau das teilt uns die Natur auch mit – jedoch auf ihre Weise. Der Monat Mai passt genau zu dem heutigen Bibelvers, der von neuen Reben spricht. Diese bringen normalerweise nur gute Neuigkeiten. Aber diese Worte haben einen viel tieferen Sinn, den wir jetzt erforschen.

Jeder von uns braucht positive Gedanken oder eine gute „Portion Optimismus“. Das kann uns dabei helfen, Hürden zu überwinden. Gute Worte sind wie ein Schatz und eine Anlage für schlechte Zeiten – auch Jesus hat solch ähnliche Worte seinen Jüngern gesagt, die ihn begleiteten. Die Jünger sahen zusammen mit Jesus die Probleme und Sorgen des Volkes. Deshalb war Jesus nicht alleine, als er den Personen in Schwierigkeiten geholfen hat, sondern ihm wurde auch von seinen Weggefährten geholfen, seinen Jüngern. Auch sie setzten sich neben diejenigen, die Hilfe brauchten und sprachen ihnen Mut zu und trösteten sie. Sie teilten ihre Hoffnungen und verkündigten das Reich Gottes, Liebe und Frieden. Jesus erzählte die Geschichte des Weinstocks und betonte die optimistischen Worte auch seinen Weggefährten gegenüber. Diese Worte waren ein Trost für die Jünger, als Jesus nicht mehr bei ihnen war. Als Jesus Abschied genommen hat. Die Jünger hatten sich nur noch untereinander und das, was Jesus sie gelehrt hatte. Die Jünger brauchten sich gegenseitig und halfen sich untereinander. Sie konnten ihre Freundschaft und Gemeinschaft nicht vergessen, weil Jesus ihnen versprochen hatte, dass sie „vereint bleiben würden!“ Deshalb hat Jesus diese Metapher des Weinstocks benutzt. „. Ich bin der Weinstock, ihr seid die Reben. Wer in mir bleibt und ich in ihm, der bringt viel Frucht; denn ohne mich könnt ihr nichts tun.“

Auch wenn Jesus diese Worte seinen Jüngern vorbehalten hat können wir sie heute wie folgt interpretieren: 

Der Weinstock ist Jesus und die Reben sind wir. Die Worte von Jesus sind deshalb an uns gerichtet. Auch wir können die Weggefährten von Jesus sein. Auch wir sind rein bildlich gesehen die Reben. Diese Metapher ist sicher eine der schönsten und bekanntesten, eine Metapher, die von einer richtigen und festen Bindung spricht. Eine Rebe kann nicht ohne den Weinstock überleben. Die Rebe hängt vom Weinstock ab. Wie wir anfangs gesagt haben, im Mai blüht alles und viele Menschen schneiden sich einen blühenden Kirschzweig ab und stellen ihn in eine Vase. Dieser Kirschzweig blüht für eine gewisse Zeit, aber nicht lange. Die Metapher spricht genau von diesem Verhältnis. Es ist wichtig verbunden zu sein wie die Rebe mit dem Weinstock, denn „Wie die Rebe keine Frucht bringen kann aus sich selbst, wenn sie nicht am Weinstock bleibt, so auch ihr nicht, wenn ihr nicht an mir bleibt.“

In diesem Bibelausschnitt teilt Jesus uns mit, wie wichtig all dies für ihn ist. Ihm liegt alles am Herzen: das Leben, die Existenz, das Fundament, das Gebet, die Verbundenheit, die Freundschaft, die Beziehung, die andere mit IHM haben. Es gibt eine ganz starke Verbindung zwischen dem Weinstock und seinen Reben. Ohne sie kann der Weinstock nicht wachsen und stark werden. Diese Metapher spricht von dem Wunsch einer Verbindung zwischen Gott und dem Menschen. 

