15.09.2024 La Mandria Testo della Predica - Predigttext


Dove e quando?


Domenica 15 settembre 2024

ore 11:00


Chiesetta San Giuliano 

Parco della Mandria


Ringraziamento per il Raccolto

Predica su Marco 8,1-9

Foto: Katia Cavallito
Foto: Katia Cavallito

Wo und Wann?


Sonntag, 15. September 2024

11:00 Uhr

Kirchlein San Giuliano

Parco della Mandria


Erntedank

Predigt über Markus 8,1-9



Dialog mit vier Personen (auf Italienisch)

1 – Michele     2 – Luca      3 – Luca Leon     4 – Ulrike 

 

1: Caro Dio, domani è il mio compleanno. Per questo voglio un cellulare touch di ultima generazione come tutti gli altri! Vorrei anche un nuovo computer portatile, perché il mio si blocca continuamente!

Amen.

1: Ehi, c'è qualcuno?

2: Sì, cosa c'è?

1: Ultimamente ho pregato Dio e ho chiesto un nuovo telefono cellulare.

2: E allora? Pregare non serve a niente!

1: Riesci a leggere nel pensiero? Perché, infatti, non l‘ho ricevuto.

4: Penso che pregare aiuti!

2: Tu credi? Io non lo penso!

1: Nemmeno io.

4: Perché no?

1: Perché il mio desiderio non è stato esaudito

4: Dio non è Babbo Natale.

3: Esatto, Dio non è Babbo Natale, e pregare non è elencare una lista dei desideri.

1: E allora?

3: Pregare è parlare con Dio.

2: Ma Lui non ascolta.

3: Chi non ascolta?

2: Dio.

4: Sciocchezze!

3: Dio ascolta tutti, è sempre presente. Dio è un compagno costante.

2: Come fai a saperlo?

4: Lo credo.

3: State pensando in modo sbagliato.

Tutti: Eh?

3: Dio vi ha già dato tanto:

La vostra vita, gli amici, la famiglia e, e, e...

1: Esatto, non ci avevo ancora pensato!

4: Allora pensaci.

1: In realtà, sto andando molto bene e forse il cellulare e il computer portatile non sono le cose più importanti.

3: Così sei sulla strada giusta.

1: Grazie, a presto!

3: Ciao!


Predica


1 In quei giorni c'era di nuovo una folla grandissima, e poiché non avevano da mangiare, Gesù, chiamati a sé i discepoli, disse loro: 2 «Io ho pietà di questa gente; poiché da tre giorni sta con me e non ha da mangiare. 3 Se li rimando a casa digiuni, verranno meno per strada; perché alcuni di loro sono venuti da lontano». 4 I suoi discepoli gli risposero: «Come si potrebbe mai saziarli di pane qui, in un deserto?» 5 Egli domandò loro: «Quanti pani 

avete?» Essi dissero: «Sette». 6 Egli ordinò alla folla di accomodarsi per terra; e presi i sette pani, dopo aver reso grazie, li spezzò e diede ai discepoli perché li distribuissero alla folla; ed essi li distribuirono. 7 Avevano anche pochi pesciolini; ed egli, dopo aver detto la benedizione, comandò di distribuire anche quelli. 8 Tutti mangiarono e furono saziati; e dei pezzi avanzati si raccolsero sette panieri. 9 Erano circa quattromila persone. Poi Gesù li congedò.

(Marco 8,1-9)

Cara comunità, care sorelle e cari fratelli!

Possiamo chiedere di tutto a Dio, anche l'ultimo cellulare touchscreen e un nuovo computer portatile, come 

abbiamo appena sentito nella nostra breve rappresentazione? Una cosa è certa: possiamo dire a Dio tutto ciò che ci preoccupa, sia le piccole che le grandi cose. Niente è troppo piccolo per Dio, niente è troppo grande per Lui. 

Possiamo dirgli i nostri bisogni più profondi e certamente possiamo anche chiedergli cose insolite e speciali come l'ultimo cellulare touch. Tuttavia, se chiediamo a Dio cose stravaganti di cui forse non abbiamo urgente bisogno, potremmo dimenticare quali sono le cose davvero importanti della vita che dovremmo chiedere e potremmo 

dimenticare che probabilmente Dio ci ha già dato molte di queste cose davvero importanti, per cui dovremmo già essere estremamente felici. Quindi forse non c'è bisogno di chiedere l'ultimo cellulare touch?

