21.07.2024 Testo della Predica - Predigttext


Dove e quando?

Domenica 21 luglio 2024

ore 11:00


Chiesa San Francesco d'Assisi Via San Francesco d'Assisi 11 Torino


Predica su Efesini 5, 8-14

Foto: epd-bild
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Wo und Wann?


Sonntag, 2. Juni 2024

11:00 Uhr

Chiesa San Francesco d'Assisi Via San Francesco d'Assisi 11 Torino


Predigt über Epheser 5, 8-14



Predica


8 Perchè in passato eravate tenebre, ma ora siete luce nel Signore. Comportatevi come figli di luce ) - poiché il frutto della luce consiste in tutto ciò che è bontà, giustizia e verità - 10 esaminando che cosa sia gradito al Signore. 11 Non partecipate alle opere infruttuose delle tenebre; piuttosto denunciatele; 12 perché è vergognoso perfino il parlare delle cose che sostoro fanno di nascosto. 13 Ma tutte le cose, quando sono denunciate dalla luce, diventano manifeste; 14 poiché tutto ciò che è manifesto, è luce. Per questo è detto:

"Risvegliati, o tu che dormi, e risorgi dai morti, e Cristo ti inonderà di luce".  

Cara Comunità!

Oggi abbiamo ascoltato le parole profonde della lettera di Paolo agli Efesini, capitolo 5, versetti 8-14. Questi versetti ci invitano a riflettere sulla nostra identità in Cristo e sul nostro cammino sulla strada che il Signore ci ha indicato.

Paolo ci offre una potente immagine: da un lato ci sono le tenebre e dall’altro la luce. Eravamo un tempo tenebra, ma ora siamo luce nel Signore. In passato le tenebre facevano anche pensare alla notte ed era un qualcosa di molto più minaccioso di quanto noi possiamo immaginare oggi, ma l’arrivo della luce del giorno portava ad una maggiore sicurezza e ad una liberazione dal timore della notte e dai pericoli che si annidano nell’oscurità e in modo metaforico vediamo nell’Epistola proprio questo parallelismo tra le tenebre e la luce. Questo passaggio dalle tenebre alla luce rappresenta la trasformazione radicale che avviene in noi attraverso la fede in Cristo, il sole di un nuovo giorno. Questo è un cambiamento di identità, una rinascita spirituale.

 

Cosa è cambiato in noi e quando questo è successo? È successo quando siamo stati battezzati. Le Scritture ci mostrano che disobbedire alla volontà di Dio, anche se ci fa stare bene, anche se ci rende felici, anche se tutti nel mondo lo fanno, è la via più sicura e veloce per la morte spirituale. Ci mostra che il peccato non ci può soddisfare mai realmente, porta solo a cuori spezzati, sogni infranti e all’allontanamento da Dio. La luce della sua Legge ci mostra che siamo totalmente incapaci di salvare noi stessi perché persino i nostri atti giusti sono come vestiti sporchi. (Isaia 64:6) Allo stesso tempo, la Luce del Vangelo illumina l'unica via per il cielo, attraverso Gesù Cristo, la via, la verità e la vita. (Giovanni 14:6) 

Non solo Gesù curò la cecità fisica quando era su questa terra, ma fornì anche la cura per la cecità spirituale annientando le tenebre del peccato, annientandola con la sua morte sulla croce. La croce di Cristo risplende come l'unica via di ritorno a Dio: attraverso la fede in lui i nostri peccati sono perdonati, siamo giustificati diventando così portatori della Sua gloria. Questa è la giustificazione. Questa è l'opera salvifica di Dio.

Ciò che ci permette di trovare quell’illuminazione di cui parla Paolo tramite gli insegnamenti del Signore, è così importante, che persino il nome stesso della nostra Comunità ne fa riferimento, così da sottolineare con una sola parola questa centralità. Comunità Evangelica Luterana di Torino. Evangelica… ed è proprio nel Vangelo che troviamo “ciò che è gradito al Signore” come dice l’Apostolo Paolo, il Vangelo è il faro che ci illumina il cammino verso il Signore.

 

Nella lettera agli Efesini, Paolo parla di “essere figli della luce”, questo significa vivere in modo tale da riflettere la luce di Cristo. Ma cosa comporta questo nella pratica? Paolo ci fornisce una chiara indicazione: il frutto della luce consiste in ogni bontà, giustizia e verità. Questi tre aspetti devono caratterizzare la nostra vita quotidiana come cristiani. Ma in che modo?

