19.04.2020 Culto e Predica - Gottesdienst und Predigt


7° culto durante la quarantena


Domenica, 19 aprile 2020 Quasimodogeniti

culto e predica preparati dal Pastore luterano Johannes de Fallois (Milano) 

 


7. Quarantäne-Gottesdienst


Sonntag, 19. April 2020 Quasimodogeniti Gottesdienst und Predigt vorbereitet vom lutherischen Pfarrer Johannes de Fallois (Mailand).



♫ musica | Musik

Preludio d’organo | Orgelvorspiel  


 Saluto

»Benedetto sia il Dio e Padre del nostro Signore Gesù Cristo, che nella sua grande misericordia ci ha fatti rinascere a una speranza viva mediante la risurrezione di Gesù Cristo dai morti.«  

Con le parole del versetto settimanale vi saluto cordialmente, all’inizio del nostro culto della I Domenica dopo Pasqua. Il nome liturgico di questa domenica è »Quasimodogeniti«, in italiano »come bambini neonati«. È di noi che parla questo versetto, tratto dalla I Lettera di Pietro: siamo noi, quelli nati nuovi, per mezzo della Resurrezione di Gesù Cristo, a Pasqua.

Nella tradizione, questa domenica è chiamata anche »Domenica in albis«. Il nome deriva dal fatto che coloro che erano stati battezzati durante la notte di Pasqua, indossavano le vesti bianche del battesimo per una settimana, cioè fino a questa domenica.


Begrüßung

"Gelobt sei Gott, der Vater unseres Herrn Jesus Christus, der uns nach seiner großen Barmherzigkeit wiedergeboren hat zu einer lebendigen Hoffnung durch die Auferstehung Jesu Christi von den Toten."

Mit den Worten des Wochenspruchs grüße ich Sie herzlich zu Beginn unseres Gottesdienstes am 1. Sonntag nach Ostern. Der liturgische Name dieses Sonntags ist "Quasimodogeniti", auf Deutsch "wie Neugeborene Kinder". Dieser Spruch aus dem ersten Petrusbrief handelt von uns: Wir sind es, die neu geboren wurden, durch Jesu Auferstehung, zu Ostern. Dieser Sonntag wird auch der "Weiße Sonntag" genannt, da traditionell diejenigen, die in der Osternacht getauft wurden, die weißen Taufgewänder eine Woche lang anbehielten, also bis zu diesem Sonntag.     



♫ Inno / Lied 143, 1-3      »Cristo è risorto«       „Christ ist erstanden“


Salmo

Preghiamo con le parole del salmo 116, che troviamo al numero 437 dell’innario:

I legami della morte mi avevano circondato, 

le angosce del soggiorno dei morti mi avevano colto; 

mi aveva raggiunto la disgrazia e il dolore.

Ma Tu hai preservato l'anima mia dalla morte, 

i miei occhi dalle lacrime, 

i miei piedi da cadute.

Io camminerò alla presenza del Signore 

sulla terra dei viventi.

Io alzerò il calice della salvezza

e invocherò il nome del SIGNORE.

 

Gloria al Padre e al Figlio e al Santo Spirito. 

Com'era in principio, ora e sempre, e nei secoli dei secoli. Amen. 


Psalm

Wir beten mit den Worten des Psalms 116, den wir unter der Nummer 437 unseres Gesangbuchs finden: 

Stricke des Todes hatten mich umfangen, 

des Totenreichs Schrecken hatten mich getroffen,*

ich kam in Jammer und Not;

aber du hast meine Seele vom tode errettet,* 

mein Auge von den Tränen, meinen Fuß vom Gleiten. 

Ich werde wandeln vor dem HERRN*

im Lande der Lebendigen. 

Ich will den Kelch des Heils nehmen*

und des HERRN Namen anrufen. 

 

Ehr sei dem Vater und dem Sohn und dem Heiligen Geist, wie es war im Anfang, jetzt und immerdar und von Ewigkeit zu Ewigkeit. Amen. 



Preghiera di confessione del peccato

O Dio, noi esseri umani torniamo sempre a dubitare di Te, del Tuo potere, della Tua volontà di accompagnarci. Questi dubbi trovano anche dei precursori nella Bibbia. Perfino gli israeliti, Tuo popolo eletto, dubitarono di Te. Ma Tu hai sempre seguito l’umanità. Hai parlato alle persone nei profeti; le hai affrontate in Gesù Cristo, nostro Signore. In lui, nelle storie della Bibbia possiamo imparare e confidare che Tu, Dio, non rinunci a nessun essere umano, per quanto sia grande il dubbio dentro di noi. Ma noi critichiamo e brontoliamo e, se le cose ci vano male, domandiamo: perché? Dov’è Dio? Mi ha abbandonato? E il dubbio prende il sopravvento. Ti preghiamo: o Dio, perdonaci per amore di Cristo. Fortifica la nostra fiducia. Fa’ che crediamo nella Tua grazia. T’invochiamo: Signore, pietà, Kyrie eleison:

 

Kyrie

Kyrie eleison – Signore, pietà.

Christe eleison – Cristo, di noi pietà.

Kyrie eleison – Signore, pietà di noi.


