22.03.2020 - Culto e Predica - Gottesdienst und Predigt


2° culto in quarantena


Domenica, 22 marzo 2020 - Laetare

preparato dalla Pastora luterana Elisabeth Kruse (Genova e Sanremo)


2. Quarantäne-Gottesdienst


Sonntag, den 22. März 2020 - Lätare

vorbereitet von der lutherischen Pfarrerin Elisabeth Kruse (Genua und Sanremo)



Cara Comunità, cari Lettori,

vi invitiamo al secondo culto durante la Quarantena, ognuno/a a casa, ma uniti nello spirito. Riproponiamo gli stessi suggerimenti della scorsa domenica per prepararvi mentalmente al culto: 

  • Cercate un posto adatto e sistematelo. Disponete un vaso di fiori o una piantina in vaso. Accendete una candela. Mettete sul ripiano una Bibbia aperta o un innario.
  • Fate in modo di non essere disturbati per tutto il tempo. Spegnete il cellulare.
  • Immaginate che molti altri, in altri luoghi, stanno facendo esattamente lo stesso.
  • Adoperate i testi che seguono oppure componete di vostri.
  • E se siete in più persone, cantate insieme o scegliete, in precedenza, uno o due brani musicali da suonare e ascoltare inframmezzati ai testi.

Liebe Gemeinde, liebe Lesende,

Sie sind herzlich zum zweiten Gottesdienst während der Quarantäne eingeladen, jede/r für sich zu Hause, aber im Geiste miteinander verbunden. Zur Einstimmung wiederholen wir die Anregungen vom letzten Sonntag: 

  • Suchen Sie sich einen Platz und richten Sie ihn her. Eine Vase mit Blumen oder einen Blumentopf. Zünden Sie eine Kerze an. Legen Sie eine aufgeschlagene Bibel dazu oder ein Gesangbuch.
  • Sorgen Sie dafür, dass Sie nicht gestört werden in dieser Zeit. Stellen Sie das Handy ab. 
  • Stellen Sie sich vor, dass viele andere an anderen Orten gerade genau das Gleiche tun.
  • Verwenden Sie die folgenden Texte oder eigene.
  • Und wenn Sie zu mehreren sind, singen Sie doch gemeinsam oder suchen sich vorher ein oder zwei Musikstücke, die Sie zwischen den Texten abspielen und anhören.


Siamo uniti nel nome di Dio che ci ha creato,

nel nome di Gesù Cristo, motivo della nostra gioia, e nel nome dello Spirito Santo che ci unisce.

 

Il nostro sostegno sta nel nome di Dio,

che ha creato il cielo e la terra.

 

In verità, in verità vi dico che se il granello di frumento caduto in terra non muore, rimane solo; ma se muore, produce molto frutto.

 

Vi saluto con il versetto della settimana tratto dal Vangelo secondo Giovanni (12,24) per condividere la parola di Dio e stare insieme in un momento di preghiera.

«Rallegratevi» – scrive Paolo nella lettera ai Filippesi. Da lì deriva il nome di questa domenica. Un giorno di gioia – in mezzo alla quaresima, un giorno per raccogliere vitalità, soprattutto in questo momento difficile; una pausa e un sospiro di sollievo anche sulla strada dura verso Gerusalemme su cui accompagniamo Gesù in queste settimane per non perdere di vista l’obiettivo di questo percorso: la glorificazione, la gioia, il frutto della vita.

 

 


Wir sind versammelt im Namen Gottes, der uns erschaffen hat,

im Namen Jesu Christi, Grund unserer Freude,

und im Namen des Heiligen Geistes, der uns verbindet.

 

Unsere Hilfe steht im Namen Gottes,

der Himmel und Erde gemacht hat.

 

Wenn das Weizenkorn nicht in die Erde fällt und erstirbt, bleibt es allein; wenn es aber erstirbt, bringt es viel Frucht. Johannes 12,24

 

Mit dem Wochenspruch aus dem Johannesevangelium grüße ich Sie, um das Wort Gottes zu teilen und im Gebet beieinander zu bleiben.

„Freuet euch“ – so beginnt der Leitvers für diesen Sonntag, der ihm den Namen gegeben hat: Lätare! Ein Freudentag – mitten in der Passionszeit, ein Tag, um Lebenskraft zu sammeln, besonders in dieser schwierigen Zeit; ein Innehalten und Aufatmen auch auf dem harten Weg 'hinauf nach Jerusalem', auf dem wir in diesen Wochen Jesus begleiten, damit wir das Ziel nicht aus den Augen verlieren: Verherrlichung, Freude, Lebensfrucht.