Penso che sia meraviglioso essere riuniti oggi per il Ringraziamento, prendendoci del tempo per guardare con uno spirito diverso proprio a queste cose importanti e fondamentali necessarie alla nostra vita. Spesso le diamo per scontate. Ma quando celebriamo il Ringraziamento, possiamo renderci conto di quanto siamo ricchi, di quanto Dio abbia già provveduto a noi e di quanti motivi abbiamo per essere grati e felici.

Quali sono le cose davvero importanti nella vita? Cosa dovremmo chiedere a Dio prima di tutto? È Gesù che 

risponde a questa domanda nel Padre Nostro. Gesù dice, ad esempio, chiedete a Dio, il vostro Padre celeste, il pane quotidiano: “Dacci oggi il nostro pane quotidiano”. Si tratta indubbiamente di qualcosa di molto importante: avere qualcosa da mangiare ogni giorno, non è vero? Vorremmo forse farne a meno perché preferiamo avere l'ultimo cellulare touch o una Porsche 911? Quanto è bello che tutti, probabilmente tutti, abbiamo fatto colazione e ci siamo saziati a sufficienza questa mattina! E che possiamo fare un picnic insieme dopo il culto! Non è forse che Dio provvede a noi fedelmente?

Ma c'è di più nella richiesta del “pane quotidiano”. Martin Lutero indica nel suo Piccolo Catechismo oltre al cibo 

anche “le bevande”, poi “i vestiti e le scarpe” - cioè qualcosa da indossare - poi “la casa e il focolare” - cioè 

quattro mura calde e un tetto sopra la testa - poi “i campi, il bestiame, il denaro, i beni” - cioè il lavoro e un 

reddito. Tutto questo è importante! E spesso lo diamo per scontato! Eppure è tutto un dono di Dio.

Martin Lutero passa poi dalle cose alle persone che sono così essenziali che probabilmente non potremmo vivere senza di loro, sono anche loro “il nostro pane quotidiano”: “coniuge retto, figli retti, una retta servitù, retti e 

fedeli padroni, buon governo, buoni amici, fedeli vicini”. Di certo non vorremmo scambiare il nostro coniuge o i nostri figli oppure i nostri genitori per l'ultimo cellulare touch o per una vacanza di due settimane alle Maldive, vero? (Forse alcuni cambierebbero il loro coniuge). E quanto è importante un buon governo! Sì, Padre celeste, vorremmo gridare: queste sono le cose di cui abbiamo davvero bisogno! Grazie per avercele date!

Infine, quando Martin Lutero parla di “pane quotidiano”, pensa anche al “buon tempo, pace, salute, disciplina e onore”. È meraviglioso che anche quest'anno ci sia stato bel tempo, altrimenti nulla avrebbe potuto maturare ed essere raccolto! Ma quanto sarebbe terribile se la guerra tornasse a imperversare in Italia. Invece abbiamo la pace, che benedizione! Oppure che valore ha la salute! Quanto ci limita e condiziona la malattia. Vorremmo dire subito: Grazie, Padre nostro che sei nei cieli, per la salute e la forza che ci dai!

Non sono forse queste le cose che contano davvero nella vita? Quanto siamo fortunati ad avere molte di esse. Anzi ne abbiamo in abbondanza! Vedete, prima abbiamo ascoltato la storia del Vangelo in cui Gesù sfama 

quattromila persone. Questa storia non riguarda tanto il miracolo di Gesù che li sfama con sette pani e pochi 

pesci. Piuttosto, questa storia ci ricorda soprattutto l'Ultima Cena, in cui Gesù fece esattamente lo stesso: prese il pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede ai suoi discepoli – e nell'Ultima Cena disse: “Questo è il mio corpo”. 

Durante l'Ultima Cena, Gesù annunciò ai suoi discepoli: "Io do me stesso per voi, vi do la mia vita”.

Che grande dono abbiamo ricevuto: Dio, che ci dà così tanto per la nostra vita, ci dà persino suo Figlio Gesù, la 

cosa più preziosa di tutte. È possibile diventare ancora più ricchi? L'apostolo Paolo conclude: “Dio che non ha 

risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha dato per noi tutti, come non ci donerà ogni cosa insieme con lui?” (Romani 

8,32)? Quindi, se abbiamo Gesù, tutto ciò che appartiene a Dio non è anche nostro? 