Eingangsgebet und Schuldbekenntnis 

Gott, wir Menschen zweifeln immer wieder an Dir, Deiner Macht, Deinem Willen uns zu begleiten. Diese Zweifel finden wir auch in der Bibel aufgeschrieben. Sogar die Israeliten, Dein auserwähltes Volk, zweifelten an Dir. Aber Du hast die Menschheit stets im Blick gehabt. Du hast über die Propheten zu den Menschen gesprochen; Du bist Ihnen in Jesus Christus, unserem Herrn, begegnet. In ihm, in den Geschichten der Bibel, können wir lernen und darauf vertrauen, dass Du, Herr, keinen Menschen aufgibst, und seien unsere inneren Zweifel auch noch so groß. Doch wir kritisieren und meckern, und wenn etwas schiefläuft, fragen wir gleich: Warum? Wo ist Gott? Hat er mich verlassen? Und der Zweifel gewinnt die Oberhand. Wir bitten Dich: Oh Herr, vergib uns um Jesu Willen. Stärke unsere Zuversicht. Mach, dass wir an Deine Gnade glauben. Wir rufen Dich an: Herr, erbarme Dich. 

 

Kyrie

Kyrie eleison – Herr erbarme dich.

Christe eleison – Christe, erbarme dich.

Kyrie eleison – Herr erbarm dich über uns. 



Remissione

Dio onnipotente e misericordisoso ha avuto pietà di noi. “Benedetto sia il Dio e Padre del nostro Signore Gesù Cristo, che nella sua grande misericordia ci ha fatti rinascere a una speranza viva mediante la risurrezione di Gesù Cristo dai morti.” Per questa speranza, per la Resurrezione di nostro Signore, la Domenica di Pasqua, ringraziamo il nostro Dio. A lui vogliamo cantare: Gloria a Dio nell’alto dei cieli.

 

A Dio soltanto lode in ciel per la sua grande benignità


Gnadenzuspruch 

Der Allmächtige und barmherzige Gott hat sich über uns erbarmt. "Gelobt sei Gott, der Vater unseres Herrn Jesus Christus, der uns nach seiner großen Barmherzigkeit wiedergeboren hat zu einer lebendigen Hoffnung durch die Auferstehung Jesu Christi von den Toten" Für diese Hoffnung, für die Auferstehung unseres Herrn am Ostersonntag danken wir unserem Gott. Ihm wollen wir singen: Ehre sei Gott in der Höhe. 

 

Allein Gott in der Höh sei Ehr und Dank für seine Gnade



Preghiera del giorno 

O Dio, veniamo con domande, preoccupazioni e dubbi. Donaci occhi che vedano; mani, che afferrino e un cuore che confidi in Te. Togli da noi la colpa che grava su di noi. Sgravaci e liberaci, affinché, senza impedimenti, saliamo in alto come l’aquila e non ci stanchiamo. Perciò Ti preghiamo, per il tramite di Gesù Cristo, Tuo Figlio, che con Te e lo Spirito Santo vive e regna nei secoli dei secoli. Amen.


Tagesgebet

Herr, wir kommen mit Fragen, Sorgen und Zweifeln. Verleihe uns Augen, die sehen; Hände, die zupacken und ein Herz, das Dir vertraut. Nimm die Schuld von uns, die auf uns lastet. Entlaste und befreie uns, damit wir ohne Hindernisse aufsteigen wie der Adler und nicht müde werden. Darum bitten wir Dich, durch Jesus Christus, Deinen Sohn, der mit Dir und dem Heiligen Geist lebt und herrscht von Ewigkeit zu Ewigkeit. Amen.



Lettura biblica Gv 20,19-20,24-29

È così difficile credere, senza avere prove certe. Ma Gesù dice beati proprio coloro che riescono a farlo.

 

La sera di quello stesso giorno, che era il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, Gesù venne e si presentò in mezzo a loro, e disse: «Pace a voi!» E, detto questo, mostrò loro le mani e il costato. I discepoli dunque, veduto il Signore, si rallegrarono.

Or Tommaso, detto Didimo, uno dei dodici, non era con loro quando venne Gesù. Gli altri discepoli dunque gli dissero: «Abbiamo visto il Signore!» Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi, e se non metto il mio dito nel segno dei chiodi, e se non metto la mia mano nel suo costato, io non crederò». Otto giorni dopo, i suoi discepoli erano di nuovo in casa, e Tommaso era con loro. Gesù venne a porte chiuse, e si presentò in mezzo a loro, e disse: «Pace a voi!» Poi disse a Tommaso: «Porgi qua il dito e guarda le mie mani; porgi la mano e mettila nel mio costato; e non essere incredulo, ma credente». Tommaso gli rispose: «Signor mio e Dio mio!» Gesù gli disse: «Perché mi hai visto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!»


Lesung Johannes 20, 19-20, 24-29

Es ist so schwer, ohne handfeste Beweise zu glauben. Aber Jesus sagt, selig sind die, denen dies gelingt. 

 

Am Abend aber dieses ersten Tages der Woche, da die Jünger versammelt und die Türen verschlossen waren aus Furcht vor den Juden, kam Jesus und trat mitten unter sie und spricht zu ihnen: Friede sei mit euch! Und als er das gesagt hatte, zeigte er ihnen die Hände und seine Seite. Da wurden die Jünger froh, dass sie den Herrn sahen.

Thomas aber, einer der Zwölf, der Zwilling genannt wird, war nicht bei ihnen, als Jesus kam. Da sagten die andern Jünger zu ihm: Wir haben den Herrn gesehen. Er aber sprach zu ihnen: Wenn ich nicht in seinen Händen die Nägelmale sehe und lege meinen Finger in die Nägelmale und lege meine Hand in seine Seite, kann ich's nicht glauben. Und nach acht Tagen waren seine Jünger abermals drinnen, und Thomas war bei ihnen. Kommt Jesus, als die Türen verschlossen waren, und tritt mitten unter sie und spricht: Friede sei mit euch! Danach spricht er zu Thomas: Reiche deinen Finger her und sieh meine Hände, und reiche deine Hand her und lege sie in meine Seite, und sei nicht ungläubig, sondern gläubig! Thomas antwortete und sprach zu ihm: Mein Herr und mein Gott!  Spricht Jesus zu ihm: Weil du mich gesehen hast, darum glaubst du? Selig sind, die nicht sehen und doch glauben!