 

 

 



 

 ♪ Inno: Mi fai giubilare, 270 B


 

♪ Lied: Jesu, meine Freude, 270, 1 -3 



Salmo 84, 5-7.11

Beati quelli che trovano in te la loro forza,

che hanno a cuore le vie del Santuario!

Quando attraversano la valle arida

essi la trasformano in luogo di fonti,

e la pioggia d’autunno la ricopre di benedizioni.

Lungo il cammino aumenta la loro forza

e compaiono infine davanti a Dio in Sion.

Perché Dio, il Signore, è sole e scudo;

il Signore concederà grazia e gloria.

Egli non rifiuterà di far del bene

a quelli che camminano rettamente.


Psalm 84,6-8.12

Wohl den Menschen, die dich für ihre Stärke halten und von Herzen dir nachwandeln!

Wenn sie durchs dürre Tal ziehen,

wird es ihnen zum Quellgrund,

und Frühregen hüllt es in Segen.

Sie gehen von einer Kraft zur andern

und schauen den wahren Gott in Zion.

Denn Gott der HERR ist Sonne und Schild;

der HERR gibt Gnade und Ehre.

Er wird kein Gutes mangeln lassen den Frommen.



Preghiera

Ti ringraziamo per questa giornata, Dio,

fatta per festeggiare insieme a Te.

Tu sei l’appoggio della nostra vita nella paura.

Sei la nostra fiducia nel dubbio.   

Ci sei vicino nella tristezza.     

Sei la nostra forza nella debolezza.

Riempici della gioia,

che incontriamo in Gesù Cristo nostro fratello.

Gloria a Lui sempre, nei secoli dei secoli. Amen

 

Kyrie eleison, Christe eleison, Kyrie eleison


Gebet

Wir danken dir für diesen Tag, Gott,

gemacht, um gemeinsam zu feiern mit dir.

Halt unseres Lebens bist du in Angst.

Du bist uns Zuversicht in Zweifel.

Du bist uns nahe in Traurigkeit.

Bist unsere Kraft in Schwachheit.

Erfülle uns mit der Freude,

die uns begegnet in Jesus Christus, unserem Bruder. Ihm sei Ehre alle Zeit und in Ewigkeit.

 

Kyrie eleison, Christe eleison, Kyrie eleison.



Promessa di grazia (Fil. 4,4):

Rallegratevi sempre nel Signore. Ripeto: rallegratevi.


Gnadenzusage (Phil. 4,4):

Freuet euch in dem Herrn allewege,

und abermals sage ich: Freuet euch!



Lettura dell’epistola, 2 Corinzi 1,3-7

Benedetto sia il Dio e Padre del nostro Signore Gesù Cristo, il Padre misericordioso e Dio di ogni consolazione, il quale ci consola in ogni nostra afflizione affinché, mediante la consolazione con la quale siamo noi stessi da Dio consolati, possiamo consolare quelli che si trovano in qualunque afflizione; perché, come abbondano in noi le sofferenze di Cristo, così, per mezzo di Cristo, abbonda anche la nostra consolazione. Perciò se siamo afflitti, è per la vostra consolazione e salvezza; se siamo consolati, è per la vostra consolazione, la quale opera efficacemente nel farvi capaci di sopportare le stesse sofferenze che anche noi sopportiamo. La nostra speranza nei vostri riguardi è salda, sapendo che, come siete partecipi delle sofferenze, siete anche partecipi della consolazione.

 


Epistellesung: 2 Kor 1, 3-7                   

Gelobt sei Gott, der Vater unseres Herrn Jesus Christus, der Vater der Barmherzigkeit und Gott allen Trostes, der uns tröstet in aller unserer Bedrängnis, damit wir auch trösten können, die in allerlei Bedrängnis sind, mit dem Trost, mit dem wir selber getröstet werden von Gott. Denn wie die Leiden Christi reichlich über uns kommen, so werden wir auch reichlich getröstet durch Christus. Werden wir aber bedrängt, so geschieht es euch zu Trost und Heil; werden wir getröstet, so geschieht es euch zum Trost, der sich wirksam erweist, wenn ihr mit Geduld dieselben Leiden ertragt, die auch wir leiden. Und unsre Hoffnung steht fest für euch, weil wir wissen: Wie ihr an den Leiden teilhabt, so habt ihr auch am Trost teil.