E vedete, questo è il significato più profondo della storia in cui Gesù sfama le quattromila persone: Gesù 

distribuisce sé stesso ed emana la pienezza della salvezza e della benedizione, sufficiente per tutta la grande folla di persone. Quindi, la salvezza di Gesù non dovrebbe essere sufficiente anche per te e per me?

Abbiamo quindi sentito di quanto Dio ci offre in dono. Ora vorrei darvi l'opportunità di riflettere e pensare in 

silenzio: Per che cosa sei grato a Dio nella tua vita? In che cosa, in quale ambito senti di aver ricevuto doni 

particolarmente ricchi da Dio? Ognuno di voi ha ricevuto un biglietto pieghevole, esposto al proprio posto, e una penna. Per favore, utilizzate l'interno del biglietto per scrivere le cose per cui siete grati a Dio. Ora prendiamoci qualche minuto per fare questo…

Ora per favore raccontate al vostro vicino un po' di quello che avete scritto. Condividete i vostri ringraziamenti a Dio! …

Spero che la condivisione delle cose buone che avete ricevuto da Dio vi abbia ora resi felici e gioiosi. Sapete, per me è un privilegio celebrare il Ringraziamento. Perderei molto se non mi fosse permesso di festeggiarlo. Anche per voi è così? Prendendoci il tempo necessario per renderci conto dei doni di Dio e della sua bontà, diventiamo consapevoli di quanto siamo fortunati e di quanto siamo al sicuro nelle mani di Dio, non è vero? Chi vorrebbe rinunciare volontariamente a questa felicità?

Per concludere, ancora tre brevi riflessioni su cosa può significare per noi questa felicità del Ringraziamento:

In primo luogo, vedendoci circondati dalla benevolenza di Dio, non siamo forse propensi a rafforzare la nostra 

fiducia, nella consapevolezza che Dio continuerà a prendersi cura di noi anche in futuro? Non ci incoraggia forse a chiedergli anche in futuro tutto ciò che necessita nella nostra vita?

In secondo luogo: Facendo così, non portiamo forse anche le altre persone e il mondo intero con tutta la sua 

sofferenza davanti a Dio affinché Dio si prenda cura di loro come si prende cura di noi? E in più, affinché tutte le 

persone riconoscano Dio e il suo grande amore come lo abbiamo riconosciuto noi, in modo che possano orientare la loro vita su Dio e ricevere tutta la sua benedizione? Il ringraziamento significa sempre anche intercessione per le persone, intercessione per il mondo.

Un terzo e ultimo pensiero: Possiamo usare i doni che riceviamo da Dio solo per noi stessi? La nostra felicità per la 

benedizione di Dio non ci spinge piuttosto a distribuire questi doni a piene mani, soprattutto a coloro che sono nel bisogno? Questo è esattamente ciò che fanno i discepoli quando sfamano i quattromila: condividono i sette pani e i pochi pesci come Gesù ordina loro - e tutti vengono sfamati. Che gioia la condivisione! Dopo il culto, faremo lo stesso: Condivideremo il cibo che abbiamo portato con noi alla grande e lunga tavola e mangeremo insieme. Che gioia la condivisione! Applichiamo la condivisione alla nostra vita quotidiana. Seguiamo il comandamento di Gesù e condividiamo i buoni doni che mette nelle nostre mani. C'è una persona nella tua vita che ti viene subito in mente? Qualcuno con cui dovresti condividere? Inizia subito da domani!

"E la pace di Dio, che supera di gran lunga ogni comprensione umana, mantenga la vostra mente e la vostra volontà nella bontà, sicuri nella comunione di Gesù Cristo". (Filippesi 4:7)

Pastore Tobias Brendel


Predigt


1 Zu der Zeit, als wieder eine große Menge da war und sie nichts zu essen hatten, rief Jesus die Jünger zu sich und sprach zu ihnen: 2 Mich jammert das Volk, denn sie harren nun schon drei Tage bei mir aus und haben nichts zu 

essen. 3 Und wenn ich sie hungrig heimgehen ließe, würden sie auf dem Wege verschmachten; denn einige sind von ferne gekommen. 4 Seine Jünger antworteten ihm: Woher nehmen wir Brot hier in der Einöde, dass wir sie sättigen? 5 Und er fragte sie: Wie viele Brote habt ihr? Sie sprachen: Sieben. 6 Und er gebot dem Volk, sich auf die Erde zu lagern. Und er nahm die sieben Brote, dankte, brach sie und gab sie seinen Jüngern, dass sie sie austeilten, und sie teilten sie unter das Volk aus. 7 Sie hatten auch einige Fische; und er sprach den Segen darüber und ließ auch diese austeilen. 8 Und sie aßen und wurden satt. Und sie sammelten die übrigen Brocken auf, sieben Körbe voll. 9 Es waren aber etwa viertausend; und er ließ sie gehen.    (Markus 8,1-9)

Liebe Gemeinde, liebe Schwestern und Brüder!