Credo Apostolico

Io credo in Dio,

Padre onnipotente,

Creatore del cielo e della terra.

E in Gesù Cristo,

suo Figlio unigenito, nostro Signore,

il quale fu concepito di Spirito Santo,

nacque da Maria vergine,

patì sotto Ponzio Pilato,

fu crocefisso, morì e fu sepolto;

discese agli inferi,

il terzo giorno resuscitò dai morti,

salì al cielo,

siede alla destra di Dio,

Padre onnipotente.

Di là verrà a giudicare i vivi e i morti.

Io credo nello Spirito Santo,

la santa Chiesa cristiana,

la comunione dei santi,

la remissione dei peccati,

la risurrezione dei morti

e la vita eterna.

Amen.


Apostolisches Glaubensbekenntnis

Ich glaube an Gott,

den Vater, den Allmächtigen,

den Schöpfer des Himmels und der Erde.

Und an Jesus Christus,

seinen eingeborenen Sohn, unsern Herrn,

empfangen durch den Heiligen Geist,

geboren von der Jungfrau Maria,

gelitten unter Pontius Pilatus,

gekreuzigt, gestorben und begraben,

hinabgestiegen in das Reich des Todes,

am dritten Tage auferstanden von den Toten,

aufgefahren in den Himmel;

er sitzt zur Rechten Gottes,

des allmächtigen Vaters;

von dort wird er kommen, zu richten die Lebenden und die Toten.

Ich glaube an den Heiligen Geist,

die heilige christliche Kirche,

Gemeinschaft der Heiligen,

Vergebung der Sünden,

Auferstehung der Toten

und das ewige Leben.



♫ Inno / Lied 147, 1-3         »Su, su mio cuor gioioso«           „Auf auf mein Herz mit Freuden“


Predicazione: Isaia 40,26-31

Grazia a voi e pace da Dio nostro Padre e dal Signore Gesù Cristo. Amen.

Preghiamo, in silenzio, per ricevere la benedizione della Parola.

 

Signore, donaci una Parola per il nostro cuore e un cuore per la Tua Parola. Benedici, per mezzo del Tuo Spirito Santo, ciò che ascoltiamo e diciamo. Amen.

Levate gli occhi in alto e guardate: Chi ha creato queste cose? Egli le fa uscire e conta il loro esercito, le chiama tutte per nome; per la grandezza del suo potere e per la potenza della sua forza, non ne manca una. Perché dici tu, Giacobbe, e perché parli così, Israele: «La mia via è occulta al SIGNORE e al mio diritto non bada il mio Dio?» Non lo sai tu? Non l'hai mai udito? Il SIGNORE è Dio eterno, il creatore degli estremi confini della terra; egli non si affatica e non si stanca; la sua intelligenza è imperscrutabile. Egli dà forza allo stanco e accresce il vigore a colui che è spossato. I giovani si affaticano e si stancano; i più forti vacillano e cadono; ma quelli che sperano nel SIGNORE acquistano nuove forze, si alzano a volo come aquile, corrono e non si stancano, camminano e non si affaticano.


Predigt Jesaja 40, 26-31

Gnade sei mit euch und Friede von Gott unserem Vater und dem Herrn Jesus Christus. Amen.

Lasst uns in der Stille um den Segen des Wortes beten. 

Herr, gib uns ein Wort für unser Herz und ein Herz für Dein Wort. Segne, was wir hören und sagen durch deinen Heiligen Geist. Amen.

Hebt eure Augen in die Höhe und seht! Wer hat all dies geschaffen? Er führt ihr Heer vollzählig heraus und ruft sie alle mit Namen; seine Macht und starke Kraft ist so groß, dass nicht eins von ihnen fehlt. Warum sprichst du denn, Jakob, und du, Israel, sagst: »Mein Weg ist dem HERRN verborgen, und mein Recht geht an meinem Gott vorüber«? Weißt du nicht? Hast du nicht gehört? Der HERR, der ewige Gott, der die Enden der Erde geschaffen hat, wird nicht müde noch matt, sein Verstand ist unausforschlich. Er gibt dem Müden Kraft und Stärke genug dem Unvermögenden. Jünglinge werden müde und matt, und Männer straucheln und fallen; aber die auf den HERRN harren, kriegen neue Kraft, dass sie auffahren mit Flügeln wie Adler, dass sie laufen und nicht matt werden, dass sie wandeln und nicht müde werden.



Cara Comunità della Domenica dopo Pasqua!

Questa bella promessa, il profeta Isaia dà al suo popolo, è un testo su cui oggi predico volentieri a voi. Perché questa promessa di salvezza, da parte di Dio, vale anche per noi.

 

Vi si parla di volo, di volare con ali, come l’aquila. Poter volare è un antichissimo sogno umano. Conoscete Icaro e Dedalo, Leonardo da Vinci e i fratelli Wright: conoscete l’anelito umano a sfuggire agli angusti limiti del mondo per essere liberi da tutta la zavorra, da tutto il peso del mondo.