 


♪ Lied: Jesu, meine Freude, 270, 4-6



Vangelo: Giovanni 12,20-26

Ora tra quelli che salivano alla festa per adorare c’erano alcuni Greci. Questi dunque, avvicinatisi a Filippo, che era di Betsàida di Galilea, gli fecero questa richiesta: «Signore, vorremmo vedere Gesù».

Filippo andò a dirlo ad Andrea; e Andrea e Filippo andarono a dirlo a Gesù. Gesù rispose loro, dicendo: «L’ora è venuta, che il Figlio dell’uomo deve essere glorificato. In verità, in verità vi dico che se il granello di frumento caduto in terra non muore, rimane solo; ma se muore, produce molto frutto. Chi ama la sua vita la perde, e chi odia la sua vita in questo mondo la conserverà in vita eterna. Se uno mi serve, mi segua, e là dove sono io sarà anche il mio servitore; se uno mi serve, il Padre l’onorerà.


Evangelium: Johannes 12,20-26

Es waren aber einige Griechen unter denen, die heraufgekommen waren, um anzubeten auf dem Fest. Die traten zu Philippus, der von Betsaida aus Galiläa war, und baten ihn und sprachen: Herr, wir woll-ten Jesus gerne sehen. Philippus kommt und sagt es Andreas, und Philippus und Andreas sagen's Jesus weiter. Jesus aber antwortete ihnen und sprach: Die Zeit ist gekommen, dass der Menschensohn verherrlicht werde. Wahrlich, wahrlich, ich sage euch:

Wenn das Weizenkorn nicht in die Erde fällt und erstirbt, bleibt es allein; wenn es aber erstirbt, bringt es viel Frucht.

Wer sein Leben lieb hat, der wird's verlieren; und wer sein Leben auf dieser Welt hasst, der wird's erhalten zum ewigen Leben. Wer mir dienen will, der folge mir nach; und wo ich bin, da soll mein Diener auch sein. Und wer mir dienen wird, den wird mein Vater ehren.



♪ Inno: Tu, fonte viva, 275 B


♪ Lied: Christus, das Licht der Welt, 275



Predica Isaia 66,10-14

«Gioite con Gerusalemme ed esultate a motivo di lei, voi tutti che l’amate! Rallegratevi grandemente con lei, voi tutti che siete in lutto per essa, affinché siate allattati e saziati al seno delle sue consolazioni; affinché beviate a lunghi sorsi e con delizia l’abbondanza della sua gloria».

Poiché così parla il Signore: «Ecco, io dirigerò la pace verso di lei come un fiume, la ricchezza delle nazioni come un torrente che straripa, e voi sarete allattati, sarete portati in braccio, accarezzati sulle ginocchia. Come un uomo consolato da sua madre così io consolerò voi, e sarete consolati in Gerusalemme». Voi lo vedrete, e il vostro cuore gioirà, le vostre ossa, come l’erba, riprenderanno vigore; la mano del Signore si farà conoscere in favore dei suoi servi, e la sua indignazione contro i suoi nemici.

 

Cari fratelli, care sorelle,

che bella sorpresa! Dio consola come una madre. La città santa pacificata nutre le persone come una madre allattante e le circonda con tenerezza.

Che bello che questi versetti siano stati inseriti nel nuovo ordine dei testi da predicare – un’importante aggiunta all’immagine di Dio prevalentemente maschile, radicata così profondamente! Ricordo i miei tempi come insegnante di religione a Berlino Est dopo la caduta del muro: gli alunni non avevano nessun'idea del cristianesimo, ma questo per loro era sicuro: che Dio fosse un vecchio con la barba… L’arte ha contribuito un sacco a consolidare questa idea unilaterale. Pensa alla creazione dell’uomo di Michelangelo. Parlare di Dio in forma femminile suscita ancora stupore: «Dea volendo» invece di «Dio volendo»?? Possiamo immaginare dipinti di Dio come partoriente? È esattamente quello che fa l’autore del nostro testo: Dipinge (a parole) l’immagine di Dio come partoriente. Mentre nel capitolo 42 al versetto 13 fa sfilare Dio come eroe e guerriero con tanto di grida di battaglia, nel versetto seguente fa dire a Dio: «Per lungo tempo ho taciuto, me ne sono stato tranquillo, mi sono trattenuto; ora griderò come una che sta per partorire, respirerò affannosamente e sbufferò a un tempo.» E in Isaia 49,15 leggiamo: «Una donna può forse dimenticare il bimbo che allatta, smettere di avere pietà del frutto delle sue viscere? Anche se le madri dimenticassero, non io dimenticherò te.» Quindi un Dio materno, o piuttosto una Dea materna? Comunque non un Signore…