Können wir alles von Gott erbitten, auch das neueste Touch-Handy und einen neuen Laptop, wie wir es eben in unserem kleinen Anspiel gehört haben? Sicher ist: Wir können Gott alles sagen, was uns beschäftigt, die kleinen wie die großen Dinge. Nichts ist für Gott zu klein, nichts ist für ihn zu groß. Wir können ihm unsere tiefsten Nöte sagen und sicherlich können wir ihn auch um ausgefallene, besondere Dinge bitten wie das neueste Touch-Handy. 

Nur, wenn wir Gott um Ausgefallenes bitten, was wir vielleicht nicht dringend nötig haben, kann es passieren, dass wir vergessen, was die wirklich wichtigen Dinge im Leben sind, um die wir bitten sollten, und wir könnten vergessen, dass wir von diesen wirklich wichtigen Dingen wahrscheinlich viele von Gott geschenkt bekommen und dass wir darum bereits überaus glücklich sein müssten. Vielleicht erübrigt sich dann die Bitte um das neueste Touch-Handy?

Ich finde es so schön, dass wir heute gemeinsam zum Erntedankfest zusammengekommen sind, dass wir uns Zeit nehmen, genau diese wichtigen, grundlegenden Dinge, die wir für unser Leben brauchen, neu in den Blick zu bekommen. Wir nehmen sie oft so selbstverständlich. Wenn wir aber Erntedankfest feiern, so können wir sehen, wie reich wir sind, wie gut bereits von Gott versorgt und wieviel Grund wir haben, dankbar und glücklich zu sein.

Was gehört denn zu diesen wirklich wichtigen Dingen im Leben? Worum sollen wir Gott in erster Linie bitten? Es ist Jesus, der uns darauf im Vaterunser eine Antwort gibt. Jesus sagt zum Beispiel, bittet Gott, euren himmlischen Vater, um das tägliche Brot: „Unser täglich Brot gib uns heute.“ Das ist doch unzweifelhaft etwas ganz Entscheidendes, dass wir jeden Tag etwas zu essen haben, oder nicht? Würden wir darauf verzichten wollen, weil wir lieber das neueste Touch-Handy haben wollen oder einen Porsche 911er? Wie gut ist es, dass wir alle, wahrscheinlich alle, heute Morgen genug zum Frühstücken hatten! Und dass wir nach dem Gottesdienst miteinander ein Picknick halten können! Sorgt da Gott nicht sehr treu für uns?

In der Bitte um das „täglich Brot“ steckt aber noch mehr. Martin Luther nennt in seinem Kleinen Katechismus neben dem Essen auch das „Trinken“, dann „Kleider und Schuh“ – das heißt etwas zum Anziehen – , dann „Haus und Hof“ – also vier warme Wände und ein Dach über dem Kopf –, dann „Acker, Vieh, Geld, Gut“ – also Arbeit und ein Einkommen. Wenn das nicht alles wichtig ist! Und wir nehmen es oft so selbstverständlich! Dabei ist es alles von Gott geschenkt.

Dann geht Martin Luther von Dingen zu Personen über, die so wichtig sind, dass wir ohne sie wohl nicht leben 

könnten, sie sind auch „unser täglich Brot“: „fromme Eheleute, fromme Kinder, fromme Gehilfen, fromme und 

treue Oberherren, gute Regierung, gute Freunde, getreue Nachbarn“. Wir wollen doch bestimmt nicht unseren 

Ehepartner oder unsere Kinder oder als Kinder unsere Eltern eintauschen gegen das neueste Touch-Handy oder einen zweiwöchigen Urlaub auf den Malediven, oder? (Manche ihren Ehepartner vielleicht schon.) Und wie wichtig ist eine gute Regierung! Ja, himmlischer Vater, möchte man rufen, das sind die Dinge, die wir wirklich brauchen! Danke, dass du sie uns gibst!