 

Certo conoscete questo sogno, che spesso è piuttosto un incubo: voglio sfuggire a qualcosa; mi sento inseguito, ma le mie gambe sono pesanti come piombo. Non riesco a spostarmi; sono come paralizzato. E la speranza: adesso, ci vorrebbero delle ali, per potersi librare in alto, per poter scuoter via tutto: lasciarmi indietro spossatezza e stanchezza, peso e minaccia…

 

Israele era un popolo prigionieri, in esilio a Babilonia. Separato da tutto ciò che era salutare per esso: lontano dal Tempio, centro della fede; esposto alle tentazioni di una potente religione straniera. Tenuto ancora insieme solo dal ricordo che Dio, finora, non aveva lasciato cadere il suo popolo. Ma l’apparenza, la situazione, contraddice la fede di essere il popolo eletto.

 

Israele è vinto e disperato. Gli esiliati dubitano, nel presente, del loro Dio, trovandosi nella terra pagana, infelice di Babilonia. Il suo raggio d’azione è forse troppo limitato?, si domandano. Oppure Dio ha perduto la lotta contro le divinità astrali babilones? Dio non riesce a battere tali potenze? Dio, il Padre, l’Onnipotente è forse un fallito? Il nostro Dio può aiutarci ancora? Il nostro Dio vuole saperne ancora di noi? Perché non prende nota delle nostre vicende? Perché non ci aiuta a far valere il nostro diritto? «La mia via è occulta al Signore e al mio diritto non bada il mio Dio.» (v 27).

 

Provo simpatia per il lamento d’Israele. Forse è capitato anche a voi di lamentarvi in modo analogo: “No, il mio Dio non può essere forte e potente a sufficienza; il mio Dio dev’essere stanco e spossato. Perché, altrimenti, permetterebbe tutto questo, perché?” 

* Penso alle tante persone che notano quanto le loro forze vadano scemando, in vecchiaia. Ciò che prima era un gioco da ragazzi, adesso è un problema. Soprattutto la memoria e le articolazioni non collaborano più come vogliono e come era prima. E adesso, in questo brutto periodo del coronavirus, non può più venire nessuno ad aiutare, a prendere in mano la situazione, a prendere tra le braccia; non viene più nessuno con cui poter scambiare qualche parola, guardandosi in faccia.

* Penso alla paura disperata per una vita aggredita dal virus. Quando, improvvisamente, la fame d’aria si è fatta grande e il panico è cresciuto enormemente e si dovuto fare tutto di corsa ed ora la persona lotta disperatamente per la vita.

 

E qui, a uno vengono sulle labbra parole come queste: “Se Tu sei buono, Dio; se il Tuo amore ha contenuto, allora mostrati, adesso; aiuta, adesso. Non vedi il dolore, non vedi i miei dolori, la mia preoccupazione? Perché permetti tutto questo?”

Il nostro Credo Apostolico comincia con la professione di fede nel Creatore del cielo e della terra. Ma posso trovare consolazione, in questo? La creazione non è forse qualcosa che è avvenuto milioni di anni fa? E il Creatore forse non ci è più vicino da molto tempo? Come un orologiaio, che costruisce un orologio, che però, dopo, ticchetta e cammina senza aver bisogno dell’orologiaio? Come se Dio si fosse dato requie. E come se fosse, comunque, un presidente onorario del mondo, senza potere né funzione?

 

Penso che, oggi ascoltiamo volentieri questo lamento d’Israele, spregiudicato, diretto e disinibito. Perché? Perché conosciamo la situazione. Dio tace ed  è nascosto, quando abbiamo bisogno di lui; quando ci aspettiamo tutto da lui. In che cosa dovremmo riporre la nostra speranza, se Egli tace?

 

Ma guardiamo il nostro testo per la predicazione. Il profeta Isaia dà 3 risposte alle nostre domande:

 

1 Dio non è come noi: è affatto diverso:

Ci piacerebbe un Dio di cui potessimo sbirciare le intenzioni e i piani; un Dio che fosse prevedibile e dalla logica trasparente. Ma il nostro Dio si sottrae proprio alle  nostre aspirazioni e, spesso, incomprensibile e nascosto. Isaia dice: “L’intelligenza di Dio è imperscrutabile“.

Penso che, anche se ci riesce arduo, questo sia bene per noi e che possa consolarci in situazioni che percepiamo come abbandonate da Dio. Dio non è come noi. È affatto diverso. Non si fa addomesticare da noi, per i nostri scopi. Che Dio infonda forza, ce lo dice chiaro e tondo il nostro testo di predicazione: “Egli dà forza allo stanco e accresce il vigore a colui che è spossato.” E, in molte preghiere, ancora oggi si dice: “Possa Dio infondere forza“. A ragione, ritengo. Non vuol dire: “Ho in mente di intraprendere questo e quello e adesso fa’ il piacere di darmi la forza che mi occorre.” Invece, la forza che Dio dà e il punto in cui vuole operare sono decisioni che spettano soltanto a Dio. Sarà lui a decidere luogo e tempo per mettermi al fianco delle persone; per chiudermi anche alcune porte, ma anche per aprirmene sempre delle altre. Io mi stanco; lui, per fortuna, no.

 

2 Isaia ci fornisce una seconda risposta:

Dio ci conosce per nome e di noi non gliene manca nessuno:

Non sai? Non hai sentito? Ma dove avete gli occhi… Alzate in alto gli occhi e guardate!