Jesus warnt uns und lenkt unsere Aufmerksamkeit auf die Quelle seines Versprechens. Wenn wir mit Jesus verbunden bleiben, dann bleiben wir auch mit der Liebe von IHM verbunden, aus der Jesus geboren wurde. Der Weinstock ist das Symbol der Verbindung. Gott ist der Weingärtner. Jesus ist der Weinstock und wir sind die Reben. 

Das eine entsteht durch das andere und alles zusammen ist in der Liebe verbunden. Solange diese Verbindung existiert, solange wir alle zusammen sind, solange diese Liebe uns verbindet – solange bringen wir Früchte. 

„Ich bin der Weinstock, ihr seid die Reben. Wer in mir bleibt und ich in ihm, der bringt viel Frucht; ...“

Was fällt bei diesen Worten auf? Diese Worte sprechen uns Mut zu und trösten uns in den schweren Momenten unseres Lebens. In den Momenten, in denen das Leben sich von der anderen Seite zeigt. In diesen Momenten erinnert uns Jesus daran, dass wir nicht vergessen sollten, was uns verbindet und auch die Liebe nicht, die Gott uns gibt. Er erinnert uns daran, welches das Gesetz unseres Lebens ist und welches unser wichtigstes Gebot. 

Wir kehren zweitausend Jahre zurück und fragen uns, was die ersten Christen über diese Metapher dachten? Vielleicht haben sie sich dasselbe gefragt, wie viele von uns heutzutage: was bedeutet mir die Nähe von Gott und was bedeutet die Liebe Gottes für mich? Wie kann ich ein guter Christ sein? Wie kann ich meiner Gemeinde und meinem Glauben treu bleiben, wenn um mich herum so viele Menschen daran zweifeln? Und, als letztes – aber nicht weniger wichtig – wer ist wirklich immer von seinem Glauben überzeugt?

Oft müssen wir aufgrund verschiedener Situationen, die in unserem Leben geschehen, Entscheidungen treffen und wir stellen uns viele Fragen, auf die wir keine Antworten finden. Aber jeder Christ weiß, dass er nicht alleine ist. Die Metapher von dem Weinstock betont genau das. Wir sind nicht allein. Diese Metapher ist nie für nur einen Einzelnen gedacht, aber für eine gesamte Gemeinde. Diese Metapher hat nie das Verhältnis zwischen Gott und einem einzelnen betont, sondern auch zwischen den Personen. Ein Weingärtner, ein Weinstock und viele Reben. Genau deshalb können sich viele Personen untereinander unterstützen und sich ein Wort oder einen Gedanken zusprechen. Wir haben in „diesem Weinstock“ viele Möglichkeiten unsere Liebe und unsere Achtung zu zeigen. 

Dieser Bibelausschnitt kann sich jedoch auch auf die Situation beziehen, in der sich die ganze Welt momentan befindet. Wir werden dazu aufgefordert, uns zusammenzuschließen. Die harte Arbeit und Kraftaufwendung von nur einem Einzelnen kann keine Frucht bringen. Der Zusammenhalt der Personen, Verbundenheit unter Partnern, Einheit in einer Familie, in Dörfern, in Städten ist nötig. Einheit unter den Menschen im eigenen Land und auch unter den Menschen verschiedener Länder. Eine menschliche Verbundenheit ist wichtig, die unabhängig von Religion, Nationalität und Hautfarbe ist. Eine Solidarität der gesamten Menschheit ist nötig und genau davon spricht auch das Wort Gottes. Ein Weingärtner, ein Weinstock und viele Reben. Versuchen wir uns von diesem Weinstock inspirieren zu lassen und dadurch werden die Früchte für jeden Einzelnen und auch für die gesamte Menschheit garantiert. 

 

Und der Friede Gottes, welcher höher ist denn alle Vernunft, bewahre eure Herzen und Sinne in Christo Jesu! Amen.



♪ Inno | Lied 176: Proteggi, Signor | Bewahre uns Gott V 1-3


Preghiera d’intercessione

Dio nel cielo e nella terra, ti ringraziamo. La tua pace è più grande della nostra disperazione. Possiamo venire da te. Ascolta la nostra preghiera.