Schließlich denkt Martin Luther beim „täglich Brot“ noch an „gutes Wetter, Friede, Gesundheit, Zucht und Ehre“

Wie schön, dass es auch in diesem Jahr gutes Wetter gab, sonst hätte nichts gedeihen und geerntet werden können! Wie schrecklich aber wäre es, in Italien würde wieder ein Krieg toben. Stattdessen haben wir Frieden, welch ein Segen! Oder welchen Wert hat doch die Gesundheit! Denn wie sehr sind wir beeinträchtigt, wenn wir krank sind. Möchte man da nicht gleich sagen: Danke, unser Vater im Himmel, für alle wunderbare Gesundheit und Kraft, die du uns schenkst!

Sind alle diese Dinge nicht das wirklich Wichtige im Leben? Wie gut geht es uns doch, dass wir so vieles davon haben! Und wir haben sogar noch mehr als diese wichtigen Dinge. Seht, als Evangelium haben wir vorhin die Geschichte gehört, in der Jesus viertausend Menschen speist. In dieser Geschichte geht es weniger um das Wunder, wie Jesus die Speisung mit sieben Broten und einigen Fischen angestellt hat. Sondern diese Geschichte erinnert uns vor allem an das letzte Abendmahl, in dem Jesus genau das tat wie in dieser Geschichte: Er nahm das Brot, 

dankte, brach es und gab es seinen Jüngern – und beim letzten Abendmahl sprach er dann: „Das ist mein Leib.“ 

Im letzten Abendmahl hat Jesus seinen Jüngern angekündigt: Ich gebe mich selbst für euch, ich schenke euch mein Leben. 

So reich beschenkt sind wir: Gott, der uns so viel für unser Leben gibt, gibt uns über das alles hinaus als Allerwertvollstes sogar seinen Sohn Jesus. Können wir noch reicher werden? Der Apostel Paulus folgert: „Gott, der auch seinen eigenen Sohn nicht verschont hat, sondern hat ihn für uns alle dahingegeben – wie sollte er uns mit ihm nicht alles schenken“ (Römer 8,32)? Sollte uns also, wenn wir Jesus haben, noch irgendetwas fehlen? Ist dann nicht alles, was Gott hat, nicht auch unser?

Und seht, das ist der tiefere Sinn der Geschichte, in der Jesus die viertausend Menschen speist: Jesus teilt sich hier selbst aus, und weil von ihm selbst die Fülle des Heils und des Segens ausgeht, darum reicht es für die ganze große Menge an Menschen. Wie sehr sollte das Heil Jesu dann nicht auch für dich und mich reichen, oder nicht?

Nun haben wir so viel von dem gehört, womit Gott uns beschenkt. Ich möchte Euch jetzt Gelegenheit geben, ganz persönlich nachzudenken und zu überlegen: Wofür in deinem Leben bist du Gott dankbar? In welchen Bereichen, 

an welcher Stelle fühlst du dich besonders reich von Gott beschenkt? Ihr habt jeder eine Klappkarte erhalten, die auf Eurem Platz ausliegt, dazu jeder einen Stift. Bitte benutzt die Innenseite der Karte, um darauf die Dinge zu notieren, für die Ihr Gott dankbar seid. Nehmen wir uns dafür nun ein paar Minuten Zeit… - Nun erzählt doch bitte für ein kurzes Weilchen Eurem Nachbarn von dem, was Ihr aufgeschrieben habt. Teilt miteinander Euren Dank an 

Gott! …

Ich hoffe, dass Ihr Euch nun gegenseitig froh und glücklich gemacht habt mit dem Austausch darüber, was Ihr Gutes von Gott empfangen habt. Wisst Ihr, für mich ist es ein Privileg, Erntedankfest zu feiern. Mir ginge so viel verloren, wenn ich es nicht feiern dürfte. Geht es Euch nicht auch so? Dadurch, dass wir uns hier die Zeit nehmen, uns Gottes Gaben und seine Güte bewusst zu machen, sehen wir doch, wie gut wir es haben und wie sehr wir in den Händen Gottes geborgen sind, oder nicht? Wer will auf dieses Glück freiwillig verzichten?

Was sich aus diesem Glück des Erntedankfestes für uns ergeben kann, dazu zum Schluss noch drei kurze Gedanken: Einmal, wenn wir sehen, wie wir von Gottes Fürsorge umgeben sind, stärkt das nicht unser Vertrauen in Gott, dass er auch in Zukunft für uns sorgen wird? Macht uns das nicht Mut, ihn auch in Zukunft um all das zu bitten, was wir für das Leben nötig haben?