Isaia ci offre una nuova direzione per lo sguardo. Non in basso, con la testa china, con lo sguardo rivolto al suolo e a se stesso: non è così che Israele, e nemmeno noi, dobbiamo guardare, ma dobbiamo guardare dritto, con la testa alta, rivolti con fiducia a Dio. E dobbiamo ricordarci, frugando nella nostra storia personale, nelle nostre storie ed esperienze, dove Dio, in modo del tutto inaspettato, ci si è mostrato in modo consolante, ridestando in noi speranza nuova. Penso che ognuno di noi, uomo e donna, ricordi di tali situazioni.

 

So quanto i miei nonni e molte persone anziane amino guardare indietro; quanto vivano nel passato e perciò dicano, spesso: “Sai che allora…?” Gli si ripete che vivono guardando indietro e che ciò che è stato è visto da loro in una luce nuova. Ho visto anche che molti traggono da ciò nuova forza. Ed è ciò cui vuole invitarci il profeta Isaia. Proprio in tempi di emergenza, ci si deve ricordare dei tempi in cui Dio ci è stato vicino. Mi darà consolazione e coraggio, pensare che Dio continua ad essere accanto a me, anche se, spesso, mi sento abbandonato a me stesso e abbandonato da Dio. Il vecchio inno per i bambini, che si trova nell’innario, "Sai tu quante stelle stanno“, riprende le parole d’Isaia: “Dio le conta ad una ad una, ché non manchi mai nessuna dell’immensa quantità.”

 

Vale per le stelle in cielo, ma vale anche per voi e per me, come dice la III strofa: “Dio li tiene tutti in cuore, dà a loro il suo favore; pur conosce ed ama te.”

 

3 Isaia ci fornisce ancora un terzo aspetto, il più importante:

“Quelli che sperano nel Signore acquistano nuove forze.”

La forza e l’energia inesauribili di Dio non restano suoi privilegi, ma ne condivide una parte con noi; ce ne dà un po’; rende i deboli e gli esausti di nuovo in grado di vivere; desta gioia di vivere e speranza. “Quelli che sperano nel Signore acquistano nuove forze.” Le mie personali fonti di energia verranno a mancare, un giorno; ma il profeta mi promette questo: non hai bisogno di puntare sulle tue riserve di energia; ma spera in Dio e sarai forte e avrai un’assicurazione sulla vita.

 

Sperare in Dio significa attendere Dio stesso, il suo agire; vuol dire fare i conti con lui, prenderlo sul serio con la sua forza, imperscrutabilità e grandezza e volontà di salvare. E se questo riesce, allora avrò forza a sufficienza per percorrere la mia strada. Ricevo slancio, non per volare o sognare, ma per percorrere la mia strada, per vivere la mia vita.

 

Questa  la promessa che Dio fa a noi: non è una promessa per il futuro, ma è forza per il presente, per il momento. Dall’inesauribile riserva energetica di Dio, riceverò l’energia non solo di sopportare ciò che esiste, ma anche di sperare in cose migliori e di operarle. Certo, in quale modo e in quale momento Dio dà forza a chi spera in lui? Forse neanche nel tempo della sua vita? Questa decisione resta riservata a Dio.

 

Dio tace ed è nascosto. In che cosa dobbiamo riporre ancora la nostra speranza? È questo che ci siamo chiesti all’inizio. Isaia ci ha fornito tre risposte:

1. Dio non è come noi; è affatto diverso. Noi ci stanchiamo; lui, per fortuna, no.

2. Dio ci conosce per nome e di noi non gliene manca nessuno.

3. Quelli che sperano nel Signore ricevono nuove forze.

 

E c’è un quarto punto che vorrei aggiungere, in questa prima domenica dopo Pasqua. Viviamo 2600 anni dopo Isaia. Siamo cristiani. E, in quanto cristiani, sappiamo questo:

Dio ha ascoltato il lamento di suo Figlio in croce (Mio Dio, mio Dio, perché mi hai abbandonato), affinché anche i nostri lamenti non incontrassero orecchie sorde. Sulla croce del Golgota, Dio è stato soggetto a stanchezza e spossatezza, affinché noi fossimo come quelli che “si alzano a volo come aquile, corrono e non si stancano, camminano e non si affaticano.”

Amen.

 

E la pace di Dio, che è superiore ad ogni intelletto, custodisca i nostri cuori e menti in Cristo Gesù. Amen.


Liebe Gemeinde am Sonntag nach Ostern!

Diese schöne Verheißung des Propheten Jesaja, die er seinem Volk gibt, predige ich heute gerne zu ihnen. Denn auch uns gilt diese Heilszusage Gottes.

 

Da ist vom Fliegen die Rede - Fliegen mit Flügeln wie Adler. Fliegen können - ein uralter Traum der Menschen. Ikarus und Dädalus, Leonardo da Vinci und die Gebrüder Wright kannten sie: Die Sehnsucht des Menschen, den engen Grenzen der Welt zu entkommen und frei zu sein von allem Ballast, aller Last dieser Welt.

 

Sicher kennen Sie diesen Traum, oft ist er eher ein Alptraum:: da möchte ich vor etwas weglaufen, fühle mich verfolgt, doch die Beine sind bleischwer, ich komme nicht von der Stelle, bin wie gelähmt. Und die Hoffnung: Jetzt nur Flügel haben, sich emporschwingen, alles abschütteln, Mattheit und Müdigkeit, Last und Bedrohung hinter mir lassen...

 

Israel war ein gefangenes Volk, gefangen im Exil in Babylonien. Getrennt von allem, was ihm heilsam war. Fern vom Tempel, dem Zentrum des Glaubens, ausgeliefert den Versuchungen einer fremden mächtigen Religion. Nur noch gehalten durch die Erinnerung, dass Gott sein Volk bisher nicht fallengelassen hat. Doch der Augenschein, die Situation, alles spricht dagegen, spricht gegen den Glauben, das erwählte Volk zu sein.