 

La bontà è un frutto della luce. Essere buoni significa manifestare amore e compassione verso il nostro prossimo, aiutare chi è nel bisogno, essere pazienti e gentili. La bontà non è solo un sentimento, ma è un'azione concreta e tutti noi siamo chiamati a fare il bene, non solo a pensarlo e non siamo chiamati a fare del bene solo a chi ci sta simpatico, ma magari anche al collega che è odioso con noi, che ci sta antipatico, al vicino di casa che fa rumore in orari per noi fastidiosi, all’autista che non rispetta il codice della strada e per poco non ci fa fare un incidente, perché anche loro sono il nostro prossimo e sicuramente questa bontà di cui parla Paolo, va applicata sempre. 

 

La giustizia implica vivere in conformità con la legge e con la volontà di Dio, rispettando i Suoi comandamenti e trattando gli altri con equità e rispetto. La giustizia richiede anche di prendere posizione contro le ingiustizie che vediamo quotidianamente e di lavorare per un mondo più equo. Essere giusti significa riflettere la giustizia di Dio nel nostro comportamento e nelle nostre decisioni di tutti i giorni. Ma quante volte questo ci riesce difficile? Quante volte preferiamo girare la faccia da un’altra parte per pigrizia davanti alle ingiustizie? Tanto non è affar nostro! O perché tanto, noi non possiamo fare niente? Ciò che dice Paolo è utile perché ci può servire da sprono per diventare persone diverse nel nostro piccolo, nella nostra quotidianità.

 

Infine, la verità è l’ultimo frutto della luce di cui ci parla Paolo. Vivere nella verità significa essere sinceri, onesti e trasparenti, ma significa anche testimoniare la verità del Vangelo con le nostre parole e azioni. In un mondo spesso dominato dalla menzogna e dall’inganno, dalla lontananza da Dio e dalla conseguente decadenza spirituale, noi dobbiamo essere portatori della verità della sua reale presenza ed esistenza. Questo portare la verità di Dio dev’essere un atto quotidiano, quante volte ci capita di dimenticarci del Vangelo perché altrimenti chi ci sta intorno ci additerebbe come dei bacchettoni che vivono fuori dal mondo? E questo non ci allontana dalla luce di cui parla Paolo? Magari avvicinandoci a quelle che lui chiama “tenebre”?

Paolo ci esorta a non partecipare alle opere infruttuose delle tenebre, ma a condannarle apertamente. Questo significa prendere una posizione chiara contro il peccato e l’ingiustizia, senza alcun timore. Molte volte per pigrizia o per paura di essere giudicati non lo facciamo, ma la luce di Cristo in noi deve essere visibile e deve fare la differenza nella nostra vita perché ora siamo rinati grazie a Dio nostro Padre.

 

Nella parte finale della lettura che abbiamo ascoltato, Paolo ci richiama con un grido di risveglio: "Svegliati, tu che dormi, destati dai morti e Cristo ti illuminerà". Questo è un invito per ognuno di noi, a svegliarci dal torpore spirituale, dalla morte spirituale, a uscire dalle nostre zone di conforto e a vivere pienamente come figli della luce di Dio. Cristo ci illumina con la Sua luce, e noi siamo chiamati a riflettere questa luce nel mondo nonostante molte volte ci piaccia rimanere a poltrire anziché svegliarci, ma questo "svegliarsi" nel testo dell’Epistola è la meravigliosa "sveglia della vita", che ci fa passare dalla morte alla vita. Non c'è modo migliore per "alzarsi" che entrare nella vita con la luce di Dio.

Cari fratelli e sorelle, quindi svegliamoci, destiamoci e ricordiamoci sempre di vivere nella luce del Signore. Sforzandoci di produrre frutti di bontà, giustizia e verità come l’Apostolo Paolo ci insegna. 

"E la pace di Dio, che supera di gran lunga ogni comprensione umana, mantenga la vostra mente e la vostra volontà nella bontà, sicuri nella comunione di Gesù Cristo". (Filippesi 4:7)

Roberto Antonio Attanasi

(predicatore CELI in formazione)

Grafica - Graphik: Bofinger Diakonisches Hilfswerk
Grafica - Graphik: Bofinger Diakonisches Hilfswerk
Foto: Müller
Foto: Müller

Predigt


8 Denn ihr wart früher Finsternis; nun aber seid ihr Licht in dem Herrn. Lebt als Kinder des Lichts. 9 die Frucht des Lichts ist lauter Güte und Gerechtigkeit und Wahrheit. 10 Prüft, was dem Herrn wohlgefällig ist, 11 und habt nicht Gemeindschaft mit dne unfruchtbaren Werken der Finsternis; deckt sie vielmehr auf. 12 Denn was von ihnen heimlich getan wird, davon auch nur zu reden ist schändlich. 13 Das alles aber wird offenbar, wenn's vom Licht aufgedeckt wird; 14 denn alles, was offenbar wird, das ist Licht. Darum heißt es: "Wach auf, der du schläfst, und steht auf von den Toten, so wird dich Christus erleuchten."