Ein zweites: Bringen wir dann nicht auch andere Menschen und die ganze Welt in ihrer Not vor Gott, dass Gott für sie sorgen möge, wie er für uns sorgt, und noch mehr, dass alle Menschen Gott und seine übergroße Liebe erkennen mögen, wie wir sie erkannt haben, so dass die Menschen ihr Leben auf Gott ausrichten und seinen ganzen Segen empfangen können? Erntedankfest heißt immer auch Fürbitte für die Menschen, Fürbitte für die Welt.

Ein Drittes und Letztes: Können wir die Gaben, die wir von Gott empfangen, allein für uns gebrauchen? Drängt 

uns unser Glück über Gottes Segen nicht vielmehr dazu, diese Gaben mit vollen Händen aneinander auszuteilen, insbesondere an diejenigen, die Not leiden? Genau so tun es die Jünger in der Geschichte der Speisung der viertausend Menschen: Sie teilen die sieben Brote und die paar Fische, wie Jesus es ihnen gebietet – und alle werden 

satt. Welch ein Glück des Teilens! Nach dem Gottesdienst werden auch wir das tun: Wir teilen miteinander die 

Speisen, die wir mitgebracht haben, an der großen, langen Tafel und essen miteinander. Welch ein Glück des Teilens! Nehmen wir das Teilen mit in unseren Alltag. Teilen wir auf das Gebot Jesu hin, was Jesus uns an guten Gaben in die Hände legt. Gibt es eine Person in deinem Leben, die dir da gleich in den Sinn kommt? Mit der du teilen solltest? Fange gleich morgen damit an!

„Und der Friede Gottes, der alles menschliche Begreifen weit übersteigt, bewahre euer Denken und Wollen im Guten, geborgen in der Gemeinschaft mit Jesus Christus.“ (Philipper 4,7)

Pfarrer Tobias Brendel




Sono grato/a...

  • per dover pulire dopo una festa -
  • perché significa che ho degli amici.
  • per le tasse che pago - perché significa che ho un lavoro.
  • per i miei vestiti diventati un po' stretti - perché significa che ho del cibo.

Ich bin dankbar…

  • dafür, dass ich nach einem Fest putzen muss – denn das bedeutet, dass ich Freunde habe.
  • für die Steuern, die ich zahle –        denn das bedeutet, dass ich Arbeit habe.
  • dafür, dass meine Kleider ein bisschen eng sind – denn das bedeutet, dass ich Essen habe.

 

 


  • per dover tagliare il prato, lavare le finestre e pulire le grondaie - perché significa che ho una casa.
  • per l'ombra che veglia sul mio lavoro - perché significa che sono fuori al sole.
  • per tutte le lamentele sui politici - perché significa che godiamo della libertà di espressione.
  • dafür, dass ich Rasen mähe, die Fenster putzen und die Regenrinne sauber machen muss –                denn das bedeutet, dass ich ein Zuhause habe.
  • für den Schatten, der meine Arbeit bewacht –  denn das bedeutet, dass ich draußen in der Sonne bin.
  • für alle Klagen über Politiker – denn das bedeutet, dass wir Meinungsfreiheit genießen.

  • per dover camminare a lungo fino al parcheggio - perché significa che posso permettermi un'auto.
  • per la mia bolletta del riscaldamento anche se salata - perché significa che posso stare al caldo.
  • per la donna stonata che canta accanto a me - perché significa che riesco a sentire bene.
  • dafür, dass ich eine weite Strecke zum Parkplatz laufen muss – denn das bedeutet, dass ich mir ein Auto leisten kann.
  • für meine hohe Heizkostenrechnung – denn das bedeutet, dass ich es warm habe.
  • für die Frau neben mir, die falsch singt – denn das bedeutet, dass ich gut hören kann.

 

 


  • per la pila di biancheria da stirare - perché significa che ho dei vestiti da indossare.
  • per la stanchezza e i muscoli doloranti alla sera - perché significa che ho lavorato sodo.
  • per la sveglia che suona al mattino - perché significa che ho un altro giorno da vivere!
  • für den Wäscheberg im Bügelkorb –  denn das bedeutet, dass ich Kleidung zum Anziehen habe.
  • für die Müdigkeit und schmerzenden Muskeln am Abend – denn das bedeutet, dass ich hart arbeiten konnte.
  • für den Wecker, der morgens klingelt – denn das bedeutet, dass ich wieder einen Tag zum Leben vor mir habe!  

 

 


Foto: Katia Cavallito