 

Israel ist niedergeschlagen und verzweifelt. Die Verbannten zweifeln an der Gegenwart ihres Gottes im unseligen Heidenland Babel. Ist seine Reichweite zu gering?, fragen sie sich. Oder hat Gott gar den Kampf mit den Gestirnsgottheiten Babels verloren? Kommt Gott gegen solche Mächte nicht an? Gott, der Vater, der Allmächtige - ein Versager? Kann unser Gott uns noch helfen? Will unser Gott noch etwas von uns wissen? Warum bloß nimmt er keine Notiz von unserem Ergehen, warum verhilft er uns nicht zu unserem Recht? "Mein Weg ist dem Herrn verborgen und mein Recht geht vor meinem Gott vorüber." (V27).

 

Mir ist die Klage Israels sympatisch. Vielleicht haben Sie auch schon so oder ähnlich geklagt: „Nein, mein Gott kann gar nicht stark und mächtig genug sein, mein Gott muss müde und matt sein. Warum sonst würde er das alles zulassen, warum nur?“ 

* Ich denke an die vielen Menschen, die merken, wie ihnen im Alter die Kräfte schwinden. Was früher kinderleicht war, ist jetzt zum Problem geworden. Vor allem das Gedächtnis und die Gelenke spielen nicht mehr so mit, wie sie wollen und wie es mal war. Und jetzt, in diesen schlimmen Corona-Zeiten, darf niemand mehr kommen, die hilft, der mit anpackt, die einen mal in den Arm nimmt, mit dem oder der man ein paar Worte wechseln kann von Angesicht zu Angesicht.

* Ich denke an die verzweifelte Angst um einen Lieben, den das Virus gepackt hat. Als plötzlich die Atemnot groß und die Panik riesengroß wurde, alles ganz schnell gehen musste und er nun verzweifelt um sein Leben kämpft. 

 

Da kommt einem schon mal über die Lippen: „Wenn du der liebe Gott bist, wenn an deiner Liebe wirklich etwas dran sein soll, dann zeige dich jetzt, dann hilf jetzt. Siehst du denn das Leid nicht, meine Schmerzen, meinen Kummer? Warum nur lässt du das alles zu?“

 

Unsere Apostolisches Glaubensbekenntnis fängt an mit dem Bekenntnis zum Schöpfer des Himmels und der Erden. Aber kann ich darin Trost finden? Die Schöpfung, liegt die nicht schon Jahrmillionen zurück? Und der Schöpfer, ist er uns nicht schon lange nicht mehr nahe? So wie ein Uhrmacher, der eine Uhr baut, die aber dann tickt und läuft, ohne den Meister zu brauchen? Als hätte sich Gott zur Ruhe gesetzt. Allenfalls noch ein Ehrenpräsident der Welt ohne Macht und Funktion?

 

Ich denke, wir heute hören gerne so unbekümmertes, direktes und unbefangenes Klagen Israels. Warum? Weil wir die Situation kennen. Gott schweigt und ist verborgen, wenn wir ihn brauchen, wenn wir alles von ihm erwarten. Worauf sollen wir da noch unsere Hoffnung setzen, wenn er schweigt?

 

Doch schauen wir in unseren Predigttext: 3 Antworten gibt uns der Prophet Jesaja auf unsere Fragen:

 

1. Gott gleicht uns nicht, er ist der ganz andere:

Wir hätten so gerne einen Gott, in dessen Sinne und Pläne wir hineinschauen können, der berechenbar und logisch durchschaubar ist. Aber unser Gott entzieht sich gerade unseren Sehnsüchten, ist so oft in seinem Tun uneinsichtig und verborgen. Jesaja sagt: "Der Verstand Gottes ist unausforschlich." 

Ich denke, auch wenn es schwer fällt: das ist gut für uns und kann uns trösten in Situationen, die wir als gottverlassen empfinden. Gott gleicht uns nicht. Er ist der ganz andere. Er lässt sich von uns nicht einfach für seine Zwecke einspannen. Dass Gott Kraft gibt, sagt uns unser Predigtwort deutlich: "Er gibt dem Müden Kraft und Stärke genug dem Unvermögenden." Und in vielen Gebeten heißt es noch heute "Gott möge Kraft geben". Zu Recht, wie ich meine. Das heißt also nicht "ich habe mir dies und das vorgenommen, und jetzt gib mir gefälligst die Kraft dazu." Sondern wofür Gott Kraft gibt und worin er wirken will, das steht bei Gott allein.

Er wird mir Zeit und Ort bestimmen, mir Menschen zur Seite stellen, mir wohl auch manche Türen verschließen, aber immer wieder auch andere öffnen. Ich werde müde, er - zum Glück - nicht.

 

2. Und ein zweites ruft uns Jesaja zu :

Gott kennt uns mit Namen und keiner fehlt:

Weißt du denn nicht, hast du denn nicht gehört? Wo habt ihr nur eure Augen,. Hebt eure Augen in die Höhe und schaut!

Jesaja bietet uns eine neue Blickrichtung an. Nicht niedergeschlagen, mit gesenktem Kopf auf den Boden und auf sich selbst soll Israel, sollen wir schauen, sondern aufrecht, mit erhobenem Kopf, zuversichtlich auf Gott schauen. Und uns erinnern, in unserer eigenen Geschichte kramen, nach Geschichten und Erlebnissen, wo Gott sich uns ganz unerwartet tröstend gezeigt hat und neue Hoffnung in uns weckte. Ich denke, jeder und jede von uns erinnert sich an solche Situationen.