Preghiamo per tutti coloro che avrebbero voluto salutare una persona cara. Per chi è solo e per chi è triste. Per tutti coloro che cercano di rimanergli vicino, di ascoltare, di essere presenti. Ti preghiamo di consolarci con il tuo amore.

Noi pensiamo anche a tutti coloro che hanno paura. Noi preghiamo per chi è malato. Per chi è disperato. Per tutte le persone che vivono in guerra o sono in fuga. Noi ti preghiamo per la tua vicinanza, la tua pace e il tuo amore.

Occupiamo il nostro tempo in discussioni nella società, economia e politica. Preghiamo per i responsabili che non perdano di vista il bene di tutti. Per noi tutti di non rassegnarci. Ti preghiamo di avere pazienza e forza. Di avere speranza e il dialogo, come frutto del tuo amore.

Tante altre cose vorremo chiederti e nel silenzio portiamo davanti a te quello che ci sta a cuore.

 

Silenzio


Fürbittengebet

Gott im Himmel und auf Erden, wir danken Dir. Dein Frieden reicht weiter als unser Verzagen. Zu Dir können wir kommen. Erhöre unser Gebet.

Wir bitten für alle unter uns, die von einem lieben Menschen Abschied nehmen mussten.  Für die Einsamen und Traurigen. Für die, die ihnen versuchen beizustehen, zuhören, aushalten, da sind. Wir bitten um Trost in Deiner Liebe.

Wir denken auch an diejenige, die Angst haben. Wir bitten für die Kranke. Für die Verzweifelten. Für die Menschen, die im Krieg oder auf der Flucht leben müssen. Wir bitten um Deine Nähe, um Deinen Frieden, um Deine Liebe.

Unsere Zeit ist voller Auseinandersetzungen in Gesellschaft, Wirtschaft und Politik. Wir bitten für die Verantwortlichen, dass sie das Wohl aller nicht aus den Augen verlieren. Für uns alle, nicht zu resignieren. Wir bitten um Geduld und Kraft. Um Hoffnung und Gespräch, Frucht Deiner Liebe.

Vieles weitere liegt uns heute auf dem Herzen. In der Stille bringen wir vor Dich, was uns bewegt.

 

(Stille)


Dio Eterno, tu ci dai la tua grazia. Ascolta le nostre preghiere e rimani vicino a noi. Così noi possiamo vivere, tutti possono vivere e tu in mezzo a noi. Amen

Ewiger Gott, Du schenkst uns Deine Gnade. Erhöre unser Gebet und steh uns bei. Damit wir leben, damit alle leben und Du mitten unter uns. Amen.



Padre nostro che sei nei cieli,

sia santificato il tuo nome,

venga il tuo regno,

sia fatta la tua volontà come in cielo anche in terra.

Dacci oggi il nostro pane quotidiano

e rimetti a noi i nostri debiti

come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori

e non indurci in tentazione, ma liberaci dal Male.

Tuo è il regno, la potenza e la gloria nei secoli dei secoli.

Amen.


Vater unser im Himmel.

Geheiligt werde dein Name.

Dein Reich komme.

Dein Wille geschehe wie im Himmel, so auf Erden.

Unser tägliches Brot gib uns heute.

Und vergib uns unsere Schuld,

wie auch wir vergeben unsern Schuldigern.

Und führe uns nicht in Versuchung,

sondern erlöse uns von dem Bösen.

Denn dein ist das Reich und die Kraft und die Herrlichkeit in Ewigkeit.

Amen.



Benedizione

Il Signore ci benedica e ti protegga.

Il Signore faccia risplendere il suo volto su di noi e ci sia propizio.

Il Signore rivolga verso di noi il suo volto e ci dia la pace.

Amen.


Segen

Der Herr segne uns und behüte uns;

Der Herr lasse sein Angesicht leuchten über uns und sei uns gnädig;

Der Herr erhebe sein Angesicht auf uns und gebe uns Frieden.

Amen.