Liebe Gemeinde!

Heute haben wir die tiefgründigen Worte des Paulusbriefes an die Epheser gehört, Kapitel 5, Verse 8-14. Diese Verse laden uns ein, über unsere Identität in Christus und über unsere Fortschritte und Schwierigkeiten auf dem Weg nachzudenken, den uns der Herr gezeigt hat.

Paulus bietet uns ein kraftvolles Bild: Auf der einen Seite herrscht Dunkelheit und auf der anderen Seite Licht. Einst waren wir in Dunkelheit, aber jetzt sind wir im Licht des Herrn.  Früher hat Dunkelheit immer auch an Nacht denken lassen und das war etwas viel Bedrohlicheres, als wir es uns heute vorstellen können. Aber das Anbrechen des Tageslichts brachte wieder Sicherheit und Befreiung von der Angst der Nacht und von den Gefahren, die in der Dunkelheit lauern. In metaphorischer Weise sehen wir in der Epistel genau diese Parallele zwischen Dunkelheit und Licht. Dieser Übergang von der Dunkelheit zum Licht stellt die radikale Transformation dar, die in uns durch den Glauben an Christus geschieht: die Sonne eines neuen Tages. Es ist ein Identitätswechsel, eine spirituelle Wiedergeburt.

Was hat sich in uns verändert und wann ist das passiert? Es geschah, als wir getauft wurden. Die Heilige Schrift zeigt uns, dass der Ungehorsam gegenüber dem Willen Gottes, selbst wenn er uns ein gutes Gefühl gibt, selbst wenn er uns glücklich macht, selbst wenn jeder auf der Welt ungehorsam ist, trotz allem der garantierte und schnellste Weg zum geistlichen Tod ist. Der Text zeigt uns, dass Sünde uns niemals wirklich befriedigen kann, sie führt nur zu gebrochenen Herzen, unverwirklichten Träumen und zur Entfremdung von Gott. Das Licht seines Gesetzes zeigt uns, dass wir völlig unfähig sind, uns selbst zu retten, weil selbst unsere gerechten Taten wie schmutzige Kleider sind. (Jesaja 64:6) Gleichzeitig erleuchtet das Licht des Evangeliums den einzigen Weg zum Himmel, durch Jesus Christus, den Weg, die Wahrheit und das Leben. (Johannes 14:6) Jesus heilte nicht nur körperliche Blindheit, als er auf dieser Erde war, sondern er sorgte auch für die Heilung geistiger Blindheit, indem er die Dunkelheit der Sünde erhellte und sie durch seinen Tod am Kreuz unwirksam machte. Das Kreuz Christi erstrahlt als einziger Weg zurück zu Gott: Durch den Glauben an ihn werden unsere Sünden vergeben, wir werden gerechtfertigt und werden so zu Trägern seiner Herrlichkeit. Das ist die Rechtfertigung durch Christus. Das ist Gottes rettendes Werk.

Das, was es uns ermöglicht, die Erleuchtung zu finden, von der Paulus durch die Lehren des Herrn spricht, ist so wichtig, dass sogar der Name unserer Gemeinde darauf verweist, eben um diese Zentralität mit einem einzigen Wort zu unterstreichen: Evangelisch-Lutherische Gemeinde Turin. Evangelisch... - gerade im Evangelium finden wir „was dem Herrn gefällt“, wie der Apostel Paulus sagt, das Evangelium ist der Leuchtturm, der unseren Weg zum Herrn erhellt.

Im Brief an die Epheser spricht Paulus davon, „Kinder des Lichts zu sein“, das heißt, so zu leben, dass unser Leben das Licht Christi widerspiegelt. Doch was bedeutet das in der Praxis? Paulus gibt uns einen klaren Hinweis: Die Konsequenz des Lichts ist die Güte, Gerechtigkeit und Wahrheit. Diese drei Aspekte müssen unser tägliches Leben als Christen charakterisieren. Aber wie?