E poi queste immagini di pace! Un ruscello straripante e l’erba verde… Lo sento gorgogliante e vedo le gocce di rugiada scintillare sull’erba. E intuisco la gioia che segue alla consolazione (e immagino come sarà quando potremo di nuovo uscire di casa e ci abbracceremo a vicenda e godremo dell' allegro brusio nei bar…).

Ma immediatamente le immagini delle città distrutte in Siria, in Iraq, nella Striscia di Gaza mi si materializzano davanti – tutto grigio e distrutto – e dei bambini o dei cani vagano tra le macerie. Anche Gerusalemme era una città distrutta al tempo in cui gli Israeliti tornarono dall’esilio a Babilonia. Sono scritte per loro le parole del nostro testo. Avevano ovviamente bisogno di consolazione, perciò la parola «consolazione» compare così spesso nei pochi versetti.  

Qua la madre confortante con la promessa di pienezza e tenerezza, là la polvere e la distruzione. Qua il verde fresco, là il grigio desolante e l’abbandono. Ed Isaia dice: «Gioite!» Ma non ci manca qualcosa – fra entrambi gli estremi «l’afflizione nei confronti della distruzione» e «la gioia per la pace»…?

Siamo davvero fortunati di non dover vivere nelle macerie. Non siamo costretti a condividere le esperienze brutte del popolo d’Israele allora o del popolo della Siria oggi. Ma conosciamo l’afflizione e la gioia lo stesso, soprattutto nell'attuale crisi. Perciò vorrei enuclearle un attimo dal contesto dei versetti di Isaia per cercare la risposta alla domanda sul nesso fra loro nel qui ed ora.

Una gioia prescritta non avrà mai il potenziale per confortare il rammarico, ma forse un rammarico accettato lo avrebbe, qualcosa che viene messo in conto prima. È chiaro che non fa parte delle nostre situazioni preferite. Però ogni tanto c’è. E ce ne sono motivi in abbondanza… Se lasciamo finire di parlare il rammarico invece di spazzarlo via, se sentiamo e piangiamo con esso invece di diminuirlo di-cendo «Dai! Non è mica così grave...», allora possiamo pian piano essere confortati cosicché il rammarico possa trasformarsi fiduciosamente in una gioia profonda  che sa da dove viene.

C’è un canto in Germania che dice: «Tu cambi il mio dolore in gioia, cambi le mie paure in coraggio, cambi la mia preoccupazione in fiducia. Buon Dio mi cambi!» (Du verwandelst meine Trauer in Freude, du verwandelst meine Ängste in Mut. Du verwandelst meine Sorge in Zuversicht. Guter Gott, du verwandelst mich!”) Dice che sia la presenza di Dio nella mia vita a rendere possibile questo cambiamento. Chiunque gli dia tempo e un posto nel cuore sperimenterà come la disperazione diventi un nuovo inizio, il dolore di nuovo gioia, perché c’è questo nesso: Poter dire tutto di fronte a Dio o semplicemente tacere davanti a Lui o piangere e avere il permesso di stare con questo Dio amorevole e compassionevole in ogni stato d’animo. Sperimenterai come il dolore e la gioia possano improvvisamente unirsi in e attraverso Dio e diventino reali e veri – come succede nel periodo della passione con la morte e la risurrezione di Cristo.

Questi versetti, scritti duemilacinquecento anni fa per gente in una situazione completamente diversa dalla nostra parlano anche delle mie distese di macerie e della gioia che dovrei provare ancora. Però prima parlano del dolore, della compassione e del conforto che sono presupposti e che si possono vivere in questo Dio così amorevole e duramente provato e – in questo caso – materno. Un Dio che ci accompagna, che conosce il dolore e lo ha sopportato nel Suo Figlio. Perciò sa di che cosa parliamo quando siamo tribolati. Perciò contemporaneamente è l’unica fonte di gioia affidabile.  