 

Von meinen Großeltern und vielen älteren Menschen weiß ich, wie gerne sie zurückschauen, in der Vergangenheit leben, oft sagen: "Weißt du noch, damals...?" Man sagt ihnen nach, dass sie rückwärts leben und das Gewesene für sie eine neue Leuchtkraft erhält. Von vielen weiß ich freilich auch: sie gewinnen daraus neue Kraft. Und dazu will uns der Prophet Jesaja auch einladen. Sich gerade in Zeiten der Not an Zeiten erinnern, in denen uns Gott ganz nahe war. Das soll mir Trost und Mut geben, dass Gott auch weiterhin bei mir ist, auch wenn ich mich so oft alleingelassen und gottverlassen vorkomme. Das alte Kinderlied in unserem Gesangbuch "Weißt du wieviel Sternlein stehen", nimmt die Worte Jesajas auf: "Gott, der Herr hat sie gezählet, dass ihm auch nicht eines fehlet, an der ganzen großen Zahl."

Das gilt für die Sterne am Himmel, aber es gilt auch für Sie und mich, wie es in der 3. Strophe heißt: "Gott im Himmel hat an allen, seine Lust, sein Wohlgefallen, kennt auch dich und hat dich lieb."

 

3. Und noch einen dritten Aspekt - den wichtigsten - nennt uns Jesaja: "Die auf den Herrn harren kriegen neue Kraft."

Die unerschöpfliche Kraft und Stärke Gottes soll nicht sein Vorrecht bleiben, sondern er teilt uns davon etwas mit, er gibt uns etwas davon ab, er macht Schwache und Erschöpfte wieder lebensfähig, weckt Lebensfreude und Hoffnung. "Die auf den Herrn harren kriegen neue Kraft." Meine eigenen Kraftquellen werden einmal versiegen, doch der Prophet sagt mir die Verheißung zu: Du brauchst dich nicht auf deine eigenen Kraftreserven verlassen, sondern harre auf Gott und du wirst stark sein und eine Lebensversicherung für dich haben.

 

Auf Gott harren heißt: Gott selber, sein Handeln erwarten, mit ihm rechnen, ihn in seiner Stärke, Unerforschlichkeit und Größe, ihn in seinem Heilswillen ernstnehmen. Und gelingt das, so werde ich genug Kraft haben, wie ich zum Laufen brauche auf meinem Weg. Ich werde beschwingt - nicht zum Fliegen oder Träumen, sondern zum Laufen auf meinem Weg, zum Leben meines Lebens.

 

Das ist Gottes Verheißung an uns, nicht ein Versprechen für die Zukunft, sondern Kraft für die Gegenwart, den Augenblick. Aus Gottes unerschöpflicher Kraftreserve werde ich die Energie bekommen, nicht nur Vorhandenes zu ertragen, sondern auch Besseres zu erhoffen und zu bewirken. Freilich, auf welche Weise und zu welchem Zeitpunkt Gott dem auf ihn harrenden Stärkung gibt, vielleicht auch nicht einmal zu seinen Lebzeiten? Das bleibt dem souveränen Gott vorbehalten.

 

Gott schweigt und ist verborgen. Worauf sollen wir da noch unsere Hoffnung setzen? So hatten wir am Anfang gefragt. Jesaja hat uns drei Antworten gegeben:

1. Gott gleicht uns nicht, er ist der ganz andere. Wir werden müde, er zum Glück nicht.

2. Gott kennt uns mit Namen und nicht einer von uns fehlt.

3. Die auf den Herrn harren, kriegen neue Kraft.

 

Und einen 4. Punkt möchte ich an diesem ersten Sonntag nach Ostern hinzufügen. Wir leben 2600 Jahre nach Jesaja. Wir sind Christen. Und als Christen wissen wir:

Gott hat die Klage seines Sohnes am Kreuz (Mein Gott, mein Gott, warum hast du mich verlassen) erhört, damit auch unsere Klagen auf keine tauben Ohren stoßen. Gott ist am Kreuz von Golgatha müde und matt geworden, damit wir „neue Kraft kriegen und auffahren mit Flügeln wie Adler, damit wir laufen und nicht matt werden, damit wir wandeln und nicht müde werden."

Amen.

 

Und der Friede Gottes, der höher ist als alle Vernunft, bewahre unsere Herzen und Sinne in Christus Jesus. Amen.



musica | Musik     interludio d´organo | Zwischenspiel der Orgel

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♫ Inno |  Lied 240, 1-3     »Come mai potrei lasciare«    „Sollt ich meinem Gott nicht singen“


Preghiera d’intercessione 

Alle singole richieste rispondiamo con: »Ascoltaci, Signore!«

Signore, Gesù Cristo, chiamasti Pietro nuovamente al Tuo servizio, benché Ti avesse rinnegato. Ti mostrasti a Tommaso, che dubitava, benché Tu abbia detto beato chi crede senza vedere. Tu sai, Signore, quanto la nostra fede sia vacillante e insicura. Ti preghiamo: desta in noi la fiducia in Te, che Tu sei più forte della morte, e che, pur in tutte le vie erranti della nostra vita, ci guiderai alla Tua gloria. Fa’ che viviamo di tale fiducia e che resistiamo alla rassegnazione. T’invochiamo: “Ascoltaci, Signore!“

Signore, non ci hai detto che avresti tenuto lontano da noi sventura e dolore, tristezza e sofferenza. Ma ci hai promesso di essere con noi nella sofferenza. Perciò Ti preghiamo di concedere la Tua assistenza a tutti quelli che dubitano del mondo, dei consimili o di se stessi. 