 

Güte ist eine Frucht des Lichts. Gut sein bedeutet, dem Nächsten Liebe und Mitgefühl zu zeigen, den Bedürftigen zu helfen, geduldig und freundlich zu sein. Güte ist nicht nur ein Gefühl, sondern eine konkrete Handlung, und wir alle sind dazu aufgerufen, Gutes zu tun und es nicht nur zu denken. Wir sind aufgerufen, nicht nur denen Gutes zu tun, die wir mögen, sondern vielleicht auch dem Kollegen, der uns unsympathisch ist, dem Nachbarn, der zu Zeiten Lärm macht, die uns stören, dem Autofahrer, der die Straßenverkehrsordnung nicht beachtet und uns fast in einen Unfall hineinzieht. Denn auch sie sind unsere Nächsten, und sicherlich muss diese Güte, von der Paulus spricht, immer angewendet werden. 

 

Gerechtigkeit bedeutet, im Einklang mit dem Gesetz und dem Willen Gottes zu leben, seine Gebote zu halten und andere mit Fairness und Respekt zu behandeln. Gerechtigkeit erfordert auch, dass wir uns gegen die Ungerechtigkeiten, die wir jeden Tag erleben, stellen und uns für eine gerechtere Welt einsetzen. Gerecht zu sein bedeutet, Gottes Gerechtigkeit in unserem alltäglichen Verhalten und in unseren Entscheidungen widerzuspiegeln. Aber wie oft fällt uns das schwer? Wie oft ziehen wir es vor, aus Faulheit oder auch nur Bequemlichkeit angesichts von Ungerechtigkeit unseren Blick abzuwenden? Es geht uns ja nichts an, denken wir. Oder: wir können ohnehin nichts tun? Was Paulus sagt, ist nützlich, weil es uns als Ansporn dienen kann, in unserem Alltag ein anderer Mensch zu werden, jeder in seinem Umfeld.

Schließlich ist die Wahrheit die letzte Frucht des Lichts, von der uns Paulus erzählt. In der Wahrheit zu leben bedeutet, aufrichtig, ehrlich und transparent zu sein, aber es bedeutet auch, mit unseren Worten und Taten Zeugnis für die Wahrheit des Evangeliums abzulegen. In einer Welt, die oft von Lügen und Täuschung, von der Distanz zu Gott und der daraus resultierenden spirituellen Dekadenz dominiert wird, sollen wir Träger der Wahrheit und Verkünder seiner tatsächlichen Präsenz und Existenz sein. Dieses Bezeugen der Wahrheit Gottes soll ein täglicher Akt werden. Wie oft vergessen oder leugnen wir das Evangelium, weil die Menschen um uns herum uns sonst als weltfremde Schwätzer bezeichnen würden? Und führt uns das nicht von dem Licht weg, von dem Paulus spricht? Bringt es uns vielleicht näher an das heran, was er „Finsternis“ nennt?

Paulus fordert uns auf, uns nicht an den unfruchtbaren Werken der Finsternis zu beteiligen, sondern sie offen zu verurteilen. Das bedeutet, klar und ohne Angst Stellung gegen Sünde und Ungerechtigkeit zu beziehen. Oftmals tun wir dies jedoch nicht, aus Faulheit oder aus Angst, verurteilt zu werden, aber das Licht Christi in uns muss sichtbar sein und eine Veränderung in unserem Leben bewirken, denn wir sind jetzt durch Gott, unseren Vater, wiedergeboren.

Im letzten Teil der Lesung, die wir gehört haben, schreit uns Paulus geradezu einen Weckruf entgegen: „Wachet auf, ihr Schlafenden, steht auf von den Toten, und Christus wird euch erleuchten.“ Dies ist eine Einladung für jeden von uns, aus der geistlichen Erstarrung aufzuwachen, unsere Komfortzone zu verlassen und voll und ganz als Kinder Gottes zu leben. Christus erleuchtet uns mit seinem Licht, und wir sind berufen, dieses Licht in der Welt widerzuspiegeln. Obwohl wir oft lieber untätig bleiben als aufzuwachen, ist dieses „Aufwachen“ im Text der Epistel das wunderbare „Erwachen des Lebens“, das uns vom Tod zum Leben führt. Es gibt keinen besseren Weg, um „aufzuwachen“, als mit dem Licht Gottes ins Leben zu treten.

Liebe Brüder und Schwestern, lasst uns aufwachen, erwachen und immer daran denken, im Licht des Herrn zu leben. Streben wir danach, Früchte des Guten, der Gerechtigkeit und der Wahrheit hervorzubringen, wie uns der Apostel Paulus lehrt.    

„Und der Friede Gottes, der alles menschliche Begreifen weit übersteigt, bewahre euer Denken und Wollen im Guten, geborgen in der Gemeinschaft mit Jesus Christus.“ (Philipper 4,7)

Roberto Antonio Attanasi 

(ELKI-Prädikant in Ausbildung)

Grafica - Graphik: Mester
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