Una parola nel testo rimane spaventosa: «La mano del Signore si farà conoscere in favore dei suoi servi, e la sua indignazione contro i suoi nemici.» La traduzione di Lutero parla dell’ira. E la Bibbia in lingua corrente dice: «Maledizione a coloro che sono ostili a Dio.» Cari fratelli, care sorelle, anche il nostro spavento in merito non si può dimi-nuire, come il rammarico. Ma questo lo capisco: che non si può scherzare con le conseguenze del distacco dalle vie di Dio. Non allora e non oggi – è ovvio! E proprio come Dio può avere le caratteristiche di un uomo arrabbiato, ha anche le caratteristiche di una madre e comprende anche molto di più. Il recupero della gioia dipende anche dal bilanciamento della nostra idea di Dio dopo millenni di dominio maschile – lontano dalla figura punitiva verso quella che conforta, benedice e rinforza. Amen

 


Predigt Jesaja 66,10-14

Freuet euch mit Jerusalem und seid fröhlich über die Stadt, alle, die ihr sie lieb habt! Freuet euch mit ihr, alle, die ihr über sie traurig gewesen seid.

Denn nun dürft ihr saugen und euch satt trinken an den Brüsten ihres Trostes; denn nun dürft ihr reichlich trinken und euch erfreuen an ihrer vollen Mutterbrust. Denn so spricht der HERR:

Siehe, ich breite aus bei ihr den Frieden wie einen Strom und den Reichtum der Völker wie einen überströmenden Bach. Da werdet ihr saugen, auf dem Arm wird man euch tragen und auf den Knien euch liebkosen. Ich will euch trösten, wie einen seine Mutter tröstet; ja, ihr sollt an Jerusalem getröstet werden. Ihr werdet's sehen und euer Herz wird sich freuen, und euer Gebein soll grünen wie Gras. Dann wird man erkennen die Hand des HERRN an seinen Knechten und den Zorn an seinen Feinden.

 

Liebe Gemeinde,

welch schöne Überraschung! Gott tröstet wie eine Mutter! Die befriedete heilige Stadt nährt die Menschen wie eine Säugende und umgibt sie mit Zärtlichkeit. Wie schön, dass diese Verse in die neue Perikopenordnung aufgenommen wurden – eine wichtige Ergänzung zum überwiegend männlich geprägten Gottesbild, das immer noch tief verankert ist! Ich erinnere mich an meine Jahre als Religionslehrerin in Ostberlin nach dem Mauerfall: die Schüler*innen hatten keine Ahnung vom Christentum (woher auch?), aber eines wussten sie: dass Gott ein alter Mann mit Bart ist… Die Kunst hat einen Großteil zur Verfestigung dieser einseitigen Vorstellung beigetragen. Denken wir nur an die „Erschaffung des Menschen“ von Michelangelo. Von Gott in der weiblichen Form zu sprechen löst immer noch Befremden aus: „Grüß Göttin“ statt „Grüß Gott“?? Können wir uns vorstellen, Gott als Gebärende zu beschreiben? Genau das tut der Autor unseres Textes: Er malt (mit Worten) ein Bild von Gott als Gebärende. Lässt er Gott in Kapitel 42,13 noch als Held und Krieger mit Kampfgeschrei aufmarschieren, lässt er ihn im folgenden Vers sagen: “Ich schwieg wohl eine lange Zeit, war still und hielt an mich. Nun aber will ich schreien wie eine Gebärende, ich will keuchen und nach Luft schnappen.“ Und Jesaja 49,15 lesen wir: „Kann auch eine Frau ihr Kindlein vergessen, dass sie sich nicht erbarme über den Sohn ihres Leibes? Und ob sie seiner vergäße, so will ich doch deiner nicht vergessen.“ Ein mütterlicher Gott also, oder soll ich sagen: eine mütterliche Göttin? Jedenfalls kein „Herr“…

Und dann diese Bilder des Friedens! Ein überströmender Bach und grünes Gras… Ich höre es plätschern und sehe die Tautropfen auf den Halmen glitzern. Und ich spüre die Freude, die dem Trost folgt (und ich stelle mir vor, wie es sein wird, wenn wir wieder raus können aus den Häusern und einander in die Arme fallen und das fröhliche Lärmen in den Bars genießen...)

Aber augenblicklich schieben sich die Bilder zerstörter Städte in Syrien, im Irak, im Gazastreifen davor – alles grau und kaputt – und Kinder oder Hunde irren zwischen den Trümmern umher. Auch Jerusalem war eine zerstörte Stadt, als die Israeliten aus dem babylonischen Exil heimkehrten. Die Worte unseres Textes wurden für sie geschrieben. Sie waren offensichtlich trostbedürftig, deshalb taucht das Wort „Trost“ so oft in den wenigen Versen auf.   