Signore, Ti preghiamo in particolare per i malati negli ospedali e nelle stazioni intensive, tormentati dalla fame d’aria e il cui respiro si è fatto flebile. Fa’che non perdano la fede. E se è Tua volontà, dà ai medici sapienza e buon equipaggiamento, affinché possano aiutare. T’invochiamo: “Ascoltaci, Signore!“

Signore, Ti preghiamo per coloro che, in questi giorni, sono molto preoccupati per la loro sopravvivenza; che non sanno più come pagare affitto, assicurazioni e il necessario per vivere. T’invochiamo: “Ascoltaci, Signore!“

Signore, Ti preghiamo per la pace nel mondo. La morte dimostra di essere una potenza talmente sfaccettata, che spesso dubitiamo che Tu abbia il mondo in mano. Ti preghiamo: fa’ che, comunque, pace e giustizia crescano, in terra. T’invochiamo: “Ascoltaci, Signore!“

Amen


Fürbittengebet 

Auf die einzelnen Bitten antworten wir mit dem Ruf: „Herr, erhöre uns!“

Herr, Jesus Christus, Du riefst Petrus erneut zu Deinen Diensten, obwohl er Dich verleugnet hatte. Du zeigtest Dich Thomas, der zweifelte, obwohl Du sagtest, dass selig sei, wer ohne zu sehen glauben könne. Du, Herr, weißt, wie schwankend und unsicher unser Glauben ist. Wir bitten Dich: wecke in uns das Vertrauen auf Dich, dass Du stärker als der Tod bist und uns, allen unseren Irrwegen zum Trotz, zu Deiner Herrlichkeit führen wirst. Mach, dass wir von diesem Vertrauen zehren und der Resignation widerstehen. Wir rufen Dich an: „Herr, erhöre uns!“ 

Herr, Du hast nicht gesagt, dass Du Unglück und Schmerz, Traurigkeit und Leid von uns fernhalten würdest. Aber Du hast uns versprochen, im Leid bei uns zu bleiben. Darum bitten wir Dich um Deinen Beistand für alle Menschen auf der Welt, die zweifeln, an ihresgleichen oder an sich selbst. Herr, wir bitten Dich vor allem für die Kranken in den Krankenhäusern und auf den Intensivstationen, die unter Atemnot leiden und nur noch schwer Luft bekommen. Mach, dass sie den Glauben nicht verlieren mögen. Und wenn es Dein Wille ist, gibt den Ärzten Wissen und gute Ausrüstung, damit sie helfen können. Wir bitten Dich: „Herr, erhöre uns!“

Herr, wir bitten Dich für alle, die in diesen Tagen Existenzängste plagen; die nicht wissen, wie sie die Miete, Versicherungen und Lebensmittel bezahlen sollen. Wir rufen Dich an: „Herr, erhöre uns!“

Herr, wir bitten Dich um Frieden in der Welt. Der Tod erscheint als eine solch verheerende Macht, dass wir oft zweifeln, ob Du die Welt im Griff hast. Wir bitten Dich: Mach, dass auf Erden trotzdem Frieden und Gerechtigkeit wachsen mögen. Wir bitten Dich: „Herr, erhöre uns!“

Amen



Il Padrenostro

Preghiamo con le parole che ci ha insegnato Gesù:

 

Padre nostro che sei nei cieli,

sia santificato il tuo nome,

venga il tuo regno,

sia fatta la tua volontà,

come in cielo anche in terra.

Dacci oggi il nostro pane quotidiano

e rimette a noi i nostri debiti

Come noi li rimettiamo ai nostri debitori,

e non indurci in tentazione,

ma liberaci dal Male.

Tuo è il regno, la potenza e la gloria nei secoli dei secoli.

Amen.


Das Vaterunser

Lasst uns beten, wie es unser Herr uns gelehrt hat.

 

Vater unser im Himmel.

Geheiligt werde dein Name.

Dein Reich komme.

Dein Wille geschehe,

wie im Himmel so auf Erden.

Unser tägliches Brot gib uns heute,

und vergib uns unsere Schuld,

wie auch wir vergeben unsern Schuldigern.

Und führe uns nicht in Versuchung,

sondern erlöse uns von dem Bösen.

Denn dein ist das Reich und die Kraft

Und die Herrlichkeit in Ewigkeit.

Amen



Parola di invio

Andate adesso in pace

colla benedizione di Dio, il Padre,

coll’accompagnamento di Gesù, il Figlio,

e colla sorpresa provocata dallo Spirito Santo.


Sendwort

Gehet nun hin in Frieden,

gesegnet von Gott dem Vater,

begleitet von Jesus dem Sohn

und überrascht vom Heiligen Geist.



Benedizione 

Il Signore ci benedica e ci guardi.

Il Signore faccia risplendere il suo volto su di noi

 e ci sia propizio.

Il Signore alzi il suo volto verso di noi

e ci dia la sua pace. 


Segen

Gott segne dich und behüte dich;

Gott lasse sein Angesicht leuchten über dir und sei dir gnädig;

Gott hebe sein Angesicht über dich und gebe dir Frieden. Amen



♫ Inno | Lied: 146,1.4.5      »Gloria al Signor«      „Gelobt sei Gott im höchsten Thron“


♫ Musica | Musik     Postludio d´organo | Orgelnachspiel