Hier die tröstende Mutter mit dem Versprechen von Fülle und Zärtlichkeit, da Staub und Zerstörung; hier frisches Grün, da trostloses Grau und Verlassenheit. Und Jesaja sagt: „Freuet euch!“ Aber fehlt da nicht etwas – zwischen den beiden Extremen „Kummer angesichts der Zerstörung“ und „Freude über den Frieden“…?

Wir können uns glücklich schätzen, dass wir nicht in Trümmern leben müssen. Wir sind nicht gezwungen, die schlimmen Erfahrungen des Volkes Israel damals oder des syrischen Volkes heute zu teilen. Gleichwohl kennen wir Kummer und Freude – besonders in der gegenwärtigen Krise. Deshalb möchte ich sie einen Augenblick aus dem Zusammenhang der Verse des Jesajabuches herauslösen, um eine Antwort auf die Frage nach dem fehlenden Bindeglied zwischen ihnen im Hier und Jetzt zu suchen.

Eine verordnete Freude hätte nicht das Potenzial, Kummer zu lindern, aber vielleicht könnte es trösten, den Kummer erst einmal anzunehmen, ihm zuzugestehen, dass er sein darf. Sicher: er gehört nicht zu unseren bevorzugten Gemütszuständen. Aber hin und wieder gibt es ihn eben. Und Gründe dafür gibt es genug… Wenn wir den Kummer ausreden ließen, statt ihn weg zu wischen, wenn wir mit ihm fühlen und weinen würden, statt ihn klein zu reden: „Ach komm, so schlimm ist es doch gar nicht...”, dann könnte er nach und nach getröstet werden, so dass er sich getrost in eine tiefe Freude verwandeln könnte, die weiß, woher sie kommt.

Vielleicht kennt der Eine oder die Andere das Lied: “Du verwandelst meine Trauer in Freude, du verwandelst meine Ängste in Mut. Du verwandelst meine Sorge in Zuversicht. Guter Gott, du verwandelst mich!” Es besagt, dass es die Gegenwart Gottes in meinem Leben ist, die diesen Wandel ermöglicht. Wer immer ihm Zeit und einen Platz in seinem Herzen schenkt, wird erfahren, wie aus Verzweiflung ein neuer Anfang werden kann, aus Schmerz neue Freude, weil es dieses Verbindungsstück gibt: Alles vor Gott aussprechen zu können oder einfach zu schweigen vor Ihm oder zu weinen und die Erlaubnis zu haben, in jedem Gemütszustand bei diesem liebevollen und mitfühlenden Gott zu bleiben. Der wird erfahren, wie Schmerz und Freude sich in und durch Gott vereinen und wahr und wahrhaftig werden – so wie es sich in der Passionszeit mit dem Tod und der Auferweckung Christi ereignet.

Diese Verse, vor 2.500 Jahren geschrieben für Menschen in einer völlig anderen Situation als der unseren, sprechen auch von meinen Trümmerfeldern und von der Freude, die ich wieder spüren möchte. Aber zuerst sprechen sie vom Schmerz, vom Mitgefühl und vom Trost. Sie gehen der Freude voran und können gelebt werden in  und mit diesem Gott, der so liebevoll und hart geprüft und – in diesem Fall – so mütterlich ist. Ein Gott, der uns begleitet, der den Schmerz kennt und ihn in seinem Sohn ertragen hat. Deshalb weiß er, wovon wir sprechen, wenn wir bedrängt sind. Deshalb ist er zugleich die einzig verlässliche Quelle der Freude.

Ein Wort des Textes bleibt erschreckend: „Dann wird man erkennen die Hand des HERRN an seinen Knechten und den Zorn an seinen Feinden.” Liebe Schwestern und Brüder, auch unser Erschrecken vor  dem „Zorn“ müssen wir nicht kleinreden, ebenso wenig wie den Kummer. Aber soviel verstehe ich: Mit den Folgen der Abkehr von Gottes Wegen ist nicht zu scherzen. Damals nicht und heute nicht – offensichtlich! So wie Gott Züge eines zornigen Mannes tragen kann  trägt er auch mütterliche und umfasst noch viel mehr. Die Wiedergewinnung der Freude hängt auch davon ab, ob es uns gelingt, unsere Vorstellung von Gott nach Jahrtausenden männlicher Dominanz auszugleichen – weg von der strafenden Gestalt hin zu der tröstenden, segnenden und stärkenden. Amen



♪ Inno: Affida la tua via, 258 B,1.9-11


♪ Lied: Befiehl du deine Wege, 258,1.9-11



Preghiera d'intercessione

Nostro Dio,

madre misericordiosa,

padre amorevole,

Tuo figlio Gesù

ha portato gioia alle persone

e ha condiviso la gioia con loro.  

Ha condiviso anche la sua sofferenza

e la sua morte con noi.

La gioia e la sofferenza dei tuoi figli

raggiungono il tuo cuore.

 

Pertanto ti chiediamo:

per tutte le persone

che soffrono

la fame e la guerra,

che soffrono per colpa di altre persone,

o altre malattie

la paura di ciò

che accadrà col corona-virus.

 

Ti preghiamo per quelli

che si dedicano    

ai malati ed ai moribondi,

per tutti quelli che hanno bisogno di sostegno,

ed anche per noi –

nelle strutture mediche,

nel trasporto e nell'approvvigionamento,

nelle decisioni politiche

ed in tutte le misure di soccorso.

 

Ti preghiamo:

Donaci il coraggio e la forza,

di essere disponibili per gli altri

e di avere fiducia nel fatto

che sei con noi in questo momento

e che siamo al sicuro con te.

 

E ti preghiamo:

Facci trovare lo spazio per la gioia

ed il ringraziamento nella nostra vita

anche in queste settimane.            

 

Abbi pietà di noi.

 

Insieme a tutti i cristiani ed a tutte le cristiane

ti preghiamo:

 

Padre nostro che sei nei cieli,

sia santificato il tuo nome,

venga il tuo regno,

sia fatta la tua volontà come in cielo anche in terra.

Dacci oggi il nostro pane quotidiano

e rimetti a noi i nostri debiti

come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori

e non indurci in tentazione, ma liberaci dal Male.

Tuo è il regno, la potenza e la gloria nei secoli dei secoli.

Amen.

 


Fürbittgebet

Unser Gott,

barmherzige Mutter,

liebender Vater,

Dein Sohn Jesus

hat den Menschen Freude gebracht

und die Freude mit ihnen geteilt.

Auch sein Leiden und Sterben

hat er mit uns geteilt.

Freude und Leid Deiner Menschen

erreichen Dein Herz.

 

Darum bitten wir Dich:

Für alle Menschen,

die leiden,

an Hunger und Krieg,

unter anderen Menschen,

an Krankheit

und an der Angst davor,

wie es mit dem Coronavirus weitergeht.

 

Wir bitten dich für die,

die sich einsetzen

für die Kranken und Sterbenden,

für alle, die Unterstützung brauchen,

und auch für uns –

in medizinischen Einrichtungen,

bei Transport und Versorgung,

bei politischen Entscheidungen

und allen Hilfsmaßnahmen.

 

Wir bitten Dich:

Gib uns den Mut und die Kraft,

ebenfalls für andere da zu sein

und darauf zu vertrauen,

dass Du uns grade jetzt nahe bist

und wir geborgen sind bei Dir.

 

Und wir bitten Dich:

Lass uns auch in diesen Wochen

in unserem Leben

noch Raum finden für die Freude

und den Dank.

 

Erbarme Dich unser.

 

Gemeinsam mit allen Christinnen und Christen

rufen wir Dich an:

 

Vater unser im Himmel,

geheiligt werde dein Name.

Dein Reich komme.

Dein Wille geschehe wie im Himmel, so auf Erden.

Unser tägliches Brot gib uns heute.

Und vergib uns unsere Schuld,

wie auch wir vergeben unseren Schuldigern.

Und führe uns nicht in Versuchung,

sondern erlöse uns von dem Bösen.

Denn dein ist das Reich und die Kraft und die Herrlichkeit in Ewigkeit.

Amen.

 

 



Benedizione

Dio benedica e ti protegga!

Dio faccia risplendere il suo volto su di te e ti sia propizio!

Dio rivolga verso di te il suo volto e ti dia la pace! Amen 


Segen

Gott segne dich und behüte dich;

Gott lasse sein Angesicht leuchten über dir und sei dir gnädig;

Gott hebe sein Angesicht über dich und gebe dir Frieden. Amen